sabato 19 aprile 2008

adieu

Ci ha lasciati un poeta, Aimé Césaire, che ha dato un nome alla coscienza piena ed orgogliosa di essere negro: negritudine.
La sua poesia partecipa in modo fremente alle sofferenze dei derelitti, ma coglie anche la bellezza sontuosa delle Antille, la sua terra.



Da "Cahier d' un retour au pays natal"


Partir.

Comme il y a des hommes-hyènes
et des hommes-
panthères,
je serais un homme-juif

un homme-cafre

un homme-hindou-de-Calcutta

un homme-de-Harlem-qui-ne-vote-pas


l'homme-famine, l'homme-insulte, l'homme-torture

on pouvait à n'importe quel moment le saisir
le rouer 
de coups,
le tuer - parfaitement le tuer -
sans avoir 
de compte à rendre à personne
sans avoir d'excuses à présenter à personne

un homme-juif

un homme-pogrom

un chiot

un mendigot



mais est-ce qu'on tue le Remords,
beau comme la 
face de stupeur d'une dame anglaise
qui trouverait 
dans sa soupière un crâne de Hottentot? 



Come esistono uomini-iena e uomini-pantera
io sarei un uomo-giudeo
un uomo-cafro
un uomo-hindu-di-Calcutta
un uomo-di-Harlem-che-non-vota.
L'uomo-miseria, l'uomo-insulto, l'uomo-tortura.
Lo si poteva in qualunque momento afferrare
picchiare a sangue
uccidere, perfettamente uccidere
senza aver da render conto a nessuno
senza aver scuse da presentare a chicchessia.
un uomo-giudeo
un uomo-pogrom
un chiot
un accattone

ma si uccide forse il Rimorso,
bello come la faccia stupita di una dama inglese
che trovasse nella sua zuppiera un cranio di Ottentotto?

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