E’ la risposta che viene dalle code che si sono allungate intorno alle scuole e alle chiese, con numeri che questa nazione non aveva mai visto, formate da persone che hanno aspettato 3, 4 ore, molti per la prima volta nella loro vita, perchè hanno creduto che questa volta dovesse essere diversa, che la loro voce potesse fare la differenza.
E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, bianchi, neri, ispanici, asiatici, nativi americani, omosessuali, eterosessuali, disabili e non disabili, Americani che hanno lanciato un messaggio al mondo che dice che noi non siamo mai stati solo un insieme di stati blu e stati rossi ma che siamo e saremo sempre gli Stati Uniti d’America.
E’ la risposta di chi si è sentito dire per tantissimo tempo che bisognava essere cinici, spaventati e dubbiosi in merito a quanto avremmo potuto ottenere, e che hanno messo la loro impronta sul corso della storia, e che si sono mossi verso la speranza di avere giorni migliori.
E’ stata dura, ma stanotte, proprio grazie a ciò che abbiamo fatto in questo giono, in queste elezioni, in questo momento cruciale, il cambiamento è arrivato in America.
Poco fa ho ricevuto la straordinaria e gentile chiamata del Senatore John McCain.
Il sen. McCain ha combattuto a lungo e duramente durante questa campagna e ha combattuto ancor più a lungo e più duramente per la nazione che ama.
Ha affrontato sacrifici per l’America che molti di noi non possono nemmeno iniziare ad immaginare. Siamo diventati migliori anche grazi ai servizi resi da questo altruista e coraggioso leader.
Mi complimento con lui e con la governatrice Palin per tutto ciò che hanno ottenuto e guardo alla prospettiva di lavorare con loro per rinnovare le promesse fatte a questa nazione nei prossimi mesi.
Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha fatto campagna con il cuore e che ha combattuto per gli uomini e le donne con cui è cresciuto. Il Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Non sarei qui oggi senza l’instancabile supporto della mia migliore amica da 16 anni a questa parte, la roccia della nostra famiglia, l’amore della mia vita, la nuova first lady, Michelle Obama. Sacha e Maliya, vi amo entrambe più di quanto immaginate e vi siete meritate un nuovo cagnolino che verrà con noi alla Casa Bianca.
Sebbene non sia più con noi, so che mia nonna ci sta guardando insieme alla famiglia che mi ha reso quello che sono. Stanotte sento la loro mancanza e so che il mio debito nei loro confronti è smisurato. Mia sorella Mya, mia sorella Almond, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, grazie mille per tutto il supporto che mi avete dato. Gli sono molto grato.
Un grazie va al manager della mia campagna elettorale, l’eroe silenzioso di questa campagna che l’ha resa la migliore di sempre; al mio consulente capo di strategia, che mi è stato accanto ad ogni passo.Grazie al miglior team mai messo insieme nella storia della politica, voi avete reso tutto ciò possibile e vi sarò grato per sempre per tutto ciò che avete sacrificato per arrivare fino a qui.
Ma soprattutto non dimenticherò mai a chi realmente appartiene questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi. Non sono mai stato il candidato perfetto per questo incarico, sin dall’inizio, senza tanti soldi e con nessun supporto importante. La nostra campagna non si è tenuta nei salotti di Washington ma è iniziata nei cortili di DeMoines, nei soggiorni di Concorde e nei portici di Charleston, costruita da lavoratori e lavoratrici che hanno scavato nei loro risparmi per trovare 5, 10, 20 dollari da devolvere alla causa.
E’ cresciuta forte fra i giovani che rifiutavano il mito che vorrebbe descrivere la loro generazione come una generazione apatica e che hanno lasciato le loro famiglie per lavori che offrono pochi soldi e ancora meno riposo.
E’ cresciuta forte grazie agli anziani, che hanno affrontato il freddo pungente e il caldo assoluto per bussare alle porte di perfetti sconosciuti e grazie ai milioni di Americani che hanno contribuito come volontari e hanno organizzato tutto dimostrando che oltre 200 anni dopo la nostra fondazione un governo che nasce e cresce dal popolo non è un’illusione irrealizzabile.
Questa è la vostra vittoria!
So che non lo avete fatto solo per vincere un’elezione e so che non l’avete fatto per me.
Lo avete fatto perchè avete compreso l’enormità della prova che ci troviamo ad affrontare.
Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, conosciamo già le sfide che si presenteranno domani e sappiamo che sono le più importanti della nostra vita.
