giovedì 21 gennaio 2010

diritto all'oblio


Nathalie Kousciusko-Morizet

Noi utenti di Internet seminiamo continuamente dati o informazioni personali sui nostri blog, su Twitter o su Facebook o su Mylife. E scritti e foto e pensieri e fatti più o meno privati. Lo facciamo in una stagione della nostra vita in cui questo non ci reca disturbo. E poi?
Quando passa quella stagione? Come rientrare nell'anonimato? Come indietreggiare verso l'oblio? Come riconquistare la propria riservatezza?

Nathalie Kousciusko-Morizet, sottosegretario francese all'economia telematica, si è posta questo problema e ha deciso di rendere più semplici e rapide le procedure per cancellare le informazioni personali, che rischiano di restare sul web fino all'eternità. Coloro che gestiscono siti web saranno tenuti ad una gestione molto severa dei dati in loro possesso: certificazione, tracciabilità, multe salate contro gli abusi o le inadempienze e la possibilità di impartire on line il proprio ordine di delete.
Nathalie si batte per il diritto all'oblio telematico ma sulla sua strada incontra coloro che temono forme di censura e quelli che difendono il diritto all'informazione e il lavoro di ricostruzione storica.

Mark Zuckerber


La legge europea in materia di riservatezza è  molto più severa di quella americana e già Google ha fatto sapere che non accetta limitazioni esterne. Mark Zuckerber poi, 26 anni da compiere e fondatore di FaceBook nel 2004 (quando secondo la nuova tradizione era ancora studente) ha dichiarato che la privacy è roba vecchia e che ai giovani d'oggi non interessa. Interessa comunque meno che giocare al gioco delle relazioni su FB.
Ma anche in America c'è chi si batte per un rientro tranquillo nell'anonimato.
Questo è reso però difficilissimo dalla pratica del copia-incolla, che spande i nostri dati (foto, informazioni private, testi ecc.) a macchia d'olio. Come rintracciarli se si decide di ritirarli dalla rete?
L'indomabile Nathalie ha messo un gruppo di esperti al lavoro.

Dunque le cose stanno così.
Confesso che l'idea di essere crocifissa per sempre ai sentimenti, ai pensieri, alle sensazioni di un momento della mia vita mi disturba.
In questo perodo poi il mio bisogno di arretramento rispetto all'umanità è molto forte. Combatto quotidianamente la mia battaglia per non fare una bella lettera circolare con cui avviso tutti che marina non c'è più.

Questo mi riporta alla mente un episodio lontano nel tempo. In un piccolo gruppo di donne si presentò il quesito: Come fare a lasciare l'amante di un momento, mai amato e rivelatosi appiccicoso? Che cosa dirgli? Diverse elaborate proposte si presentarono in campo. Ma vinse la risposta fulminea e indimenticabile di una ragazza di Rovigo: Desméntegate de mi! Ovvero: Dimenticati di me!

Ecco, il giorno in cui decidessi o decideste di scomparire dalla rete questo potrebbe essere il testo di una bella lettera circolare: Desméntegate de mi!

32 commenti:

  1. Credo che se cambiassi davvero dentro di me e volessi sparire dalla rete, me ne andrei via e abbandonerei questo mondo telematico. Credo anche che poco mi importerebbe che le mie traccie rimangano. Le donerei a chi potrebbe essere interessato a quella parte di me e della mia vita che ho definitivamente abbandonato dentro di me. Poi, se cancelli tutto, c'è il rischio che in un futuro più lontano tu te ne possa pentire.
    Giorgio

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  2. In verità, devo dirti che non capisco la natura del problema. Mi pare faccia parte del nostro rifiuto di prenderci le nostre responsabilità. Eppure, dovremmo tutti convenire che la vita è qualcosa di irreversibile, tutto ciò che noi facciamo, sul web o altrove è irreversibile e per me è giusto, direi persino ovvio, che se lasciamo delle traccie, queste si cancelleranno con dei tempi che sarebbe vano tentare di controllare: come le tracce sul terreno, sarà il vento o la pioggia a cancellarle. Anche un omicida, seguendo la logica della Nathalie che tu citi, potrebbe aspirare a non rispondere più dei propri atti, a volere la cancellazione. E' ovviamente un esempio estremo, ma a mio parere la logica è uguale: rimaniamo legati alle conseguenze dei nostri atti, che ci piaccia o no.

