Del mio difficile rapporto con le feste ho già detto.
Mio marito invece ama festeggiare e soffre per la mia resistenza nei confronti dei festeggiamenti.
Confesso che io non mi limito alla resistenza. Mi sottraggo tout court, deludendolo e/o irritandolo.
Tanto per fare un esempio, rarissimamente abbiamo festeggiato l’anniversario del nostro matrimonio e comunque mai con feste e riunioni. Se mai, con tranquille e ristrettissime cene in famiglia
Essendoci sposati il 15 aprile del ’69 mio marito ed io siamo giunti oggi al trentanovesimo anno di matrimonio. Lui non perde occasione per dichiarare –convintamente- che il colpo più fortunato della sua vita è stato quello che gli ha fatto incontrare e poi sposare me. Su questa sua fortuna, immodestamente ma a ragion veduta, io concordo. Infatti se penso al tipo di donna che sua madre e sua nonna lo invitavano ad impalmare, mi si stringe il cuore per lui. Ritengo pertanto che, effettivamente, avrebbe di che festeggiare. Ma ogni anno rimando: festeggeremo i venticinque, cominciai a dirgli, poi i trenta, poi i trentacinque. Quest’anno mi sono impegnata per il prossimo, quarant’anni tondi, con l’intenzione di rendermi, nei prossimi dodici mesi, così invisa da fargli passare la voglia di festeggiare le sue nozze con me.
Ma, pur senza solenni festeggiamenti, ritengo che la ricorrenza meriti una sottolineatura. Come la meritano i fiori con cui mio marito ha voluto rallegrarmi questa giornata amara. (E ho anche dimenticato di comprare il pane!).
Eccola qui, una storia, sintetica fino all’osso, di questi 39 anni coniugali.
Mio marito è un chimico. Per molti anni ricercatore. Il grosso del suo tempo lo passava a distillare. Il resto a solubilizzare. O a cristallizzare. Infatti, nella gerarchia dei suoi interessi, io mi collocavo dopo La Madre, il mare e il laboratorio. Non è lusinghiero, ma tant’è.
Mentre lui distillava prodotti organici io distillavo pazienza. Distillai il distillabile, poi raccolsi i miei milligrammi di pazienza, li chiusi ben bene in una beuta di vetro che tappai col suo bel tappo di smeriglio e passai alla miscelazione. Miscelai una punta di rancore, si dice q.b. (quanto basta) in un mezzo etto di solitudine e riscaldando il tutto ottenni una quantità smisurata di autonomia.
L’autonomia è una sostanza che si autoriproduce. Non so se ne esistano altre in natura (sicuramente mio marito ha la risposta), ma per quanto riguarda l’autonomia io ho sperimentato che, se si imbocca la via dell’autonomia, questa, invece di consumarsi, come avviene generalmente agli elementi delle reazioni chimiche, cresce.
Se compi una scelta autonoma oggi, domani hai qualche milligrammo di autonomia in più; se ti muovi autonomamente verso qualcosa, senza badare se qualcuno ti accompagna, dopodomani il tuo gruzzolo di autonomia è cresciuto di mezzo grammo. Si va avanti così.
Chissà se, a parte quelle che avvengono sul sole, esistono reazioni continue, permanenti. Questa che produce autonomia lo è. Non si è mai interrotta. E infatti la mia provetta di autonomia è diventata una miniera. Posso pescarne quanta ne voglio.
Intanto il tempo passava. Mio marito uscì dal suo laboratorio (con qualche rimpianto) e prese a muoversi a grandi passi nelle strade del mondo. Io con lui. L’autonomia infatti non esclude i sentimenti. È solo, diciamo così, il rumore di fondo di una relazione. Alcune relazioni questo rumore di fondo non ce l’hanno. Mi dispiace per chi le vive. E questo mi sento di affermarlo nonostante quel mezzo etto di solitudine.
E nonostante quel q.b. di rancore che intanto si era, per fatti suoi, cristallizzato in me.
Mio marito è un chimico di valore, arriccierà il naso di fronte a questo uso, più che imperfetto, dei termini chimici, ma sono certa che mi correggerà. Oh, se mi correggerà!
Da un certo momento in poi ho preso a solubilizzare. Questa fase è delicata.
Compii un esperimento audace. Solubilizzare un cristallo. Un cristallo bello duro. Qui mio marito raggiungerà il massimo di indignazione. Ma gli ho più volte sentito dire che i cristalli si bombardano di qualcosa. Raggi? boh.
Diciamo comunque che ho bombardato di penetrante ragionevolezza e di spassionata accettazione, il mio cristallo di rancore, riducendolo in parti sempre più minute e poi ancora più minute e poi ancora un po’.