Due guerre, un pianeta in crisi, la peggior crisi finanziaria del secolo.
Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si stanno svegliando, adesso, nel deserto dell’Iraq, nelle montagne dell’Afghanistan e rischiano la loro vita per noi.
Le madri e i padri che, una volta messi a letto i bambini, si raccapezzano per capire come fare a pagare il mutuo, o le spese mediche., o per risparmiare abbastanza per garantire l’educazione ai loro figli.
Bisogna reperire nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole.
La strada difronte a noi è lunga e ripida, potremmo non raggiungere l’obiettivo in un anno o forse nemmeno in un mandato ma, America, non sono mai stato tanto speranzoso come oggi.
Vi prometto che noi come popolo, ce la faremo.
Ci saranno ostacoli, ci saranno false partenze e molti potranno non concordare con molte delle decisioni che prenderò da Presidente, e sappiamo che il Governo non può risolvere ogni problema ma sarò sempre onesto con voi sulle sfide che affronteremo.
Vi ascolterò, specialmente quando non saremo d’accordo e vi chiederò di unirvi a me nell’opera di ricostruzione di questa nazione nell’unico modo in cui è stato fatto da 220 anni a questa parte: quartiere per quartiere, mattone per mattone.
Ciò che è iniziato 21 mesi fa nel pieno dell’nverno non può finire in questa sera d’autunno.
Questa vittoria da sola non rappresenta il cambiamento di cui abbiamo bisogno, è solo la possibilità che abbiamo per creare quel cambiamento ma ciò non avverrà se torneremo indietro allo stato in cui erano prima le cose. Non può avvenire senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, senza un nuovo spirito di sacrificio.
Costruiamo quindi un nuovo spirito fatto di patriottismo, di responsabilità in cui ognuno di noi risolve un piccolo tassello del problema e lavora duro, e non si preoccupa solo di se stesso ma anche degli altri.
Indirizziamo questo nuovo spirito ai responsabili di questa crisi finanziaria affinchè sia chiaro che non possiamo avere una strada (Wall Street) che si gonfia mentre la strada principale della città muore (nel senso di centro del commercio, NdS).
In questo paese noi cadiamo e ci rialziamo come una sola nazione, come un unico popolo.
Dobbiamo resistere alla tentazione di cadere di nuovo sui vecchi passi sbagliati, sull’immaturità che ha avvelenato la nostra politica per così tanti anni.
Dobbiamo ricordare che fu un uomo di questo Stato che per primo issò la bandiera del Partito Repubblicano sulla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della libertà individuale, dell’autonomia e dell’unità nazionale. Valori che noi tutti condividiamo e sebbene il Partito Democratico abbia ottenuto una grande vittoria oggi noi ci presentiamo con umiltà e con la volontà di ricucire le divisioni che hanno rallentato il nostro progresso.
Lincoln disse ad una nazione molto più divisa della nostra:
“Non siamo nemici ma amici. La passione che ci anima non potrà spezzare l’affetto che ci unisce.”
A tutti gli Americani che non mi hanno supportato dico che potrò non aver avuto il vostro voto oggi ma ascolterò le vostre voci. Ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro Presidente.
A tutti coloro che ci guardano stanotte dall’estero, da Parlamenti e Palazzi stranieri, a tutti coloro che ci ascoltano per radio da qualche sperduto angolo del mondo io dico che le nostre storie sono diverse ma il nostro destino è uno e una nuova alba nella leadership Americana sta sorgendo.
A coloro che vogliono distruggere il mondo dico che li sconfiggeremo. A coloro che cercano la pace e la sicurezza dico che li aiuteremo. E a tutti coloro che si chiedono se la fiamma dell’America brucia ancora io rispondo che la forza di questa nazione non arriva dal livello della nostra potenza o della nsotra sanità ma arriva dal potere dei nostri ideali.
Democrazia, libertà, opportunità e un’instancabile speranza.
La vera genialità dell’America sta nella capacità che ha di cambiare.
La nostra unione può essere perfezionata e ciò che abbiamo già ottenuto ci dà forza e speranza per ciò che dobbiamo e possiamo ottenere domani.
Quest’elezione ha tanti record e molte storie in merito verrano raccontate alle prossime generazioni.
Ciò che è nella mia mente oggi è una donna che ha votato ad Atlanta. E’ simile ai tanti che hanno atteso in fila per far sentire la propria voce eccetto per una cosa: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
E’ nata una sola generazione dopo la schiavitù, in un tempo in cui non c’erano auto per le strade nè aerei nei cieli, in un tempo in cui una persona come lei non poteva votare per ben due ragioni: perchè è una donna e per via del colore della sua pelle.
