venerdì 6 luglio 2007

post chiama post

Il post di apertura del blog di Cristina (la stanza del tè) mi ha suggerito una piccola annotazione e ricordato un episodio recente.

Cosa so delle donne/tre

Talvolta le donne sono uomini. Non tutte, naturalmente. Ma capita, sfortunatamente capita.
Ci sono categorie sociali in cui le donne corrono fortemente il rischio di diventare uomini. Certo, non perdono niente del loro appeal femminile, ma tutto della loro specificità di genere. Prendiamo le donne politiche. Il rischio che corrono è fortissimo, diciamo pure che evitarlo è quasi impossibile per loro, anche se conosco donne che ce l'hanno fatta. Comunque, le altre, dell' uomo, politico o no, assumono subito atteggiamenti e piglio. Talvolta persino l’incedere, il passo stesso. E poi il tono di voce, il modo di guardare agli altri. E, peccato imperdonabile, il modo di guardare alle altre donne. Nell’ultimo comitato elettorale in cui lavoravo come volontaria, mi sono imbattuta in un gruppo di donne di questo tipo, che mi hanno dato notevole filo da torcere. Io l’ho torto tutto, con pazienza e sopportazione, perché perseguivo un obiettivo e non potevo farmi distrarre da loro, ma alla fine glielo ho avvolto al collo. Metaforicamente naturalmente, anche se in alcuni momenti lo avrei fatto anche fuor di metafora.
Erano quattro donne di piccoli partiti, docenti universitarie, amministratrici, dirigenti di enti Statali, insomma donne in carriera affacciatesi alla politica. Vedendomi ad un computer decisero subito che ero la loro segretaria. Essere considerata una segretaria è lusinghiero per me, dato che so bene quante doti intellettive, organizzative e diplomatiche e quante varie abilità occorrano per fare questo mestiere, tanto che propendo a credere che il lavoro di una segretaria sia più delicato e difficile di quello del dirigente di cui è segretaria. Ma mi insospettisce molto il trattamento che le viene riservato.E non mi vede consenziente. Il concetto di segretaria di quelle signore era stato mutuato dagli uomini. Ad esclusione delle molestie sessuali, le mie politiche erano in tutto e per tutto uomini. In pratica questo comporta un atteggiamento sbrigativo alla fa’ un po’ questo, fa’ un po’ quello. Neanche il fa’ un po’ questo mi vede davvero ostile. (Noterete che carattere docile io abbia). Io accetto i fa’ un po’ questo all’ interno di un rapporto di parità, anzi a me piace che qualcuno che mi è amico e complice mi dica sbrigativamente dai, fa’ questo, non mi serve neanche il per favore, io collaboro per un istinto che la moderna psicologia cognitiva definisce di strategia matura. In pratica lo spirito di strategia matura consiste nel valutare (correttamente ) che un atteggiamento collaborativo non si limita a favorire l’altro che lo riceve, ma è portatore di futuri vantaggi anche per chi lo adotti. Ma il fa’ un po’ questo maschile spesso e volentieri, non è per niente paritario, né collaborativo, e talvolta nemmeno bene educato.
Quello di quelle signore era di questo secondo tipo. Trovai che ciò non andasse bene, non andasse affatto bene.
Se solidarietà di genere deve esserci, e secondo me deve esserci, la prima cosa è riconoscersi come appartenenti allo stesso genere: se tu ti camuffi da maschio io non ti riconoscerò. E lì le cose si faranno difficili per te.
Infatti io considero le donne che affrontano le altre donne con il tipico piglio maschile, come uno di quei mostri ibridi, mitologici, a tre teste. E gliene taglio immediatamente due. Senza nessuna pietà. Ritengo che con una sola faranno meno danni.

