Mentre raccoglieva gli effetti personali del Comandante, che l’indomani mattina avrebbe lasciato l’ospedale, la figlia di mezzo lo vide togliersi l’orologio con cui misurava le ore insonni della notte e consegnarglielo. Sorpresa, lo rifiutò. Finché, il Comandante insistendo, la figlia di mezzo si rassegnò a privarlo per quella notte di quel piccolo ausilio.
Non aveva capito, non essendo disposta a capire, il senso di quel gesto che il Comandante non aveva in alcun modo reso solenne.
Morto il Comandante durante la notte ospedaliera, la figlia di mezzo consegnò alla madre l’orologio che, così credeva, le era stato dato in temporanea consegna.
Solo sei anni dopo, improvvisamente, quella scena mattutina divenne abbagliante di chiarezza agli occhi della figlia di mezzo che desiderò rientrare in possesso dell’orologio indubitabilmente donatole dal Comandante in punto di morte.
Rifiutatole dalla madre, la figlia di mezzo lo ricevette poi dalle sorelle, quando, già molto ammalata, la genitrice non poteva più opporre veti. Fu così che a 13 anni dalla morte del Comandante, la figlia di mezzo entrò finalmente in possesso di quella sua accidentata eredità.