Stanotte penso a tutto ciò che lei ha visto durante questo secolo Americano. I giorni difficili e la speranza, la fatica e il progresso, i tempi in cui ci veniva detto “Non potete” (You can’t) e il tempo in cui una parte dell’America rispose “Possiamo” (Yes, We can).
In un tempo in cui la voce delle donne era zittita e le loro speranze ignorate, lei ha vissuto abbastanza per vedere le donne alzarsi e reclamare i loro diritti, fino a raggiungere le urne e dire “Noi possiamo”.
Quando c’era sconforto e la depressione si spandeva nella nazione, lei ha visto l’America rialzarsi sulle proprie gambe con nuovi obiettivi, nuovo lavoro, un nuovo senso di intento comune. “Noi possiamo”
Quando le bombe sono cadute sui nostri porti e il terrore ci ha attanagliati lei era li ad osservare una generazione cresciuta per salvare la democrazia. “Noi possiamo”
Era li durante le rivolte di Montgomery, gli scontri di Birmingham, le impiccagioni di Selma e era li difronte ad un pastore di Atlanta che disse <
Un uomo è arrivato sulla luna, un muro è caduto a Berlino, un mondo intero è stato avvicinato dalla scienza e dall’immaginazione e quest’anno, in queste elezioni, lei ha avvicinato il dito ad uno schermo e ha votato. Perchè dopo 106 anni in America, attraverso i tempi belli e i momenti peggiori, sa come l’America può cambiare.
Yes we can.
America, siamo arrivati molto lontano, abbiamo visto così tanto, ma c’è molto altro ancora da fare.
Quindi stanotte chiediamoci:
Se i nostri figli vivranno fino a vedere il nuovo secolo, se le mie figlie saranno così fortunate da poter vivere quanto Ann Nixon Cooper, quali cambiamenti vedranno? Quali progressi avremo compiuto?
Questa è la nostra occasione per dare delle risposte. Questo è il nostro momento. Questo è il nostro tempo.
E’ il momento di riportare la nostra gente al lavoro, di creare opportunità per i nostri figli. Il momento di ricreare la prosperità e di promuovere la causa della pace. Per ricreare il sogno americano e riconfermare la verità che tutti insieme siamo una cosa sola, che respiriamo e speriamo e che risponderemo a coloro che con cinismo e dubbio ci dicono che non ce la faremo con un unica voce che racchiude lo spirito del nostro popolo:
YES WE CAN.
cosa c'entra il presidente afroamericano!
RispondiEliminanon c'entra nulla.
obama è un americano e basta. un avvocato americano che è stato eletto dopo un voto cui hanno partecipato il 66% dei votanti (e negli stati uniti il diritto di votp ha un peso specifico superiore al nostro, poichè ci si deve iscrivere per esercitare il diritto di voto. gli americani è come se votassero tre volte: alle primarie, iscrivendosi e votando)
... i sogni dei nostri Padri Fondatori ...
e da noi neppure sulle feste nazionali c'è consenso o sulle grandi date storiche
comunque camminiamo sulle spalle dei giganti. e mi riferisco a duke ellington, non all'avvocato
@ amalteo: non capisco, dove è scritto presidente afro-americano? marina, perplessa
RispondiEliminaCamminiamo sulle spalle della storia e nessuno se n'è accorto.
RispondiEliminaNulla cambia affinché tutto cambi, disse qualcuno.
Rino, nel continuum della storia.
Io dubito.
RispondiEliminaIn America, come ha scritto un amico in un commento, cambiano i contenitori ma non i contenuti...
Vorrei vivere un momento storico, ma delle perplessità comunque rimangono, non vorrei che alla fine tutto si riducesse a: "il livello di vita del popolo americano non è in discussione", come dire che gli interessi economici degli USA continueranno a portare sofferenza in giro per il mondo.
RispondiEliminaLa ,debole aihmè, speranza è in un risveglio di valori che partendo da Obama, investa tutto il globo.
Mi scuso per il pessimismo in un momento che dovrebbe essere solo gioia.
Sileno
ma de che aho ...