Il famoso filo da torcere, l’ho avvolto al collo di quelle quattro donne alla manifestazione organizzata sulla terrazza del Pincio con le donne e per le donne che sostenevano la candidatura del mio candidato a Sindaco. Le signore politiche naturalmente erano tutte presenti. Tutte con i loro santini(leggi piccoli volantini con foto e simbolo del partito), tutte belle, eleganti e molto molto smart. Tutte a caccia di voti. E lì c’è stata un’epifania. Io sono improvvisamente apparsa ai loro occhi non più come “donna che smanetta al computer”, cui chiedere di sbrigare tutta una piccola serie di pratiche che potevano tranquillamente sbrigare da sole (a patto di essere dotate di una normale intelligenza), ma come cittadina elettrice.
E pensare che se c’è stata una giornata di massacrante lavoro piattamente manuale è stata proprio quella, in cui, per lasciare la piazza immacolata come l’avevamo ricevuta, ho raccolto per mezz’ora circa bottiglie semivuote di plastica abbandonate dalle cittadine. Attività preceduta da quella di aprire e collocare un centinaio di sedioline per la platea.
Ma lì per loro ero una preda e ora una, ora l’altra mi si sono fatte incontro e tutte, nessuna esclusa, mi hanno abbracciata e ba-cia-ta. Con calore, con trasporto. Una ha osato persino dirmi ‘cara’. Intanto mi passavano i loro volantini, pregandomi di farli girare, di passarli alle amiche, di invitarle a votare per loro nei Municipi. Ho variato un po’ il tono delle mie risposte, sia per non annoiarmi troppo, sia per tenere in esercizio la mia più velenosa inventiva.
Cosicchè la prima si è semplicemente sentita dire che non c’era uomo di sinistra, centro, o destra che non avrei preferito votare al suo posto e che la invitavo a valutare la gravità di questa affermazione visto che proveniva da una femminista storica; alla seconda, ho detto che piuttosto che raccomandarla per il voto ad una mia amica preferivo suggerire alla medesima un buon metodo di suicidio; alla terza, che piuttosto che votare per lei avrei rinunciato ai miei diritti civili e alla quarta, che si facesse dire dalla prima quello che pensavo delle donne come lei.
Non le ho baciate, ma le ho comunque salutate con un caldo sorriso e sono tornata a raccogliere bottiglie di plastica.
Ognuno al suo posto.
La mia amica Luciana, che me le aveva lasciate in eredità con la giustificazione "che se no le strozzo", saputo che infine le avevo strozzate, ha commentato- e adesso speriamo che non vengano elette-
Ho controllato: il suo voto è stato esaudito.

4 commenti:

  1. ho maturato la seguente posizione, soprattutto in questi ultimi due anni da addetto stampa per una politica uterina, imbecille e cattiva: le donne non devono fare politica.

    RispondiElimina
  2. splendida definizione: politica uterina, imbecille e cattiva. Ne conosco anche io qualcuna cui si attaglia alla perfezione.

    ciaomarina

    RispondiElimina
  3. Quando ripenso al mio lavoro passato, di dipendente prima e di imprenditrice poi, mi rendo conto che non mi sono mai posta problemi di rapporto uomo-donna. Ho lavorato nei cantieri dell'Impregilo e di Condotte d'Acqua dove, ad es. in Pakistan, le donne lavoratrici (negli uffici eravamo ben 2 in tutto) ma.. ero proprio io a non crearmi grossi problemi.
    Ho anche incontrato un capo che continuava a chiedermi di andare a letto con lui (l' Ing. Maurizio Tomei dell'Impregilo) e ho semplicemente cambiato azienda...incontrando tra l'altro il mio secondo capo, l'Ing. Cesare Caffari di Condotte, persona così meravigliosa che se non fosse esistito, avrebbero dovuto inventarlo...
    Quando poi, ormai 33enne (e veccharella) ho aperto la mia Società molte persone mi telefonavano dicendo "Signorina non faccia la difficile, mi passi il capo...".
    I problemi veri, ad esempio i termini di pagamento, li ho discussi in prima persona e con successo, ma anche tanta decisione...

    RispondiElimina
  4. Grande Marina!
    Firmato: una ex segretaria.

    RispondiElimina

Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo