lunedì 23 novembre 2020

la tentazione del diavolo

 Forse qualcuno pensa che la razionalità piova dal cielo, che scenda su di noi come lo Spirito Santo (per chi crede allo Spirito Santo).


Io penso di no. Quando la vita ci impone di confrontarci con avvenimenti perturbanti, sconvolgenti, che suscitano forti emozioni, la prima tentazione è di abbandonarci a quelle emozioni. Siamo pronti a consegnare, chiavi in mano, la nostra casa, il nostro animo, noi stessi alla deriva emozionale.


La razionalità interviene dopo. Dopo un tempo più o meno lungo che varia da persona a persona.

Io non sono un Primo Levi ( e quanti potrebbero dire di esserlo?) che in una intervista affermò: “Non ho mai reazioni istintive: quando le ho le reprimo perché la mia regola è la razionalità”. 


È solo attraverso un richiamo all’ordine che faccio appello alla mia razionalità, che respingo il mio disorientamento per affrontare la prova che la vita mi propone.

Questo è valso e vale per la pandemia, come pure per il mio recente problema di salute.


Mi appoggio alla razionalità, respingo la tentazione di fuggire dalla realtà e di abbandonarmi al disordine emotivo.

Non ci sono meriti in questo, né demeriti per chi prova e non riesce o per chi non prova perché già il provare presuppone una volontà cosciente.

 

Quello che voglio dire è che la razionalità ha comunque un costo perché l’abbandono può essere molto confortevole o almeno di aiuto. 


Ho vissuto anche io una fuga dalla realtà. La tentazione della fuga è sempre presente.

Ma la razionalità contiene in sé anche un premio. Infatti la realtà ci raggiunge sempre, non ammette escamotage. 

Cosicché, quando si presenta a riscuotere il suo, se abbiamo al nostro fianco la razionalità, abbiamo il più potente alleato per disinnescare la potenza distruttiva che la realtà può avere.


Non so fino in fondo perché ho sentito il bisogno di scrivere qui queste mie considerazioni.

Forse solo per rendere più chiaro a me stessa il mio pensiero.