giovedì 27 novembre 2008

storia della felicità/sedici/Freud ci apre gli occhi


Circa la felicità Freud esordisce così:
"Ci si sente inclini ad affermare che l'intenzione di rendere l'uomo felice non fa parte del piano della creazione." 
Voilà. Metteteci una pezza.

Io penso che avrei letteralmente adorato andare in analisi con Freud. Ecco un esempio di chiarezza:
Ad una paziente la cui patologia apparve presto legata alle circostanze della sua vita e che gli chiedeva cosa potesse fare per lei, Freud, magnanimo, rispose: "Senza dubbio il fato troverà più facilmente di me il modo per guarirla dalla sua malattia. Ma lei si persuaderà che sarà un grande successo se riusciremo a trasformare la sua infelicità isterica in infelicità comune. Con una vita mentale tornata alla salute lei sarà meglio armata contro questa infelicità." Freud non ha mai avuto peli sulla lingua. E questo me lo rende davvero simpatico.

Freud era dunque un tipo che si poneva  modesti traguardi: restaurare l'infelicità comune o normale (gemeines Unglück).


Ma nel mondo diversificatissimo della terapia della parola che ha preso le mosse da Freud questa esemplare e realistica modestia sembra non aver attecchito ed oggi esistono addirittura intere scuole di psicologia contemporanea che si spingono fino a promettere ai loro pazienti "autentica felicità". 


Per comprendere l'idea di Freud circa la felicità, basta sapere che prima di intitolare "Il disagio della civiltà" il suo famoso saggio, Freud lo aveva chiamato "L'infelicità nella civiltà."

E guardiamolo con l'occhio di Freud l'essere umano a caccia di felicità.

Dunque l'uomo si batte per diventare felice. Questo suo impegno verso la felicità ha una faccia negativa ed una positiva: "Esso mira da un lato all'assenza di dolore e dispiacere e dall'altro a provare forti sensazioni di piacere. Nel suo significato più ristretto la parola "felicità" è in rapporto solo con quest'ultimo."
La felicità insomma è una sensazione di piacere e qui si sente forte l'eco di Bentham. 
Il principio di piacere è una caratteristica naturale dell'uomo, è una forza primitiva ed esigente che governa i "processi primari " della mente.

Il "principio di piacere" si scontra però ben presto con un "processo secondario" che costringe gli esseri umani a controllare i loro desideri per scendere a patti con il "principio di realtà".

Il rapporto tra i due principi è antagonistico: la richiesta di piacere è sempre in lotta contro la realtà. Eppure il principio di piacere, insaziabile, lotta contro tutto ciò che vuole imporgli dei limiti: che sia il "processo secondario" interiore, della mente, o che sia l'ambiente esteriore circostante.
"IN ENTRAMBI I CASI SI TRATTA DI UNA BATTAGLIA CHE IL PRINCIPIO DI PIACERE E' DESTINATO A PERDERE.
IL SUO PROGRAMMA E IN CONTRASTO CON IL MONDO INTERO, COL MICROCOSMO COME COL MACROCOSMO.
NON ESISTE ALCUNA POSSIBILITA CHE SI REALIZZI. TUTTE LE LEGGI DELL'UNIVERSO SONO CONTRARIE."

Non sembrerebbe esserci altro da dire. Ma Freud sembra ben deciso a non lasciare illusioni.
Ciò che chiamiamo felicità per sua natura è possibile solo come fenomeno episodico. "Quando una qualsiasi situazione desiderata dal principio di piacere si prolunga produce al massimo una moderata soddisfazione."

Inoltre, attenzione, l'uomo non viaggia mica nel vuoto! Le condizioni dell'esistenza rispondono al nostro infinito desiderio di piacere con l'infinita possibilità di dolore. Sic.

Tre sono le possibili origini del dolore: "dal nostro stesso corpo, destinato alla decadenza e alla dissoluzione, che non può neppure evitare il dolore e l'ansia come segnali di avvertimento; dal mondo esterno, che può prendersela con noi con forze distruttive gigantesche e spietate; e infine dai nostri rapporti con gli altri. La sofferenza che deriva da quest'ultima causa è forse per noi più dolorosa di qualunque altra."

