Oggi, 8 marzo, vi presento il libro di una donna, sulle donne.
“Dare forma al silenzio- Scritti di storia politica delle donne” di Anna Rossi-Doria, Professore associato di Storia contemporanea presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Il libro è edito da Viella-Libreria Editrice in Roma e costa 27 €.
Nella prima parte del libro si ricostruisce la lotta delle donne per l’accesso alla politica, in Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e sulla scena politica italiana agli inizi della Repubblica.
Nella seconda parte, si affronta l’ipotesi di lavoro di una storia del neofemminismo italiano.
Infine nell’ultima parte l’autrice riferisce di alcune sue esperienze di insegnamento di Storia delle donne.
Da ognuna delle tre parti ho scelto un piccolo brano.
Diciamo tre meditazioni.
Prima meditazione.
Dice Anna Rossi-Doria, parlando degli anni ’80, quando iniziava il lavoro appassionato e difficile delle donne storiche per ricostruire la storia della metà dell’umanità ignorata dalla storia “ufficiale”: “Ricordo il tremito interno che mi colse quando, in una luminosa sera d’estate, uscendo da un convegno, uno storico di sottile intelligenza mi disse, con negli occhi un lampo quasi malvagio: ”Voglio proprio vedere come farete a scrivere una storia di cui non esistono le fonti!”.
Seconda meditazione.
In uno dei corsi di Storia delle donne da lei tenuto, Anna Rossi-Doria presentò un famoso saggio di Lucien Febvre, aprendo la discussione su questo passo:
“E più si svilupparono le operazioni intellettuali negli ambienti sociali in cui tutti i rapporti umani si trovano sempre meglio regolati da istituzioni o tecniche , più si è andata rafforzando la tendenza a considerare le emozioni come una perturbazione dell’attività, come qualcosa di pericoloso, d’importuno e di brutto.”
Prese la parola una giovane studentessa, ricercatrice universitaria, che aprì il suo intervento con questa frase: “Se questa è la storia della civiltà, io non faccio parte della civiltà.”
Terza meditazione.
Dice Anna Rossi-Doria: le donne sono perfettamente consapevoli del rischio di farsi divorare da coloro che amano, dei pericoli della fusionalità. Con grande razionalità, infatti, noi esaminiamo questi meccanismi, ma il punto è che ci sembra impossibile vivere e dare un senso alla nostra vita senza di essi.
(Questo è) il più eccessivo di tutti i paradossi che segnano la nostra esperienza: noi dobbiamo provarci di esistere proiettandoci negli altri (o inglobando gli altri in noi) e prodigandoci per loro, ma poi ci sentiamo esistere, quasi ci riconosciamo e ci salutiamo, quando ci rifugiamo in noi stesse.
Virginia Woolf ne "La gita al faro" coglie questo momento particolare.
È sera e la signora Ramsay, dopo aver “rassicurato il marito sul suo genio” e aver messo a letto i bambini, lei che pure “avrebbe voluto aver sempre un bambino piccolo”, torna a se stessa.
“Allora non occorreva più che ella pensasse a qualcun altro. Allora poteva essere se medesima e appartenere a se stessa. Da qualche tempo ella provava spesso il bisogno di riflettere un po’; forse non proprio di riflettere; ma di tacere, di stare sola. Allora l’esistenza e l’azione, espansive, luccicanti vocali, evaporavano in lei; e il senso di sé, in modo quasi augusto, si riduceva a un segreto cuneo d’ombra, a qualcosa d’occulto per gli altri”.
sabato 8 marzo 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Speriamo che questa festa, rovinata dal consumismo, possa ritornare al suo originario significato, altrimenti meglio abolirla...
RispondiEliminaBelli i passi che hai segnalato: danno luce ad aspetti spesso trascurati del faticoso vivere dell'anima delle donne.
RispondiEliminaSenza voler togliere nulla ai grandi temi e ai grandi obiettivi credo biognerebbe tornare ad auto-pensarsi con più attenzione nel momento quotidiano e corrente, quello troppo spesso trascurato.
Buon 8 marzo,Marina, tra noi ha ancora un senso dirlo.
Tereza, arrivata qui attraverso Finazio
Belli e significativi i passi che hai segnalato: narrano il faticoso esistere dell'anima delle donne attraverso i momenti del quotidiano e corrente, quella parte di vita sempre più spesso trascurata e sottovalutata.
RispondiEliminaPerchè anch'io penso e credo che, senza nulla togliere ai grandi temi e ai grandi obiettivi, dovremmo ripensarci e riflettere di più nel piccolo, quello che silentemente ma tenacemente ci nega identità e capacità d'azione.
Buon 8 marzo, Marina, che tra noi ha ancora un senso dirlo senza voler festeggiare banalmente nulla.
Tereza, giunta qui attraverso Finazio
Sono quasi commossa...Ho fatto l'esame di Storia delle donne in età contemporanea con la Prof Anna Rossi-Doria...l'avevo rimossa..
RispondiEliminaConcordo con Franca: meglio eliminarla se deve essere pretesto per vacuo consumismo.
RispondiEliminaE con TereZa quando dice che tra di noi (ma quante siamo?) possiamo ancora dirci "buona giornata di lotta per i nostri diritti e di quelli di tutte le donne del mondo"
Baci baci.
Anna
Bello questo tuo post... Un bel modo per festeggiare questo giorno che deve avere un significato non essere solo una festa... Costanza
RispondiEliminaSe vuoi vienic a torvare, ci faresti molto piacere. Costanza
..mi sento piccina piccina di fronte a un tale post di spessore, come quello che hai pubblicato tu oggi..!!Il mio, sulla "mia riva"..è una robettina in confronto..(del resto l'ho scritto di fretta..ma mettendo solo quello che sentivo..)
RispondiEliminaTi sono grata per questo tuo bel contributo all'8 marzo! Penso di ritornare a leggere questo post con più calma..Ne vale la pena! Brava Marina che proponi davvero ottime cose!
Un bacio e auguri!
Frida
E' sera e Artemisia, dopo aver frullato tutto il giorno si siede finalmente in poltrona, mette il portatile sulle ginocchia e si gode il post di Marina sull'otto marzo.
RispondiEliminaGrazie Marina!
Franca e Anna: condivido il vostro pensiero ma quest'anno ho capito che l'8 marzo ci vuole ancora. Sta a noi rigettarne l'aspetto consumistico e dargli quello che merita.
Brava Marina, bellissimo post.
RispondiEliminaGrazie!
Ciao Marina scusa se non commento il post ma sono molto di fretta e sopratutto è molto tardi.
RispondiEliminaIl tuo commento WordPress lo aveva considerato come spam in automatico, sono riuscito a salvarlo in quanto me ne sono accorto solamente oggi (sia del commento che della sezione spam).
Mi scuso anticipatamente e buon 8 Marzo (anche se ormai passato :( ).
Pandoro
benvenuta a Tereza, pandoro sei scusato, e auguri a tutti voi.
RispondiEliminaUno dei miei ultimi cartelli storici per l'8 marzo(anni 70) diceva: il potere non trasformerà in celebrazione la giornata della nostra ribellione.
In genere quando sui muri scriviamo che NON accadrà questo o quello è per scongiurarlo, perchè sentiamo che sta già accadendo...
solo noi possiamo restituire all'8 marzo il suo vero significato
coraggio, ragazze!
baci marina
Ma come fai a sapere che in questi giorni mi sento proprio come la sig.ra Ramsay?
RispondiElimina"...e il senso di sé, in modo quasi angusto, si riduceva a un segreto cuneo d'ombra, a qualcoso d'occulto per gli altri". Esattamente.