Poiché nulla si crea e nulla si distrugge, queste minute particelle di rancore da qualche parte staranno pure, ma sono così ben diluite che, a meno che mio marito stesso, con la sua arte alchemica cui nulla resiste, non le vada imprudentemente a tirar fuori, non danno cenno di sé.
Giunta a questo punto della mia vita e del mio matrimonio, siamo in presenza di un prodotto con parecchie impurità, come è ovvio per reazioni della durata di 39 anni, ma stabile. Non è un gas che evapori, non è un liquido che bolla. È un solido.
Fra i sogni di mio marito c’è quello di metter su, per i suoi anni di riposo, un piccolo laboratorio casalingo, dove riprendere quel gioco che ha tanto amato e che è la chimica da banco.
Immagino che ricomincerà a distillare, a solubilizzare e a cristallizzare.
Io ne sono contenta per lui. Anzi, se mi spiegherà esattamente di che cosa necessita, gli farò anche dei regali appropriati. Quanto a me, il suo laboratorio non mi vedrà. Basta, col misurarmi con tecniche che non mi appartengono. Con la chimica ho chiuso. Non credo di essermela cavata male, ma, dopo tutto, sono una letterata!
Lettura chimica di un matrimonio. Splendida!
RispondiEliminaL'autonomia che si autoriproduce. Fantastico!
Ci credo che ti definisca "il colpo piu' fortunato della sua vita" e non solo a confronto dell'alternativa.
un balsamo.
RispondiEliminaquesta tua memoria è un balsamo.
quando si è sposato qualche mio amico od amica (pochi: appartengo a quella generazione che del sessantottismo ha assorbito molto delle teorie anti-famiglia di Laing e Cooper) gli regalato quasta aurea citazione:
"Il confronto che due partner portano avanti per tutta la vita, il legame di un uomo con una donna fino alla morte, potrebbe costituire una via speciale nella ricerca della propria anima, una forma speciale d’individuazione. Uno dei tratti distintivi di questo percorso di salvezza è l’ineluttabilità: così come l’anacoreta non può sfuggire a se stesso, così nessuno dei due coniugi può sfuggire al partner. E’ questa impossibilità di fuga, in parte esaltante e in parte tormentosa, che costituisce la specificità di questo percorso."
in Adolf Guggenbuhl - Craig, Matrimonio: vivi o morti, Moretti e Vitali, Bergamo 2000, p. 61
pensavo che avessi "fatto fuori" due o tre mariti.
le apparenze ingannano.
altri 40 di questi giorni
amalteo
Avevo deciso di metterti in quarantena e non avere mai più nulla a che fare con te!
RispondiEliminaMa questo post! Non ti racconterò i pensieri che mi ha indotto per non incappare da parte tua nel prevedibile commento della "ridondanza", però DEVO farmi viva, e non è neanche indispensabile che tu sappia perché. Lo so io.
Ciao.
Baluginando..
cara marina, w il laboratorio!
RispondiEliminadi a ugo che vorrei tanto venire a giocarci assieme a lui, quando ero piccolo non mi hanno voluto comprare il piccolo chimico, ed ancora non mi sono ripreso dallo choc :(
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RispondiEliminaciao Artè, allora approvi il ritorno al privato? ;-) grazie per l'apprezzamento.
RispondiElimina@ amalteo io sono passata indenne attraverso Cooper e Laing, ma non trasformerei in dogma una...scommessa ;-) Detto questo a parte l'ineluttabilità, parola che mi procura una crisi di claustrofobia, il confronto e l'individuazione mi convincono. Ma che fatica!
@ balù: bentornata, anche se recalcitrante. ;-)
sono contenta che questo post sia riuscito a riallacciare un filo. Dovremmo scambiarci due parole, un giorno o l'altro. Con calma e senza impegno.
un triplice abbraccio marina
@ bip: penso che l'anno prossimo il laboratorio si farà. Naturalmente ugo adorerà introdurtici. baci marina
Grazie Marina per questo post che ho letto con voracità e che ha avuto il potere di allontanarmi per un po' dalla mia tristezza di quest'oggi. Esponi in maniera mirabile la ricetta del vivere insieme.
RispondiEliminaHai smosso persino Balù :-))
Con affetto.
A.
Anche se non sembra ci sono molte affinità tra noi. Anch'io come tuo marito sono nato chimico (anche se ormai sono passato all'informatica) e Maurizia è letterata (adora poi gli scrittori russi). Noi quest'anno faremo 31 anni di matrimonio.
RispondiEliminaMi piace questa tua lettura dei vostri 39 anni.
E devo veramente sottolineare il tuo rimarcare l'importanza che ha la l'autonomia in una relazione. Solo se si riesce a fare una giusta soluzione (vedi che il chimico torna fuori ;-)) di autonomia e gli altri elementi che indichi, si riesce a costruire un rapporto duraturo.