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  3. Eh sciogliere la catena di causa-effetto a volte è un esercizio assai arduo...
    :-)

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  4. Perché dimenticare? Perché farsi dimenticare? Personalmente cerco di lasciare tracce, idee, spunti, vie e sentieri...
    La damnatio memoriae, se ci sarà, farà il resto (sic!)

    Rino, vivo e presente.

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  5. ma lo sanno anche i bambini che dal primo momento che navighi su internet divinte visibile e tracciabile ma soprattutto risulterà difficile cancellare il tuo passaggio, forse bisognerebbe essere più consapevoli di questo, a me personalmente non dà fastidio lasciare sparsi frammenti di me, perchè quei frammenti riguardano comunque quello che sono o che ero nel momento che li ho scritti e non rinnego niente di quello che ho fatto o ho detto, anche se non condivisibile ora, perchè ho tutto il diritto di cambiare idea e non esser giudicata per questo

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  6. Son d'accordo con Gaspare: quel che ero fa parte di quel che sono, in qualche modo, e le tracce che ho lasciato in giro...sono comunque scadute, chissenefrega...se qualcuno vuol rappresentarmi con vecchie frasi rinsecchite che ho scritto in una delle mie settantadue vite precedenti, in fondo è un problema suo, no?:-)

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  7. Credo si debba poter decidere, se lasciare traccia o meno. Quindi va benissimo la legge...

    Personalmente non mi importerebbe...Già lascio quel che mi va di lasciare.


    P.S.
    Se puoi non sparire...mi dispiacerebbe.

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  8. sono d'accordo con Rino e Lupo...Forse sarebbe meglio accettare l'eventualità che si possa cambiare idea cammin facendo rispetto alle tracce che abbiamo lasciato di noi, se così non fosse trovo inutile affacciarsi a vetrine quali facebook o twitter etc. Questo per quanto riguarda il web. Sulla vita reale di tutti i giorni ho altre riserve. Con tutto l'amore che ti porto confesso che trovo orribile l'idea della lettera circolare. Può essere che abbiamo bisogno di quella parte di umanità da cui vogliamo arretrare...Un abbraccio

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  9. @tutti gli amici: è evidente che siete tutti più sani di me. Io provo spesso un forte bisogno di cancellarmi e non solo dal web. Anche dalla memoria delle persone in carne ed ossa e anche oltre. Credo che dovrò spiegare meglio questo mio bisogno. O forse no: meglio non lasciare anche QUESTA traccia!
    @Vincenzo: c'è anche chi si è posto proprio il problema che citi tu, cioè quello di chi ha commesso e poi PAGATO, un reato. Deve per tutta l'eternità essere legato a quel suo atto? Se lo chiedeva già Pirandello...

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  10. L'avevo compreso a dire la verità...


    Alle volte però vorrei esser io a non aver memoria di qualcuno.

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  11. anche a me succede di pensare di desparire per sempre da me e dagli altri.

    eppure la frase:
    Desméntegate de mi!
    Mi fa molto effetto,in fondo posso scegliere io chi dimenticare,ma imporlo agli altri....

    un abbraccio

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  12. Ancora: ho fatto male a mettere insieme due piani diversi del discorso. È stato un modo di nascondermi. Mea culpa.

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  13. Ancora ancora: la chiusa ironica ha completato il casino. Mea massima culpa.

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  14. ancora ancora ancora: eppure ci tornerò su, lo considero un mio compito preciso, anzi un dovere.

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  15. fantastica la battuta ! Ma il business di facebook è tutto sulla presunta necessità di "compagnia virtuale". Attaccando quella si apre un mercato enorme, e ci sono sempre più personae ammalate di facebook !

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  16. fantastica la battuta ! Ma il business di facebook è tutto sulla presunta necessità di "compagnia virtuale". Attaccando quella si apre un mercato enorme, e ci sono sempre più personae ammalate di facebook !

