Roberto Piumini è l'autore di alcuni dei più bei libri per l'infanzia della nostra letteratura. Ma vi prego caldamente di non chiamarlo "scrittore per l'infanzia," ma solo scrittore.
Potete però chiamarlo poeta.
Io ho letto il suo Canzoniere dal titolo "L'amore in forma chiusa", pubblicato nel 1991 da il melangolo.
La forma in cui l'amore è chiuso è quella del sonetto, la forma squisitamente classica di Petrarca, di Dante, di Cavalcanti e di Guinizelli.
Ed è stupefacente come l'amore del XX secolo, vissuto in una città dell'oggi, si lasci chiudere in una forma così precisa e strutturata, senza perdere niente della sua carnale realtà.
In uno dei primi sonetti Piumini lancia la sfida:
canterà la donna amata
In quattordici versi solamente
poiché la tradizione così vuole.
Ma l'amata di Piumini non è una presenza eterea ed impalpabile, fatta di sguardi e lontane movenze, ma una creatura consistente e corposa che vive in un mondo consistente e corposo. Dove c'è lo sterco di una mosca, i binari di un treno, auto ferme ad incroci, ombrelli grandi, uomini in consultazione frenetica della loro agenda, macchine fotografiche, televisori, e la cornetta del telefono.
E lei, l'amata, si lava in bagno, si scopre un capello bianco, soffre di emicrania, indossa cerate rosse, chiede al suo uomo di perdere peso, passa il sale a tavola e cucina tra padelle e pentole.
Ma la forma trecentesca resiste a questa invasione del XX secolo, e mai, neppure per un verso, si ha l'impressione di una incongruenza, dello stridere di un contrasto.
Piumini vince la sua sfida: l'amore dell'oggi può essere cantato, come quello del passato, in quattordici versi solamente.
Non solo, ma la forma-sonetto, che ha cantato donne angelicate ed amori platonici, si mostra capace di cantare un eros trionfante e contento di sé e di scendere nei dettagli del corpo. È il sesso detto in amoroso stile.
Leggere per credere.
Voce di donna io vorrei avere
Voce di donna io vorrei avere
per raccontare più completamente
i giochi della voglia e del piacere,
il mio canto maschile è insufficiente.
Non voglio solo il tuo corpo gioioso,
il grido che tu nutri nella gola,
lo sguardo che arde muto nel riposo,
ma la tua voce e la tua parola.
Non per me: per il canto, per narrare
quello che conta in tono femminile,
parole misteriosamente chiare,
il sesso detto in amoroso stile.
Da solo canto questa dole lena
a mezza voce non a voce piena.
Se stoffa, vorrei essere la lana
Se stoffa, vorrei essere la lana
che scende aderendoti ai capelli
in cui il braccio chiaro si rintana
e che si gonfia sui seni gemelli,
e accarezzandoli in lenta discesa,
i tuoi capezzoli ha fatto rizzare
in un'allerta che la fanno tesa.
Se altra stoffa volessi sognare,
sarei le mutandine di cotone
che legano salendo le caviglie
e poi, continuando l'ascensione
livellano le lunghe meraviglie
delle tue cosce e, quietamente,
allunano sul sesso lumescente.
Sonetto
Quella che un tempo si sarebbe detta
la tua verginità, non mi è toccata:
non io ho consumato la vendetta
del maschio sulla donna innamorata.
Sono contento: il dolore è dolore
anche quando felice e consenziente.
Io preferisco il discorso d'amore
che, come pena, non sa dire niente.
Nessuna gelosia che il tuo passaggio
da ragazza a donna non sia stato
celebrato da me, prete impacciato:
prima c'è stato Aprile, dopo Maggio:
nel colmo dell'estate t'ho incontrata,
quando la fioritura era fruttata.
Tediosa è la domenica, si sa,
nella sua sciapa arietta abbandonata
e con la gente che, rimpannucciata,
a prendere il giornale se ne va.
La domenica che, inutilmente,
separa il sabato dal lunedì:
gino in cui non accade niente:
si pencola nel tempo, un po', così.
Non noi: feroci, matti fra lenzuola,
per tutta la domenica, mettendo
in gioco giochi, la roca parola,
pressandoci la pelle in molti sì,
facendo, riposando, ripetendo,
come se fosse un mercoledì.
Sonetto
Quando, come vorrei, ancora uniti,
ti scoprirai, guardando, una mattina,
un capello non più del suo colore,
appena appena chiaro, forse bianco,
spero che non avrai occhi smarriti
né resterai pensosa, a testa china,
nel tuo deluso e chiuso batticuore,
premendoti la mano contro il fianco,
ma correrai da me con allegria
svegliandomi se ancora addormentato,
e mi dirai, mostrandomi il capello:
"Guarda, amico della vita mia,
stanotte ho fatto un sogno inargentato
e mi è rimasto questo: non è bello?
molto belle, sinceramente gradevoli e piacevoli. Ciao Marina Grazie.
RispondiEliminaMolto bella, mi è piaciuta molto. Grazie
RispondiEliminaverissimo ! lo conoscevo !
RispondiEliminaE il mio amato? Anche per lui quattordici versi solamente...
RispondiEliminaFar l’amore con un pianoforte
sarà scorrergli sopra con un dito
a lasciare tracce opache
sul suo lucido splendore.
Possederlo spalancando la sua coda,
possederlo costringendolo a vibrare/
allagandolo di musica vischiosa.
Possederlo fino a quando
l’ultima eco di una musica
si trasforma in convulsione,
si trasforma in uno spasmo,
che si allarga che si allarga
fino a togliere il respiro,
fino a diventare orgasmo.
Betta
PS: non ho resistito! Scusatemi.
Per la serie: il cognome è importante.
RispondiEliminaPiumini sa di leggerezza, di grazia, di tocco morbido che accarezza l'anima.
Grazie Marina,
RispondiEliminae dire che solitamente
non amo legger poesia.
Ho sempre considerato Lo stralisco uno dei miei libri preferiti
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