Pace e benedizione.
Julo d.
(e, se non ti dispiace, tanti auguri a te e a tuo marito)
cara Anna, non voglio sentirti triste. Sii furiosa, ti prego! Quanto alla ricetta, sono andata a tentoni e ho sbattuto spesso e volentieri...
RispondiElimina@ Julo: accetto gli auguri e li faccio a te e a tua moglie. Sempre senza feste, naturalmente ;-)
Come promesso, mi rifaccio vivo. Mi sto riprendendo dalla batosta politica, aspettando il fine settimana per un'altra batosta altrimenti conosciuta come "prova intercorso di Microeconomia". Che settimana di...
RispondiEliminaAd ogni modo, grazie per il sorriso che mi hai strappato con questo post. Auguri:)
un abbraccio,
ilpiccoloLord
:)
Eppure, eppure ogni tanto bisogna festeggiare, magari con un mezzo bicchiere di vino, di birra, di..., bisogna farlo. Dopotutto, sono le piccole cose che fanno grande la vita e i ricordi di questi anni trascorsi con tuo marito sono ciò che porterai come memoria di una meravigliosa esistenza.
RispondiEliminaIl resto sono suppellettili che aggiungiamo nel cammino.
Un abbraccio.
Rino, a metà strada.
cara marina,39 anni di matrimonio!wow!innanzitutto auguri,sperando tu li accetti e nn recalcitri come x i festeggiamenti.che dirti?devi avere una pazienza infinita.io ho resistito dieci anni,poi ho divorziato e sono rinata,ma la mia storia è diversa dalla tua,nn c'era amore.se ne vale la pena,resistere,reinventarsi,avere anche pazienza,immagino sia un'altra cosa.sarà che sono intollerante di natura,comunque ti faccio i miei complimenti.io porto rancore,nn riesco a nasconderlo e rinfaccio(che bel ritrattino,vero?),meno male che il mio compagno nn mi ha mai dato grosse occasioni,sennò nn so come reagirei.ma tornando a te,di nuovo auguri,e....ma nemmeno una piccola cenetta tra di voi,lasciando da parte parenti e amici,potrebbe farti optare x i festeggiamenti?sai,nemmeno a me piacciono le ricorrenze,se coinvolgono la famiglia(intendo suoceri e parenti di lui,che coi miei x fortuna ho chiuso!),ma se si tratta di festeggiare in due.......allora è un'altra storia!
RispondiEliminaDavvero bello questo post... Direi che sei più viva che mai. Io sono, invece, molto triste anche per la morte della mia cara amica Marisa Sannia...Le ho dedicato un post, ma adesso mi sento a pezzi.. E' un periodo nero. Giulia
RispondiEliminaOserei dire oltretutto una meravigliosa letterata. Noto con curiosità che vi siete sposati esattamente un mese dopo la mia nascita. Festeggia, l'anno prossimo, il distillato di questi primi quarant'anni, e noi festeggeremo con voi.
RispondiEliminaIn quanto ad arte alchemica non sei certo da meno di tuo marito.
RispondiEliminaHai alambiccato e distillato e diluito senza rinunciare alla tua essenza e liberandoti delle impurità.
Auguri e auguri con affettuoso abbraccio
Cristiana
L'ho letto martedì mattina ma, dopo averlo metabolizzato per metà, l'ho riletto questa sera, e mi trovo a condividere con te "affinità elettive". Cominciando dalla trinità (o triade?) gerarchica: la Madre (M maiuscola, la barca, la pesca). E mentre io sono "qui" con te, lui è "di là" con un amico a preparare "piume" per la pesca... Viviamo autonomamente nei nostri mondi, ma non in solitudine: anche nel nostro rapporto, profondo e d'amore, c'è una sorta di rumore di fondo. A volte penso sia quello del mare, e sono a lui ancora più vicina.
RispondiEliminaNon solo accetto, ma ringrazio per tutti gli auguri.
RispondiEliminaNe abbiamo sempre bisogno.
Le Madri con la maiuscola Bastian Cuntrari sono molto diffuse in Italia. Circa l'autonomia, occhio, perché un giorno gli uomini smettono di andare a pesca e premono per essere "attenzionati" come direbbe un poliziotto. E vorrebbero erodere l'autonomia che ti sei dovuta conquistare in anni precedenti e un po' solitari. o almeno questa è la mia storia.Ma io vigilo ;-)
Rudy guarda a me non fai questo effetto disastroso che dici. Rinfacciare effettivamente è antipatico, ma io credo che ricordare sia importante per non ripetere o permettere agli altri di ripetere gli stessi errori.
Per fare tutti contenti mi berrò sia la birretta che il vino raccomandati da Rino!
abbracci marina