Leggendo un testo di psicologia positiva mi è capitato di imbattermi in interessanti e convincenti spiegazioni di alcuni miei comportamenti, atteggiamenti, propensioni. Le spiegazioni sono per me convincenti non perché mi si attaglino, ma perché corredate da accurati, documentati e multidisciplinari esperimenti, in cui lo studio dell’evoluzione, la biologia e la genetica si accompagnano alla psicologia cognitivo-comportamentale e alla psicosociologia.
Paroloni? Niente affatto. Pratici, verificabili esperimenti di facilissima comprensione per me e per ognuno. Ne scelgo qui uno solo.
Quando si tratta di fare un acquisto, di qualunque entità sia, io tendo a non prendere in esame più di un numero limitato di articoli. Provo un senso di impazienza, che può presto trasformarsi in irritazione, verso quelle persone che mi coinvolgono in estenuanti, per me, ricerche dell’ottimo, del perfetto equilibrio tra qualità e prezzo e della mitologica, sempre per me, ottimizzazione. Ne ricordo una, Aurelia, alla quale pure mi lega dell’affetto, che è stata il mio tormento in un periodo in cui ristrutturavo la mia casa. Cara amica, architetto preparato e immaginativo, voleva assolutamente che io facessi ogni volta la scelta più appropriata. E i parametri rispetto ai quali valutava la giustezza della scelta, erano infiniti, diversificati e sottili.
Io tentavo di sottrarmi a quella ricerca estenuante, esaminando un numero limitato di opzioni, tre modelli di sanitari per il bagno, una decina di disegni di mattonelle per la cucina, tre, quattro tipi di legno da parquet, e così via, ma lei tenace, ogni volta aggiungeva un articolo nuovo, confrontava la qualità, sottolineava la possibile durata, la resistenza, le oscillazioni anche minime di prezzo, ecc. Anche la via della delega mi era preclusa: la scelta non solo doveva essere la più accorta, ma anche mia. Pure questo era un parametro da soddisfare. Ne è derivato che una ventina di anni dopo, in occasione di nuovi lavori nella mia casa, ho fatto tutto da me, evitando di coinvolgerla nella mia attività. Il risultato mi ha vista ugualmente soddisfatta e molto meno stressata. Fino a ieri sera pensavo che all’origine di questo diverso modo di procedere ci fosse, da parte mia, l’impazienza, che pure mi contraddistingue e una certa dose di pressapochismo e superficialità. E forse una eccessiva disinvoltura nell’impiego delle mie risorse economiche. Da parte di Aurelia uno scrupolo professionale meritevole e una piccola ossessione innocente.
Ho scoperto che insieme costituivamo il set di un interessante esperimento di diverse modalità di ricerca della felicità e che la mia, eureka!, era quella appropriata.
L’esperimento ruota attorno al ‘paradosso della scelta’, come lo chiama lo psicologo Barry Schwartz.
Apprezziamo le scelte e ci mettiamo nelle condizioni di compierne, anche se spesso esse minano la nostra felicità.
La parola ‘scelta’ ha per ognuno di noi una carica affettiva positiva ed ‘ampia scelta’ ci suggerisce l’idea di libertà e di maggiori possibilità di felicità. Ma gli individui che, sulla base di questa carica affettiva, cercano di valutare tutte le opzioni, trovare altre informazioni e fare la scelta giusta, cioè di massimizzare gli utili, come direbbe un economista (leggere la parola ‘economista’ con una lieve sottolineatura di fastidio e insofferenza), prendono in media decisioni sì lievemente migliori, ma al termine della loro scelta sono meno contenti delle decisioni stesse e più inclini all’ansia, alla insoddisfazione e alla momentanea depressione.
Questi individui vengono da Schwartz definiti ottimizzatori. La mia amica Aurelia ne è un chiaro esempio.
Quanto a me, rientro nella categoria dei soddisfatti, quegli individui cioè che valutano una gamma di possibilità finché non trovano qualcosa che vada bene a sufficienza. Allora smettono di cercare.
La ricerca è sempre generatrice di ansia. Dichiarandola terminata, l’ansia si riduce. Anche il bisogno di dimostrare la propria efficienza si riduce, con conseguente sollievo. La scelta stessa, con il passare del tempo, lascia più soddisfatti, perché il soddisfatto esula dal bisogno di confrontarla con i successivi articoli comparsi sul mercato, mentre l’ottimizzatore continua la sua ricerca, almeno mentale, anche dopo aver compiuto la sua scelta.
Paradossalmente si può dire che l’ottimizzatore ricava da ogni euro speso minore felicità del soddisfatto. Nell’economia della felicità, il soddisfatto anche se ha speso meno oculatamente il suo euro, ne ha fatto un uso più saggio.
