"In ogni vita c'è qualcosa che resta non vissuto, come in ogni parola qualcosa che resta inespresso." Così dice Giorgio Agamben in "Idea della prosa".
Se questo è vero -ed è vero, secondo me- allora l'espressione di noi si completa solo attraverso il silenzio.
(Di norma, non amo questo tipo di ragionamenti, che procedono un po' per paradosso e un po' per iperbole.
Ma questa volta sento di essere vicina ad una esattezza.)
Perciò oggi mi dedico al silenzio.
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RispondiEliminaTi sarei grato se passassi da me.
RispondiEliminaIo non ho eliminati post! chi elimina post al post(o) mio?
RispondiEliminamarina, attonita
L'ho eliminato io ed era un commento mio così pieno di refusi da esere illegibile. Tranquillizzati.
RispondiEliminaCredo che sia una grande verità.
RispondiEliminaPerò probabilmente sta a noi fare in modo che il non vissuto o il non espresso sia il meno possibile...
Il silenzio è apertura, è spazio dove possiamo accedere al nuovo, dentro e fuori di noi. L'amore più compiuto non ha bisogno di rumori. Ci sarà un motivo se nella nostra disastrata società non c'è più un luogo dove regni il silenzio: anche sugli autobus, mentre aspetti il metro, ovunque radio, musica, pubblicità e frastuono. Così non c'è spazio per ascoltarsi, per pensare e sentire il nuovo. Quel qualcosa che resta non vissuto o inespresso ha bisogno del silenzio per farsi trovare.
RispondiEliminaHai messo il logo del "face" senza il mio aiuto. Grrrrr.....tu mi tradisci spudoratamente!
RispondiEliminaognuno ha il diritto di stare in silenzio.
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