In farsi Syngué vuol dire pazienza e sabour pietra. Nella mitologia persiana la pietra della pazienza è una pietra magica sulla quale ognuno può riversare il racconto dei propri dolori, delle proprie sofferenze e disgrazie. La pietra della pazienza accoglie le confessioni che non possono essere fatte a nessun altro. Essa ascolta e assorbe come una spugna i segreti che le sono affidati, finché un giorno, colma, esplode. Quel giorno infine saremo liberi.
Il libro mette in scena un dialogo ad una voce sola. In una camera spoglia di una città in cui bande rivali si fanno la guerra, tra colpi di fucili, saccheggi, fame e paura -un Afghanistan mai nominato- una donna, di cui non sappiamo neanche il nome, parla a ciò che resta del marito.
Un corpo senza parvenza di vita tranne un respiro regolare; con una pallottola nel cervello, immobile, senza sguardo né voce. Un corpo disteso che lei accudisce, lava, nutre con una flebo di fortuna, mentre gli parla continuamente. La donna alterna il suo monologo con la recita del rosario con i 99 nomi di Allah, giorno e notte. E muove i suoi rimproveri al marito che ha scelto le armi come suo destino e che alle armi ha sacrificato lei, le figlie, ogni altro sentimento. E piano piano riversa sull'uomo, come su una pietra di pazienza, il racconto della sua vita soffocata, delle offese che ha ricevuto come bambina, come giovane donna e poi moglie e madre. E racconta al marito tutte le piccole e le grandi astuzie cui ha dovuto ricorrere per salvarsi dalle leggi spietate della religione e della società, per sopravvivere e far vivere le sue figlie stesse.
Passano i giorni, scendono le notti e la donna parla e parla. La sua è una confessione ed una liberazione. La donna si convince che poiché per la prima volta può parlare al suo uomo di sé, poiché per la prima volta egli è obbligato ad ascoltarla, dopo, tutto sarà diverso. Dopo, quando l'uomo verrà guarito da Allah, non sarà più lo stesso, feroce e indifferente, violento e crudele, ma finalmente comprenderà i sentimenti della moglie, i suoi desideri, le sue paure, i suoi bisogni. E lascia che anche i segreti più inconfessabili della sua vita di donna si riversino sull'uomo divenuto per lei la sua pietra di pazienza, il testimone muto della sua confessione.
Il racconto sembra un testo teatrale, con una scena fissa: la stanza vuota, il materasso a terra su cui l'uomo giace immobile e una finestra dietro la quale il cielo si schiarisce e si abbuia.
Ma dai ricordi emergono le figure che hanno segnato la vita della donna, il padre violento, la suocera crudele, la zia amatissima, il suocero saggio.
Nella stanza fanno la loro comparsa anche dei combattenti per la fede, in cerca di bottino e portano con sé fanatismo, violenza, disperazione. Ma sono come fantasmi e quando escono la donna riprende ogni volta il suo dialogo con il corpo del marito.
La pietra di pazienza esploderà infine...
Il libro è scritto in una lingua spoglia come la stanza, che trae la sua forza dalla meticolosa ripetizione dei piccoli particolari e che batte su di noi come il respiro dell'uomo.
Il libro è bello ma doloroso. Doloroso ma bello.
Grazie per la recensione: me lo tengo tra i papabili ...
RispondiEliminaBuona giornata.
Come resistere ad una descrizione tanto coinvolgente.Comprerò il libro.
RispondiEliminaMi hai anche fatto capire chi ha rappresenteto e rappresenta per me la pietra della pazienza:i mie cani.
Paola va in sollucchero quando riceve un tuo commento e ti ringrazio anche per questo.
Cristiana
Questo me lo segno...
RispondiEliminaVorrei leggere il 10% dei libri che leggi tu, ma che dico? anche il 5...
RispondiElimina@Pietro: ma tu sei artista, il tuo tempo è creativo. E poi devi coltivare la tua carognaggine :-)
RispondiEliminamarina
sei stata molto brava a presentare questo libro, brava anche a suscitare la curiosità. Ho letto Terra e cenere di Atiq Rahimi, ha una scrittura profonda ed essenziale. L'immagine della pietra della pazienza è così bella...Ciao, A'
RispondiEliminaMaria sei gentilissima come sempre. Io ti ringrazio di cuore. Ti leggo sempre, spesso in silenzio, ma ti leggo. questo è il tempo che abbiamo e spesso è tiranno.
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