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  17. Intervengo tardi, a chiusura di una giornata tanto pesante quanto noiosa di lavoro.
    Che dire, Marina?
    Se ora, dopo tanti commenti e controcommenti, ti dicessi che, servendomi del mio "trotterelloso" e sfrenato istinto sentimental-emozionale, comprendo il tuo desiderio di scomparire tu che faresti? Penseresti che ti sto blandendo? E per cosa poi?
    No, faccio prima a spiegarti perché ti comprendo (bada bene: uso il verbo comprendere per intendere un "so di cosa parli, lo conosco, l'ho provato").
    Il desiderio di scomparire è secondo me figlio del desiderio più profondo e follemente fantasioso (lo dico in senso positivo, poetico) di potersi riguadagnare una libertà assoluta, un inizio senza storia, il nulla che può essere origine o semplicemente "custodia" di tutto.
    Tornare nel nulla è come tornare inafferrabili, polvere dell'universo, non catturabile, dispersa ma presente, la cui esistenza non è né controllabile né verificabile da parte di nessuno.
    Per assurdo: sono gli altri a certificare la nostra identità, affettiva e concreta ma, allo stesso tempo, sono loro pure quelli che la costringono e la rinchiudono nei limiti del tempo e dello spazio.
    Lo so che è un discorso folle e paradossale quello che ho fatto, un discorso che procede per astrazioni pazzigne ma, forse, il desiderio di scomparire altro non è che il desiderio di libertà assoluta, di infinito, detto con parole esagerate ma, in fondo in fondo, vere, benché dure da accettare.
    Chiami tu la Croce Verde per me?
    Un abbraccio pazzo

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  18. E' vero che siamo responsabili delle nostre azioni, ma forse è altrettanto vero che, quando avevamo cominciato a scrivere sul web, non potevamo prevedere tutto. Non da tutto si può tornare indietro soprattutto quando si è commessa una colpa, ma da molte cose sì. E' vero che non si può cancellarsi dalla memoria degli altri, ma dell'uso che fanno di questa memoria sono responsabili gli altri e non io e se la usano male devono ripsonderne.
    Perchè quindi il web dovrebbe trattenere qualcosa che non vogliamo che sia trattenuto? Perchè non ci si può cancellare?
    Io credo che si dovrebbe poterlo fare, si dovrebbe lasciare la possibilità di scegliere. perchè no? Forse non lo si potrà ottenere ma perchè non sono libero di chiederlo e di chiedere che uno possa anche tornare sui suoi passi e dire: "voglio scomparire di qui". A qualcuno potrà sembrare insignificante, ma ad altri no.
    Io confesso che mi piace internet, ma sono stata sempre un po' sulla difensiva, nella vita sono molto più aperta di quello che non sono qui.
    ma non pensiamo anche a tutti quei ragazzi che scrivono sentendosi liberi un sacco di cose e poi un giorno qualcuno potrebbe rintracciare le stupidaggini che hanno detto ed essere "inchiodati" a quella traccia che è solo una tracciam, ma può diventare una gabbia? Non so... marima, come sempre hai toccato un problema complesso, ma importante e lo hai centrato perchè lo senti in modo vivo e non "astratto". Grazie per questa riflessione

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  19. Purtroppo vivere e rendersi presenti in questa realtà virtuale può spesso diventare scomodo, a volte sembra un modo per fuggire i problemi quotidiani, a volte diventa un problema anche questo...

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  20. cara Marina,al solito la tua intelligente sensibilita' ha scatento marosi, e canti di gloria, nel popolo(!) deituoi amici ed ammiratori.
    Comprendo la tua stanchezza di apparire,di dover essere presente per gli altri,per " l'altro ",ma tu ,con tutte le tracce che hai lasciato a/in noi non puoi piu' svanire,ricorderemo e rimpiangeremo le tue note,come farai tu,ovunque andrai,verso alcune nostre note.
    Come dice Sartre,siamo condannati alla liberta',di vivere,di rapporto:la tua prossima,eventuale sparizione,fuga,nascondimento in solitudine e' effetto anche di questo tuo recent passato/passaggio in rete.
    Concordo con Tereza:" sono gli altri a certificare la nostra identità, affettiva e concreta ma, allo stesso tempo, sono loro pure quelli che la costringono e la rinchiudono nei limiti del tempo e dello spazio".
    Abbiamo inciso le nostre parole ed i nostri contatti di amici sul quaderno della vita:siamo condannati,mi sembra giusto e responsabile,a risponderne,comunque,perche' abbiamo probabilmente convinto,o distratto,interessato un nostro simile che,magari,ha agito o pensato di conseguenza.
    Nel tuo caso,poi,Marina,la condanna e' sicura perche' le tue parole incidono,e' un complimento sincero,i nostri vissuti-guarda che pandemonio hai creato con una minaccia di ritiro!-.E' argomento serio,quello che ci hai proposto.Cosi' l'ho letto io.Mi raccomando,sei condannata,ne me quitte pas!

