Un' estate tra 1986 e il 1988.
Districandomi tra le bancarelle di frutta e i teli militari stesi in terra, coperti di vestiti usati, vengo via dal mercato settimanale di Sabaudia. Stanca, accaldata, con le mie buste attorcigliate alle dita. Attraverso la piazza e cerco riposo e riparo dal sole nel grande caffè sotto i portici. Dalla porta ordino un cappuccino freddo e mi guardo intorno in cerca di un tavolo libero. Niente da fare. Comitive di villeggianti, giovani del luogo reduci dalle fatiche del mercato come me, hanno già occupato tutti i tavoli e tutte le sedie sotto il portico ventilato. Non proprio tutte. Al tavolino più in ombra, proprio accanto alla porta del caffè siede, accostato al muro Alberto Moravia. Un’altra sedia, vuota, accanto a lui. Sul tavolino un giornale e una solitaria tazza di caffè. Quel tavolo è il suo tavolo, il grande vecchio siede sempre lì, talvolta in compagnia, più spesso solo. Legge il giornale, beve il suo caffè, sfoglia un libro. Non parla con nessuno, risponde ai saluti solo con uno sguardo. Tutti quelli che frequentano Sabaudia lo sanno. Stanca, sì, ma sacrilega? Oserò? Esito, le buste posate ai miei piedi, ma il cameriere esce dal caffè con il mio cappuccino freddo- Dove lo metto?- Allora mi faccio coraggio.- Mi scusi, è libera questa? e indico la sedia manifestamente liberissima.-Posso? -Mi guarda da sotto in su, come Platone, né benevolo né malevolo. Poi indicando con un breve cenno la sedia mormora-Prego-. Mentre lo ringrazio faccio per prendere la sedia e trascinarmela via il più lontano possibile da lui. Ma tirandosi su un po’ più eretto con un gesto improvvisamente vivace mi ferma-Prego, si sieda pure qui.- Mi paralizzo, ma il cameriere, in impaziente attesa, posa la mia tazza sul tavolino e sparisce all’interno del bar. Non mi resta che sedere.
Accanto a Moravia. Al tavolo di Moravia. Lui toglie il giornale dal tavolino posandoselo sulle ginocchia, io poso a terra tra le mie gambe la sacca e tutti i miei fagotti. E adesso? -La ringrazio- faccio- lei è molto gentile. Mi dispiace darle disturbo ma....-Quante storie -borbotta-è solo una sedia. E questo -e ci batte sopra con la bella mano -è solo un tavolino. –Vero- mi scappa-ma lei non è solo un cliente.-
Non so se mi sente, ha voltato la testa e guarda verso il fondo della piazza strizzando un po’ gli occhi. Comunque non mi risponde.
Allungo la mano verso il mio cappuccino decisa a berlo in un unico sorso quando-Che legge? -mi fa, indicando con gli occhi ai miei piedi. Fra le buste scomposte a terra, tra bustine di semi per il prato, vecchie camicie americane, trecce di peperoncini e una piantina di erba gatta, la mia sacca lascia intravedere un libro. All’istante mi sento in colpa: all’inizio di ogni estate esce un nuovo giallo di Ed Mc Bain che io attendo come primo assaggio delle piacevolezze della vacanza estiva. E’ lì tra i miei piedi. Mi sento incerta tra la tentazione di minimizzare quella lettura così poco blasé e la fedeltà al mio preferito scrittore di gialli. Ma le lunghe ore di piacere che devo a Ed Mc Bain hanno la meglio su ogni snobismo letterario. -L’ultimo libro di Ed Mc Bain-dico fermamente, e lo raccolgo e lo poso sul tavolo. Quindi finalmente mi dedico al mio cappuccino. Piega un po’ il capo per leggerne il titolo. -E’ buono?- mi chiede.-Io ho ormai varcato ogni frontiera-Molto- gli rispondo. E poiché odio chi mi fa sentire a disagio, anche se non intenzionalmente, lo provoco. -Ed Mc Bain è un grande.- Aggrotta un po’ le famose sopracciglia-Me lo consiglia?-detto così, senza nessuna ironia. Riprecipito nella confusione: consigliare un libro a Moravia mi sembra un po’ troppo anche per la mia sconsideratezza. Mando giù l’ultimo sorso di cappuccino- Bhe, non so se legge gialli dico esitante..e intanto mi maledico mentalmente-Certo che non legge i gialli, è Moravia cavolo!-
-D’estate, qualcuno- dice. -Ma questo è troppo grosso.-Io sono già in piedi- A settembre uscirà in economica- dico- molto più piccolo.-Ma che sto dicendo? penso intanto e mi chino a raccogliere i miei fagotti. Mi rialzo per prendere il mio Ed Mc Bain ma lui lo tiene tra le mani. Sembra soppesarlo. Poi alza lo sguardo rapace su di me e -Perchè lo legge se se ne vergogna?- Resto senza parole. Lui intanto ferma il cameriere di passaggio-Io prendo un altro caffè.- E a me-Vuole un altro cappuccino?- Sì, voglio un altro cappuccino, ho bisogno di un altro cappuccino. Mi serve il tempo di un altro cappuccino per rispondere alla sua domanda. -Si sieda- e sorride -è solo una sedia-. Veder sorridere Moravia procura un senso fortissimo di irrealtà, almeno a me. Avrei detto che la faccia di Moravia fosse priva della muscolatura preposta al sorriso. Invece no, sembra averla e sia pure fuggevolmente l’ha utilizzata per sorridere a me. Mi lascio cadere di nuovo sulla sedia, abbandono le mie cose a terra e parto. -No, non mi vergogno affatto. Sono solo intimidita da lei-. -Da qualcosa che ho fatto o da quello che sono?-Da quello che è. -Un grande? -domanda malizioso. Decido di dare battaglia. -E’ quello che dicono di lei.-E lei non è d’accordo.-mi fa. -L’ho letta troppo poco -dico. Poi, poichè siamo giunti, per piccoli passi inconsapevoli, alla sincerità, l’abbraccio come una bandiera e faccio la mia dichiarazione: -Io non la amo.-Neanche io- fa lui. E allora d’improvviso il vecchio scontroso, il monumento alle lettere, l’incontestabile contestatissimo, mi diventa molto simpatico. Rido e mi passa vergogna e imbarazzo, finalmente rilassata mi sistemo meglio sulla sedia e mi godo il mio secondo cappuccino.
Lui beve il suo caffè senza curarsi di me. Finito di bere raccolgo per la seconda volta le mie cose, e mi alzo per andare a pagare.-Offro io-dichiara, come un padre ricco ad una figlia un po’ a corto. Lo ringrazio ancora ma Moravia non mi vede e non mi sente, guarda nell’ombra dei portici assente come sempre, monumentale come sempre.
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Fuggevoli incontri che diventano "ineziessenziali" di una vita.
RispondiEliminaGrazie per questo momento, lo conserverò
Posso dire che scambio commenti con una persona alla quale Moravia ha offerto un cappuccino?
RispondiEliminaha offerto 2 cappuccini, please!
RispondiEliminaMolti sanno scrivere, ma tu hai quel dono particolare di rendere viva l'atmosfera e le emozioni che racconti e di condurre il lettore dentro la vicenda: e in questo episodio, forse proprio per - l'eccezionalità - dell'altro protagonista, la tua scrittura si carica in modo ancora più intenso di quella forza trascinante. Posso intuire quanto sia prezioso questo frammento di vita nella tua memoria, ne conservo uno simile anch'io.
RispondiEliminaCiao Marina, sempre con stima e grande piacere, leggerti.
Stefy
Molti sanno scrivere, ma tu hia il dono particolare di saper rendere viva l'atmosfera e le emozioni che racconti, conducendo il lettore - dentro - la vicenda. E in questo episodio, forse per - l'eccezionalità - dell'altro protagonista, la tua scrittura si carica di una forza espressiva di particolare intensità. Posso intuire quanto sia prezioso questo frammento di vita nella tua memoria, ne conservo uno molto simile.
RispondiEliminaSempre con grande stima e ammirazione, leggerti è un piacere.
Ciao Marina
stefy
davvero grazie Stefania, che posso dire? Un altro grazie, amica
RispondiEliminaPS a presto su TW :-)