Nell'elencare tutte le strategie che gli uomini usano per raggiungere la felicità Freud ripercorre in pratica la storia di questa caccia al tesoro: l'edonismo, la chimica, l'isolamento volontario, le pratiche ascetiche, il lavoro umanitario, l'approccio estetico, la virtù.. e tutte destinate al fallimento.

Ci sono tutti nel discorso di Freud: gli stoici e la loro rinuncia ascetica, l'esilio beato di Rousseau, la speranza di Agostino, la virtù di Socrate e Platone, Sade e il suo edonismo, le droghe di de Quincey e Baudelaire, il sogno di rifare il mondo di Marx, la gioia del lavoro di Weber e Smith... 

E c'è l'amore erotico, la strategia più naturale per tutti noi e quella che ci avvicina più di ogni altro metodo a quella meta.
Ma, ci mette ancora una volta in guardia Freud: Noi non siamo mai "così indifesi contro la sofferenza come quando siamo innamorati, mai così disperatamente infelici come quando abbiamo perduto l'oggetto del nostro amore."

CHE FARE, DOKTOR FREUD?
Ebbene "il programma di diventare felici che il principio di piacere ci impone non può essere realizzato." Ma NOI NON DOBBIAMO E IN VERITA NON POSSIAMO RINUNCIARE AI NOSTRI SFORZI PER CONDURLO PIU VICINO ALLA REALIZZAZIONE, CON UN MEZZO O CON UN ALTRO."

La consapevolezza non deve avere "UN EFFETTO PARALIZZANTE". E nei fatti non ce l'ha.

Ha finito, Doktor Freud?
Sì, il Doktor Freud ha finito, ma, paradossalmente, ascoltarlo mi fa sentire molto ma molto meglio. POTERE DELLA PAROLA CHIARA.

14 commenti:

  1. poi c'è il saggio "al di là del principio di piacere" e allora si aprono gli occhi con stupore su qualcosa che io ho sentito profondamente vera e profondamente pericolosa, un attrazione fatale e oscura

    sostengo da sempre che di freud abbiamo capito forse un decimo di quello che ha scritto, altro che passi avanti della psicologia, e finchè gli psicologi contemporanei non faranno analisi del profondo si filosofeggia, o peggio, si gioca a dottori,poi...ora che anche i sacerdoti fanno gli psicologi, loro che rappresentano la somma delle nevrosi c'è posto per tutti
    francesca

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  2. marina, hai messo insieme proprio bene quei celebri frammenti di discorso del Doktor!

    e giustamente come dici fa bene la parola chiara, quella non ingannatrice!
    e che facciamo mettiamo al bando la poesia visto che il poeta è fingitore?!
    o continuiamo a barcamenarci tra questo e quello, surfando tra le onde ad evitar gli scogli visto che navigare necesse est, anche questo il Nostro citò, del resto era di cultura ampissima e scrive all'altissima avvincente levatura del grande romanziere.

    Restio all'illusione però curioso affascinato anche da quello che non poteva concedersi, nelle lettere a Rolland è molto preso dal fascino di quella nozione dell'oceanico però la preoccupazione della laicità del suo edificio era prevalente su tutto.
    Che avrebbe detto Freud di uno come Osho che si è prefisso di celebrare la gioia e l'estasi? Avrebbe preso le distanze dal guru ma la pulce nell'orecchio gli sarebbe rimasta? o il Superio Ebraico avrebbe riportato la sua completa vittoria?

    cmq Freud è un grande, per me,
    ma anche Osho!

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  3. Buon Dio!
    Già l'ottimismo non è una caratteristica innata in me, e leggere che comunque siamo destinati a soffrire non è incoraggiante...
    Comunque, io penso che per essere felici, o perlomeno contenti, bisogna prefissarci mete possibili...

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  4. I concetti che esprimi vanno oltre le mie capacità intellettive, sintetizzo pertanto quello che intuisco con due aforismi del solito Tagore che così dice:

    "Il dolore è transitorio, mentre l'oblio è permanente; nondimeno ciò che è vero è il dolore, non l'oblio":

    "Perché cerchi la felicità fuori di te,
    non sai che la puoi trovare solo nel tuo cuore?".
    Ciao
    Sileno forse un po' fuori tema.