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  21. @Giovanni nessuna minaccia, ho solo scritto di una mia sensazione in un giorno della mia vita. Io sono lenta molto lenta a capire le cose che mi riguardano, e passo per fasi alterne, contraddittorie, di confusione...
    intanto ti ringrazio davvero per le tue paole

    @Giulia sei molto più saggia di me. Mi piace la tua posizione ragionevole. grazie

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  22. Leggi dell'ombra
    in strati di oscurità
    pagliuzze d'oro.

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  23. Cara Marina, per quanto riguarda la tua presenza sulla rete, credo che sia preziosissima per te e per molti altri. Per te perché è evidente che ami scrivere e lo sai fare molto bene, e poi perché, scrivendo pubblicamente, metti a disposizione degli altri la tua esperienza di vita in tutte le sue sfumature.

    Io, ad esempio, mi sono interrogata spesso sul senso da dare a certe mia esperienze personali. A che serve quello che ho vissuto? A me ha regalato dolore, depressione, insicurezze a non finire, lunghe notti insonni. Ma non posso accettare che tutto questo non serva, non posso accettare che tutto ciò sia "inutile". Il solo modo perché non sia inutile consiste nel condividerlo.

    E qui arriviamo al punto fondamentale. Quando parlo di "condividere", non intendo consigliare di spalancarsi al mondo con fiducia acritica e con chissà quali favolose aspettative: per carità, sarebbe un grossolano errore!
    Al contrario, secondo me per volgere le proprie esperienze negative al meglio, occorre invece guardare la realtà per ciò che è, e servirsi poi di tale fredda consapevolezza per costruire qualcosa di positivo. Si tratta di una forma d'ottimismo fondata sull'uso della ragione.

    Partendo dunque dal presupposto che molti non ti comprenderanno, alcuni capiranno a rovescio, altri ancora deformeranno il senso di quanto scrivi e qualcuno poi si ergerà a saputello lasciando qualche commento sciocco (sì, devi mettere in conto anche questo), resta però il dato indubitabile che una parte dei tuoi lettori, occasionale e non, capisce e capirà. Non solo. Qualcuno trarrà conforto da certi tuoi post, qualche altro si ricorderà di un tuo pensiero e ne farà tesoro, e alcune persone insospettabili s'identificheranno con parte delle tue esperienze e dei tuoi pensieri.

    I lettori di un blog non sono soltanto quelli che commentano assiduamente: ci sono persone che leggono con piacere senza commentare, ci sono persone che vanno in cerca di compagnia sul web, che vanno in cerca di una parola, di un post "giusto" per loro in quel momento.

    Ecco, Marina, è per te stessa e anche per costoro che tu scrivi. Per una minoranza silenziosa che a volte si sente sola e non lo dichiara, che aspetta parole, che cerca emozioni, che è contenta di leggere nei tuoi post quello che non sente dire nel piatto conformismo della vita quotidiana.

    Ci sono silenzi, oltre lo schermo del computer, carichi di senso. Se io continuo a scrivere, lo faccio ovviamente per me perché mi diverte, ma lo faccio anche per questa minoranza che apprezza e comprende, anche se non sempre commenta. In questo modo tutta la mia esperienza di vita ha un senso e so che non è inutile.

    Tutto ciò solo per dire che il tuo blog, e quindi le tue tracce qui sul web, hanno un senso profondo e saranno d'aiuto a qualcuno. Te lo scrivo perché ne sono convinta.

    Un abbraccio. :))

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  24. cara Romina sento la esperienza nelle tue parole e ne sono confortata. Le tue riflessioni sono molto giuste, diciamo che in linea di massima riesco a seguire la tua stessa linea di pensiero. Questa volta ho inciampato. Sai io credo molto alla testimonianza, è forse la cosa che mi interessa di più.L'apprezzamento per la mia scrittura o per quel po' di cultura che mi sono fatta o per un certo spirito lusinga la mia vanità il mio amor proprio eccetera. Ma la cosa più importante è proprio quella che dici tu: mettere su queste pagine la mia esperienza, renderla materia anche fuggevolmente utile ad altri. Lo faccio con poco equilibrio perché poco ne ho. Ma lo faccio con sincerità. E questa è tanta. Mi piace tanto la fiducia critica o ottimismo basato sulla ragione che tu propugni. Ce la farò a farla mia? non lo so. Io oscillo ,e le mie pagine con me.
    ma le tue parole mi hanno davvero commossa e te ne ringrazio
    ti abbraccio, marina

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  25. Leggi dell'ombra
    in strati di oscurità
    pagliuzze d'oro.

    è tuo, papavero?
    è molto bello
    e molto più che azzeccato, è sorprendente!
    grazie, marina

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  26. marina certo è mio, parlare in haiku mi solleva a volte dalla marea di parole che sarebbero non ben espresse e anche fraintese..allo stesso tempo mi urgeva dire..il tuo pot era come se chiamasse a raccolta,
    ho perciò un vero piacere che tu ti sia collegata con le mille cose che in quell'haiku tento di esprimere e che tu abbia colto il senso di quella sua radiografia dell'esistenza che ci contiene tutti a dibatterci nelle nostre contraddizioni e proteste e aneliti alla pacificazione,
    l'haiku è del 1 aprile 2001 e sono molto contenta che ti piaccia!

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  27. @papavero: splendida espressione "parlare in haiku"! è una lingua che mi piacerebbe saper usare come la usi tu. Per concentrare così il pensiero e lasciarlo fluido ci vuole davvero un'arte.
    ti ringrazio ancora, marina

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  28. Io invece temo proprio l'oblio (perchè lo so inevitabile). Tant'è che ho affrontato l'argomento di cui parli dal versante opposto: cioè come far sopravvivere il ricordo di noi in rete.
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2010/01/lasciare-tracce-di-noi.html
    Non mi riconosco più in quello che ho scritto in passato? Pazienza! Tutti si cambia.


    Certo che paragonarci ad un amante appiccicoso non è molto carino da parte tua. :-)

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  29. @Artemisia:
    Approfitto per spiegare come è nato il post sul diritto all'oblio. Il tema lo trovo interessante nei suoi aspetti legali, sociali, politici eccetera. E così l'ho presentato. Ma fa anche risuonare qualche cosa dentro di me, soprattutto in alcuni periodi.
    Quel qualcosa l'ho espresso nella seconda parte. Ma mi è sembrato troppo pesante e per stemperarlo ho messo l'aneddoto, secondo me divertente, della ragazza di Rovigo. Non avevo l'intenzione di paragonare nessuno ad un amante appiccicoso. Quello che a me divertì allora e diverte oggi è la sinteticità della frase, quel modo definitivo di riassumere in due parole quei lunghi e ipocriti discorsi con cui spesso uomini e donne si "sbarazzano" di coloro che non amano più.

    Ma il tema dell'oblio sulla rete ha aspetti che mi sembrano importanti. Se una persona commette un reato, poi paga per esso, per quanto tempo il suo nome e la sua faccia e la sua storia deve restare esposta a tutti? Una volta restava negli archivi dei giornali e veniva ritirato fuori eventualmente in seguito ad un nuovo caso, suo o simile, c'era cioè un filtro che permetteva al soggetto di vivere in società come chiunque altro. A me sembra che con i mezzi di oggi in realtà il reato non venga mai estinto definitivamente e che la pena non cessi mai.

    PS Forse avrei dovuto parlare solo di questo :-)
    abbracci, marina

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  30. Infatti l'aneddoto è molto carino. Anch'io adoro quelle uscite che tagliano corto i lunghi e ipocriti discorsi e mettono a nudo quello che tutti stanno pensando.
    Naturalmente anche la mia era una battuta.

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  31. cara Marina hai scatenato un piccolo cataclisma!
    io ho evitato per scelta FB e Twitter
    ma amo i blog e quando ho tempo anche commentare
    so da tanto tempo che tutto resta nel web
    ed è rintracciabile
    ma non ho mai sentito il bisogno di cancellare i miei pensieri o di cancellarmi
    nel tempo si cambia e il web è la testimonianza dei nostri passaggi nel tempo nelllo spazio
    anche di quelli che non ci piacciono più...

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Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo