venerdì 20 luglio 2007

piede libero

Era l’aprile del ‘77 e venni a Roma da Teheràn per sostenere l’esame di abilitazione all’insegnamento nelle scuole italiane all’estero.
Erano gli anni forti del femminismo. Fu occupato il Governo Vecchio e fu fatta la manifestazione notturna con la parola d’ordine “riprendiamoci la notte”.
Al convegno femminista di Paestum le donne cominciarono a dividersi. Le romane sempre più coinvolte nella politica, le milanesi sempre più nella pratica dell’inconscio. Da Teheràn io non capivo che cosa stesse accadendo. Divise! Divise?
Mi sembrava impossibile.
Nel corso di una manifestazione di sostegno a Claudia C. diverse donne furono arrestate. Credo che avessero spaccato delle vetrine e divelto dei sanpietrini. Erano le donne dell’autonomia che facevano le loro prime uscite rumorose. Tutto questo accadeva mentre io ero a Teheràn e ne leggevo sui giornali italiani che andavo a comprare all’hotel Sheraton. Un’ora e mezza tra andare e tornare da casa mia!
Me ne scrivevano le amiche e mia sorella, ma le lettere impiegavano un tempo disperante. Ero sempre in ritardo rispetto agli avvenimenti. Ma di Claudia C. sapevo tutto. Claudia era una ragazza che era stata violentata da un branco. Ripetutamente minacciata perché non testimoniasse al processo per stupro, non aveva ottenuto protezione dalla Polizia. Era quindi stata violentata una seconda volta per dissuaderla con il terrore dalla partecipazione al processo. La manifestazione in cui avvennero gli atti di violenza da parte delle donne era una manifestazione di protesta contro l’inadempienza grave della Polizia. Il discorso sulle ragioni di quella inadempienza sarebbe lungo e costringerebbe il mio fegato, anche dopo trent’anni, ad inghiottire bile in quantità industriale. Comunque, secondo me, oltre ai sanpietrini anche il Capo della Polizia andava divelto.
Quando giunsi a Roma si teneva un’udienza preliminare per decidere circa le donne che avevano manifestato violentemente e che erano state arrestate. Eravamo fuori del palazzo di giustizia, qualche centinaio appena ma molto incollerite, quando uscì l’avvocata delle nostre compagne per informarci che erano state rinviate a giudizio e rilasciate a piede libero. Gridava per farsi sentire da tutte noi che attendevamo in ansia ed eravamo in uno stato di furia mal trattenuta.
Quando quell’espressione così antica e assurda, ‘rilasciate a piede libero’, uscì dalla sua bocca, esultammo in un sollievo che divenne presto ilarità.
Fu un attimo. L’eco di quel “piede libero” ancora vibrava nell’aria di aprile che eravamo tutte a piedi nudi e alzavamo nell’aria i nostri zoccoli colorati. “Piede libero! Siamo tutte a piede libero! Piede libero! Siamo tutte a piede libero!”
Non avrei mai più ascoltato quell’espressione anacronistica senza istintivamente sfilare il piede dalla scarpa. Zoccoli non ne porto più, porto per lo più scarpe da ginnastica e liberare il piede non è più così immediato, ma comunque potrei ancora farlo. Perché quel piede nudo e quel grido che lo accompagnava fu liberatorio, infuriato e allegro insieme. Per dire intero il mio pensiero il senso di libertà, furia e allegria di quel grido andrebbe recuperato. Invece le donne tacciono. Ne viene stuprata una al giorno nel nostro paese e una a settimana viene ammazzata, nel piagnisteo generale. Ma le donne tacciono. Siamo diventate tutte ragazze per bene?

4 commenti:

  1. Vite che si incrociano.
    Anch'io in quegli anni venni in Italia, dall'Iran, per sostenere l'orale di Lingua e Letteratura Inglese. Ottenni la cattedra in un Liceo di Torino ad iniziare dall'anno accademico 1979. Firmai la "rinuncia" dopo tre mesi. La preside quasi impazzì. La cosa che proprio NON mi fece tornare indietro fu che invece di parlare con me, Lei telefonò ai miei genitori. Intanto io frequestavo il Master in Business Administration alla SDA - Bocconi, tra mille difficoltà.
    Ma fu bellissimo riuscire e dopo cambiare vita...
    Entrai al Master con la "qualifica" di Docente di Lingua e Letteraura Inglese e ne uscii CONSULENTE Aziendale !!
    Avevo 30 e la vita mi sorrideva...

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  2. ..."e leggevo sui giornali italiani che andavo a comprare all’hotel Sheraton"...

    e - aspettavamo giorni interi le comunicazioni con l'Italia
    e - vivevamo senza cellulari ma con maggiore coesione tra noi straniere
    (io anche con le e gli iraniani, veramente...)
    e - ci facevamo curare e medicare alla Teheran Clinic e poi all'Ospedale Americano
    e - rarissimamente mangiavamo fagioli perchè in Iran non li vendevano
    e - andavamo a sfoggiare i nostri costumi da bagno nella piscina dell'Hilton, oltre che in quelle delle nostre abitazioni
    e - e...le feste alla'Ambasciata ???

    però quanto caviale abbiamo mangiato da Leon (ricordi??) e anche dalle scatolette che tenevamo in frigorifero

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  3. Quanti ricordi Paola abbiamo in comune!
    Da ieri mi sta germogliando un'ideuzza che con il tuo post prende più forma.
    Ci lavoro ancora un po' intorno e poi te la racconto.

    buona giornata!

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  4. quello che siamo diventate ora forse è meglio non dirlo ma buttò là un indicazione che inizia con c.... e finisce con ...one. Ma a parte ciò ancora non so cosa ci facevi a Teheran..

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