giovedì 19 luglio 2007

la solitudine dell'ala destra

Mi hanno chiamata da Feltrinelli: è finalmente arrivato il libro di poesie che avevo ordinato tempo fa'.
Poesie tutte dedicate a grandi campioni di calcio. In tutto 185 giocatori. Ci sono di sicuro anche i vostri beniamini. L'autore, Fernando Acitelli, sa tutto di tutti, è impressionante. E le poesie sono colte, raffinate, fantasiose e insomma straordinarie.
Almeno quelle che capisco subito. Perché per molte altre devo ricorrere alle note. Mi mancano troppe cognizioni in materia per apprezzarle. Ma studierò. Voglio arrivare a godermele per bene.

Ve ne propongo alcuni passi e il mio amico bip mi perdonerà se dedico la mia attenzione al calcio invece che al rugby.

La prima è dedicata a Fulvio Bernardini.
L'ho scelta perché Fulvio era un nome familiare per me. Era amico di mio padre, Bernardini. Altro nome familiare, ma misterioso era la Primavera. Ho capito che si trattava della squadra giovanile della Roma, solo dopo un sacco di anni che sentivo dire a mio padre, mentre usciva di casa: io sono alla Primavera.


...Fulvio Bernardini
un gentiluomo a metà campo,
lucente di canfora e stiloso,
troppo classico per non esporsi
all'aforisma di Pozzo:"Fuffo,
hai troppa classe, devo toglierti!.."


E poi Garrincha, la mitica ala destra brasiliana cui è dedicato il libro. Due volte campione del mondo morì povero e solo.

E al funerale tutta Rio si fermò.
Fino al giorno prima
rantolava sghembo tra i tetti
e la luna.
Le sue finte erano ormai da artrosi,
da cirrosi. Livido il viso.
"Ti stringo la mano, Garrincha,
e ti pago da bere!.." urlava
il barista vedendolo cagnolo
poverissimo.
Un Carnevale in nero
con carri non allegorici
mosse in ritmo chiuso.
Il Capo dello Stato quasi si irritò
per la nazione in pianto.
"Ed io, allora?" sembrò dire.
"E tutto questo per un'ala destra?".



Per Gigi Riva. Che dire di "rombo di tuono"? Non dimenticherò mai la terribile sequenza dell'incidente in cui si ruppe la gamba sinistra. Nè dimenticherò la destra. Diciamo che le ricordo insieme. Un terribile torto all' estetica la rottura di quelle gambe.

Copia romana
d'eroe greco,
allineato in sale
pompeiane accanto
a dèi proprizi.
In dono a te fu data
la saetta e la forza
nei vortici di sfida.
Alla causa azzurra
due gambe donasti,
ma agli eroi
innocuo giunge il male
e il tempo.


Paolo Rossi.
Il motivo per cui metto Paolo Rossi è legato ad un ricordo del mio periodo iraniano.
In visita a Bahm, la miracolosa cittadella in cui fu girato Il deserto dei tartari e che è stata distrutta da un terremoto qualche anno fa', appena scesa dalla vettura fui apostrofata da alcuni ragazzini che giocavano a pallone nella terra arida e sottile appena fuori le mura. -Italiani? e al mio sì, un coro entusiasta: Paolo Rossi!
Era il 1978, campionati mondiali, credo in Argentina. Paolo Rossi deve aver segnato qualche gol decisivo, penso. Comunque per quei ragazzini era l'immagine dell'Italia.

Monello del Collodi,
eterno oratoriale bimbo,
emigrato a genio
nel soffio d'una estate.
Beffe ti facevi dei gendarmi,
solenni e baffuti stopper,
statiche autorità senza fantasia....


Agostino Di Bartolomei
La sud cantava "O' Rey! O' Rey! Di Bartolomei!".
Con lui la Roma divenne Campione d'Italia nel 1983.
Agostino, per noi romanisti Ago, si è tolto la vita nel 1994.
Era veramente atipico nel suo mondo e forse proprio nel mondo.

In un'ora immobile,
nel giorno di festa
che più ci aggredisce,
sotto un porticato salesiano,
più novecentesco che altrove,
Agostino, credimi, chi ha ragione
è Beckett e Ionesco.
E il tuo CUORE IMMENSO
che alle risse non s'adegua,
nobile si congeda dalla vita.
Ma l'urlo rimane ancora nella Sud!
Basta porre orecchie e ascoltare
il bene a te accordato da FEDAYN e BOYS
e il canto del COMMANDO; o anche
dal tifoso solitario che più di tutti in TE sperava
quando dal limite una tua "bomba" era l'immenso
e il sogno.

* le maiuscole sono dell'autore.


Roberto Baggio
Perché sì. Roberto Baggio non si discute.

Si fa presto a dire Baggio!
E poi che dire dell'oltraggio
della sostituzione?
E della collocazione in tribuna?
Niente forse?
E della Duma che lo scopre
"immaturo" relegandolo
tra le riserve, al sicuro?
Coraggio! Coraggio! Roby Baggio!
Talento di raso vestito, palleggio
erudito, tocco infinito, fanciullo
ferito...
I fuori classe oggi non sono più tali,
di moda vanno solo i normali...


Chiuderò, che ve lo dico a ffà, con Francesco Totti.

Tra Porta Latina e Porta Metronia,
sotto le Mura Serviane che pur vide Catullo,
eroico il bimbo Totti palleggiava
e le aiuole archeologiche si facevano
calpestare.

Lui però inquadrava un'altra porta,
quella senza chiave di volta
ma con l'incrocio dei pali.

Palleggiare sotto la classicità
era respirare lo sbuffo dei gladiatori
nelle saune del Ludus Magnus
e pensare alla Colonna di Traiano
come un lungo filmato
d'una Champions League d'età imperiale.

Visto che il Sepolcro degli Scipioni
da casa tua, Totti, è questione di metri,
inginocchiarsi lì prima d'una sfida
significa cercare la protezione degli dèi,
sentirsi un semidio già prima
che l'altoparlante annunci
la formazione.

Fernando Acitelli
"La solitudine dell'ala destra"
Storia poetica del calcio mondiale
Einaudi editore

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