Cinquanta anni fa’ moriva Giuseppe Tomasi di Lampedusa e io voglio ricordarlo a modo mio. Attraverso un piccolo ricordo personale.
Una decina di anni fa’ un amico di infanzia mi accompagnò nei pressi di Capo d’Orlando a visitare il piccolo cimitero dei cani nella villa della famiglia Piccolo, i cugini di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nella casa, una bella villa fine ottocento, fu scritta gran parte de Il gattopardo, nelle estati che lo scrittore passava in famiglia. Il parco è vasto, profumato e silenzioso. Non fa meraviglia che Tomasi di Lampedusa lo abbia scelto per dedicarsi al suo capolavoro. Il cimitero dei cani della famiglia Piccolo è una piccola area delimitata da sassi, come una grande aiuola, e porta scritti su delle pietre i nomi dei cani che vi sono sepolti. Un gesto gentile che forse ognuno di noi vorrebbe essere nelle condizioni di poter compiere. Riflettevo allora su quanto contino le condizioni materiali anche nel plasmare i nostri sentimenti, come contino nella nostra educazione sentimentale. Non sto facendo un discorso marxiano, come lo liquidò sbrigativamente il mio amico, collocato dalla sorte in una fascia sociale privilegiata. O forse sì, è proprio un discorso marxiano. Quello che voglio dire è che, se non si ha un giardino, le spoglie del nostro cane non si possono seppellire. Nelle grandi città si affidano al veterinario che aveva in cura il nostro amico. Finiranno in un inceneritore. E, se non si hanno condizioni economiche agevoli, talvolta il cane non lo si può neanche tenere, o solo a prezzo di personali sacrifici. Quelli che compiono quotidianamente anziani pensionati per nutrire e curare i compagni della loro solitudine. Una mia amica calabrese, di grande intelligenza e intuito, fuggita dalla sua terra, mi spiegava come amare gli animali fosse semplicemente impensabile nella sua infanzia. Agli occhi dei bambini, gli ultimi a mangiare alla tavola della famiglia perché i meno produttivi, gli animali erano solo un prodotto come un altro. Più o meno nello stesso periodo invece, nella bella villa dei Piccolo, i cani venivano seppelliti con cura ed affetto e le loro semplici tombe curate e tenute pulite. La differenza non risiedeva nella diversa sensibilità di quelle due famiglie così prossime geograficamente, e così lontane economicamente, ma nella possibilità di avere una sensibilità specifica.
I sentimenti costano. In ogni senso.
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cazzarola
RispondiEliminaricazzarola
RispondiEliminaDolorosamente vero. Ma guardo Joy e non voglio pensarci, almeno non adesso.
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