La mia modalità istintiva ogni tanto mi vede vincente sul piano della felicità raggiunta e questo, per una che ha perso alla lotteria corticale (il livello di felicità di default del nostro cervello è ampiamente determinato dai nostri geni, come gli studi sulle onde cerebrali hanno dimostrato da tempo) è una piccola ma incoraggiante rivincita.
Probabilmente questo sermoncino avrà annoiato molti di voi, ma riflettete che, se applicherete il paradosso della scelta anche alla scelta dei blog di affezione, avrete più probabilità di essere soddisfatti della vostra lettura e quindi più felici.
Perciò restate con me e vi farò felici.
giovedì 5 luglio 2007
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Vero,
RispondiEliminaVero,
Vero,
Verissimo
ed anche un Autore a me sconosciutoe tutto da valutare: cosa posso volere di più (per oggi) ???
In po' anche peri commenti ai Post: pochi ma buoni e senza obbligo di immediata risposta !
...ah ah ah...interessantissimo e vero!!! La ricerca è sempre generatrice di ansia....ed io, mi accontento di scegliere la prima cosa che mi capita sotto mano. Da "giovane" ricordo che ogni mangiata in pizzeria mi generava ansia. A volte mi trovavo di fronte ad un listino con 100 pizze differenti...e mi perdevo.
RispondiEliminaPoi son diventato vegetariano e la scelta s'è drasticamente ridotta a margherita e ortolana ;-) e così, quando esco a mangiar fuori, mi concentro maggiormente sulla conversazione e sul piacere di stare in compagnia!!! (in tutta onestà, da un po' di tempo a questa parte ho imparato a farla io la pizza, e mi viene così buona, che non vado neanche più in pizzeria...il che mi fa anche risparmiare un po' di soldi).
p.s. ho scoperto perchè, quando lasci un commento in un altro blog, di li non si riesce ad arrivare al tuo. In pratica, hai scritto male il titolo per il link. Prova ad andare sul mio blog, metti la freccetta sulla casetta nel commento che mi hai lasciato e troverai la scritta ineziessenziale invece che ineziessenziali ;-) Cerca di correggere...così altra gente verrà a trovarti!!!
A presto e scusa se mi sono dilungato...ah ah ah
grazie Donnigio, così mi piacciono i blogger, collaborativi!
RispondiEliminasai fare pure la pizza? allora sei il massimo
vado a correggere
Ah, Donnigio, mi sono accorta adesso che se io clicco sul tuo nome nel tuo commento, mi porta sì al tuo blog, ma alla pagina del profilo e da lì non si va da nessuna parte.
RispondiEliminavedi un po' anche tu se dipende da te o da me
ciaomarina
Non bisogna disperare: Un gene che in una
RispondiEliminaspecie determina le branchie, in un altra specie
costruisce un'ala, colora una farfalla.
Lo stesso gene , in un contesto diverso evolve.
Insomma il cambiamento è in agguato!
Sinbad
Ciao Marina, a Slinder per andare sul blog non devi cliccare sul nome, ma sulla casetta.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il tuo discorso, io sono uno strano incrocio tra l'ottimizzatore e il soddisfatto, anche se propendo più per il soddisfatto (delle scelte). Sono ad esempio soddisfatto di stare qui a commentare e di averti scelto, rispetto a tanti altri!!!!
Poi però da amante della vita, tendo sempre ad allargare le conoscenze, cercando di nulla togliere a quelle di prima.
ciaoo
Luigi
...perfetto, il problema del link dal mio blog è risolto. Ora provo a vedere se risolvo il tuo. Faccio un tentativo... ;-)
RispondiElimina@ luigi fai bene, allargare il proprio mondo fa sempre bene
RispondiEliminaapprovo a grazie per la fedeltà
ciaomarina
@ Donnigio
RispondiEliminaperfetto, ora se linko arrivo alla tua home page
ciaomarina
sto rileggendo alcuni post...perchè questo è stato catalogato sotto "depressione"?
RispondiElimina@paola: solo per il riferimento alla "lotteria corticale" da me persa
RispondiEliminaBel post! Io sono tentata dalla categoria "ottimizzatori" ma poi mi forzo a rientrare in quella dei "soddisfatti" primo perche' anche il tempo e' prezioso, secondo perche', come tu ben sai, l'ansia della ricerca va ridotta il piu' possibile.
RispondiEliminaRiguardo alla scelta dei blogger, ahi, qui mi spiazzi perche' ogni persona nuova mi incuriosisce e non resisto a conoscerla meglio. E cosi' il numero di blog da leggere si allarga...
Il tuo non lo mollo di certo, pero'!
@Artemisia: vita dura quella degli ottimizzatori...
RispondiEliminacapisco la tua curiosità, quando si tratta di persone sono curiosissima anche io, non trovo il tempo per seguire tutti i blog che mi interessano
mi sento più tranquilla visto che mi assicuri che non mi molli ;-)))
ciaomarina