Quando il Comandante dal suo letto di ospedale le chiese di fare per lui una telefonata, la figlia di mezzo sentì qualcosa di violento agitarsi nel suo stomaco.
Ma ignorandolo attentamente portò a termine l’incarico.
Presentatasi alla donna sconosciuta come la figlia del Comandante, le trasmise il messaggio che questi le aveva consegnato. Usò le parole esatte che il Comandante aveva pronunciato e che, per precauzione, si era ripetuta come un mantra lungo tutto il pomeriggio.
-Il Comandante era malato ma nessuna visita in ospedale era opportuna-.
Quando posò il più delicatamente possibile la cornetta, la figlia di mezzo non si chiese quanto fosse stato appropriato da parte del Comandante affidarle quell’incarico, ma solo se quell’anomalo addio potesse essere di qualche consolazione per la donna che lo aveva ascoltato dalla sua voce.
Dovendosi occupare degli ultimi giorni di vita del Comandante, la figlia di mezzo dimenticò o forse finse di dimenticare.
Ma quando, a un mese dalla morte del Comandante, ricevette a sua volta una telefonata anomala, la figlia di mezzo fu costretta al ricordo.
E quando una donna che si qualificava come figlia-della-sconosciuta, le gridò in faccia che era stata disumana, volgare e crudele, la figlia di mezzo rispose educatamente di aver solo rispettato alla lettera le istruzioni del Comandante. Nell’aggiungere che questi era ormai morto, la figlia di mezzo tornò a sentire quel qualcosa di violento agitarsi dentro di sé, ma posò il più delicatamente possibile la cornetta.
Quindi non seppe far altro che ripetere come un mantra le poche parole che il Comandante le aveva a suo tempo affidate, per accertarsi di averle correttamente riportate.
martedì 1 aprile 2008
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Il Comandante non avrebbe dovuto affidare quel compito alla figlia di mezzo.
RispondiEliminaAgendo in questo modo egli è stato crudele nei confronti di entrambe...
Non deve essere stato facile per la figlia di mezzo. Il comandante somigliava a Raf Vallone, non trovi?
RispondiEliminaDeve essere stata difficile la situazione per lei, lo penso anch'io...
RispondiEliminaGiulia
Penso anch'io che deve essere stata difficile la stuazione per la filgia di mezzo. Ciao, Giulia
RispondiEliminaStruggente, Marina. E ti capisco. Anch'io ho dovuto fare "telefonate" per mio padre, vicino ad una fine che non voleva riconoscere. Lui chiedeva alle persone di andare a trovarlo e, attraverso il cavo del telefono, percepivo chiaro lo sgomento, il respiro trattenuto dell'intelocutore che invitavo ad assistere in diretta allo spettacolo della morte.
RispondiEliminaE molti declinarono educatamente l'invito. Altri, che risposero che sì, sarebbero passati volentieri, li ho accolti a casa tremanti, impacciati, con le mani sudate. Prime figlie, o figlie di mezzo, abbiamo obbedito: non pensare alla crudeltà della figlia-della-sconosciuta. Pensa solo che hai fatto quello che il papà desiderava, per quanto ti sia costato. Io mi consolo così. Un abbraccio.
La vita è fatta anche così, i ruoli si capovolgono e che ci piaccia o no accettiamo di divenire noi i genitori di chi dovrebbe in realtà proteggerci. Non è facile e smuove valanghe di rabbia e dolore, conosco il concetto, ma i genitori sono esseri umani, fallibili, fragili, egoisti. Non è facile accettarlo, tutti avremmo voluto padri e madri perfetti e consci ma non è sempre è così. E allora per salvarsi bisogna guardarli senza troppe aspettative, riconoscendo anche a loro la stessa indulgenza che riserviamo a noi stessi e perdonarli. Sembra difficile ed a volte è addirittura impossibile ma la rabbia non può rimanere l'unico stato d'animo. Bisogna andare avanti e passare a quello successivo.
RispondiEliminaSento di volere dire qualcosa, ma non so bene cosa, sento che nei tuoi post si snoda una storia, la tua storia.
RispondiEliminaQuesta storia come tutte le storie rimanda ad altre storie, le tue altre versioni di questa storia, le altre tue storie, le storie di coloro che hai incontrato e/o lasciato e poi le storie di noi che leggiamo e le storie di coloro che contano e/o hanno contato per noi.
Tutto ciò mi tocca e sento che tocca anche te. Ecco vorrei inviarti un augurio, vorrei che questo tocco, questo contatto sia lieve, non sia doloroso non provochi ulteriore e forse inutile dolore ma che sia di conforto, che porti sollievo.
La figlia di mezzo si scusa. Ai vostri affettuosi commenti sulla serie "la figlia di mezzo" ha deciso di non fare controcommenti. Scusatela.
RispondiEliminasarei curiosa di sapere quali fossero quelle parole......prima o poi lo svelerai?
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