RispondiEliminacerto Obama non è l'agnello di Dio venuto a togliere i peccati del mondo. Ma è anche meno peggio di bush e dello psiconano, se poi qualcuno dirà bello sforzo ha ragione da vendere ;-)
"quello che va bene per l'America va bene per il resto del mondo", è una regola non scritta ma che hanno rispettato tutti, e Obama non farà eccezione solo perchè ha un colore diverso. Meglio lui di Mc Cain forse è ancora presto per dirlo, ma ci scommetterei
RispondiEliminaQuoto Franca. D'altro canto altri afro americani hanno occupato posti di grande rilevanza politica ( Colin Powell, Condoleeza Rice)con idee e programmi politici ben noti.
RispondiElimina@ sileno: non scusarti, io stessa sono molto molto dubbiosa...
RispondiEliminamarina
Sì, siamo dubbiosi... certo che lo siamo, ma è anche vero che non sappiamo più provare un momento di soddisfazione. E' stato eletto un presidente nero, non proprio nero, ma quasi dopo tanti anni di segregazione e di lotte. E' finita l'era di Bush e non riesco a credere che tutti i presidenti siano stati come Bush. Poi lo dice Obama stesso la politica non fa tutto. Lui comunque ha detto delle cose apprezzabili, a volte molto apprezzabili. Oggi io dico che sono contenta, domani comincerò a criticarlo, quando farà delle cose brutte, se le farà. Questo è il mio compito, ma pensare che tutto è uguale, basta io non la penso così. Qualcuno, non ricordo chi, una volta parlando della Cina mi ha detto di guardare all'America. Bè se io dovessi scegliere se andare a vivere in Cina o in America per adesso sceglierei l'America con tutti i difetti che so che ha. Come ancora oggi sostengo che era meglio Prodi di Berlusconi ed avrei voluto tanto che non cadesse, perchè c'è il peggio del peggio, c'è eccome. Scusa lo sfogo, Giulia
RispondiEliminaAnch'io ho dei dubbi, ma spero che l'esplosione di speranza spinga, spinga veramente forte.
RispondiEliminagiulia: non scusarti, è evidente che Obama è incomparabilmente meglio di Bush and company; io però lo aspetto alla prova Palestina
RispondiEliminamarina
@ Marina:
RispondiEliminaSulla Palestina, purtroppo, si è già espresso...
@ franca: allora non ho più niente da aspettare?
RispondiEliminamarina, sempre più moscia
Comunque la si giri secondo me è un bel momento inchiodato nella memoria da uno dei discorsi "politici" più belli e immediati che io abbia mai sentito. Poi c'è tutto il resto ma attenzione! Gli States sono lontani anni luce dalla nostra italietta e dal nostro modo di vivere e fare politica; eppure noi tutti continuiamo come stupidi a ragionare dell'America come se fosse Montecitorio, come se fossero Veltroni, Di Pietro e Berlusca gli attori. Non è così: Obama farà ptima di tutto gli interessi degli americani e del loro potentissimo paese che, a differenza del nostro, è una nazione.
RispondiElimina@ Enzo: ci sto riflettendo, siamo una nazione, malgrado tutto, o no? Certi giorni giurerei per il no.
RispondiEliminaQualche volta ho bisogno di autoconsolazione e di speranza...
marina
PS ancora assente?
Comprendo i dubbi, ma spero che per una volta la fiducia possa dare qualche punto allo scetticismo. Trovo che il discorso di Obama sia epocale. Sono solo parole, ma resteranno perchè con la sua elezione qualcosa è cambiato davvero. E soprattutto stavolta non ci è toccato sorbire le apocalittiche sciocchezze dei discorsi di Bush, infarciti delle più stupide citazioni possibili dei testi della destra cattolica americana.
RispondiElimina@ Marina:
RispondiEliminaGiuro: non lo faccio per buttarti ancora più giù, ma per spiegare il mio scetticismo...
"...E' lampante l'appoggio massiccio dei poteri forti della finanza Usa, in particolare quella della grande finanza filo-israeliana di New York, che ha realmente ucciso l'ascesa di Hillary Clinton, troppo indipendente dagli interessi di Israele. Non è un caso, infatti, che la prima scelta di Obama sia stata Rahm Emanuel, capo di gabinetto figlio di un membro del gruppo terroristico "Irgun Zvai Leumi" comandato da Monachem Begin, autore dell'attentato all'Hotel King David di Gerusalemme del 22 luglio 1946, allora sede del quartier generale britannico: 90 vittime, tra cui mogli e figli di ufficiali britannici di stanza in Palestina. Anni dopo Begin fu insignito del premio Nobel per la pace, con Sadat..."
@ franca: allora nessuna speranza? già sto molto moscia...
RispondiEliminati abbraccio