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  5. E non credo che ci sia altro d'aggiungere...io comunque vado...devo inseguire in un modo o nell'altro la mia felicità.
    Baci

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  6. post aperto!
    Non essendo del mestiere accetto integrazioni...

    @sileno: la tua parola "poetica" è sempre in tema!

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  7. ciao Marina, per le poche conoscenze di psicanalisi di cui dispongo, al pessimismo di Freud preferisco la visione di Jung. Per Freud la parte pulsionale dell’uomo e la sua inevitabile necessità di essere sociale sono inconciliabili, mentre per jung proprio questa contradditorietà permetterebbe all'individuo (almeno a quell’individuo capace di lavorare sulle proprie contraddizioni) di sviluppare meglio se stesso, di progredire e mutare,se è necessario e, attraverso se stesso, cambiare la società. Mi sembra quantomeno più possibilista…o no? però neanche io sono del mestiere e può darsi che mi sbagli!un bacio, A'

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  8. Sono arrivata in tempo (sono stata fuori) per leggermi queste tue imperdibili puntate sulla felicità... Ma poi lo scrivi il libro? Ciao, Giulia

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  9. Cara Marina, stamattina sono dovuto uscire prestissimo e non ho visto il tuo post. Adesso ti avevo postato un commento che mi piaceva molto, ma si è perso nel nulla.
    Credo che Freud non mi voglia...

    Io sono felice che sia esistito, anche se su alcune cose non sono d'accordo, ma le sue intuizioni sono assolute, checchè ne dicano tanti addetti ai lavori del giorno d'oggi.
    Il mio innamoramento è stato ed è per Jung.

    In ogni caso, ti riporto un detto orientale che riassume il mio pensiero sulla felicità:

    "Se vuoi essere felice qulche ora, bevi vino; se vuoi essere felice qualche anno, prendi moglie o marito; se vuoi essere felice tutta la vita, coltiva un giardino".

    Ciao, Giorgio.

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  10. Si vive meglio quando si accetta che la vita sia un brutto quarto d'ora con dei momenti splendidi.
    Il trucco credo che sia nel ricercare il momento felice, non la felicità che non può esistere.

    Ho amato alla follia Saggi sull'arte, la letteratura, il linguaggio.

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  11. Ciao Marina, innanzi tutto grazie per essere passata nel mio penultimo post su Trieste.Parliamo di Freud? Ok, per me è il mio mentore, perchè mi ha aperto gli occhi quando stavo precipitando. La lettura e la scoperta della psicoanalisi è stata per me un toccasana, una vera rivelazione, che ha cambiato la mia vita, non dico in meglio, perchè non è vero, ma almeno mi ha fatto scoprire il modo di essere sempre autentica!
    Freud è impareggiabile!

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  12. Marina, sono onorata di averti avuta nel mio blog, questo post ha in un certo senso alleggerito anche me ,sai?
    Bè io sono solita entrare nel blog altrui per la prima volta con un mazzo di complimenti,così come si fa quando si viene ospitati in una casa nuova, perchè altrimenti sono una Gentildonna, non dico nulla e vado via. Abitudine dimenticata da moltissimi ineducati che entrano di straforo nei blog altrui per demolirli. Ma Freud direbbe che in realtà il problema non è il nostro che li subiamo per un brevissimo lasso di tempo, ma il loro che si subisono quotidianamente. Baci .Torna mi raccomando e non prendere troppo sul serio quel test.

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  13. anche se non ti piaccio, tu piaci a me, ciammà fa mi piacciono gli amori non corrisposti.

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  14. @NINFA: tornerei volentieri a trovarti e mi sottoporrei anche al test ma i tuoi blog risultano ad invito e non so come fare. Non so se mi piaci o no, non ho fatto in tempo a conoscerti. Quello che è certo è che mi incuriosisci.Mi fa piacere se ti sei trovata bene qui da me. Speriamo di rincontrarci
    marina,

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