martedì 6 maggio 2008
due popoli/due stati
Ho letto in una manciata di ore “Contro il fanatismo” di Amos Oz. (Gerusalemme 1939, scrittore israeliano tra i più attivi nel movimento per la pace tra Israeliani e Palestinesi. Ha scritto saggi e bellissimi romanzi)
Il libro raccoglie tre interventi dello scrittore all’Università di Tubinga nel 2002. E’ un libro piccolo ed importante.
Scritto con la semplicità che solo uno scritore vero possiede e con l’animo spassionato che solo un grande appassionato può tirar fuori da se stesso di fronte alla necessità.
Il libro è edito da Feltrinelli, costa solo euro 4,50 e consiglio a tutti di leggerlo e di diffonderlo. Non lo faccio per scaricarmi la coscienza del fatto che sto per saccheggiarlo, ma perché contiene una lezione che non è MAI SUPERFLUA.
Cedo la parola ad Amos Oz.
"Nel 1948 centinaia di migliata di pa¬lestinesi persero le loro case. So bene che nello stes¬so anno, durante la stessa guerra, quasi un milione di ebrei orientali dei paesi arabi persero anche loro la casa e molti di loro vennero cacciati via e arriva¬rono in Israele, e un buon numero di loro finì in quel¬le stesse case che erano appartenute agli arabi pale¬stinesi. Quei profughi-sopravvissuti che venivano dall'Iraq, dal Nord Africa e dall'Egitto, Siria e Ye¬men - dopo tre, quattro, cinque anni trascorsi nei campi di transito, ebbero finalmente una casa e un lavoro, mentre i profughi palestinesi no. La questio¬ne rimane aperta, e con dolore. In veste di narrato¬re, di romanziere, non posso fare a meno di vedere che non è una storia nero su bianco. Niente buoni da una parte e cattivi dall'altra. Non è un film we¬stern, e nemmeno un western capovolto. Benché qui in Europa molto spesso, davvero molto spesso, in¬contro persone impazienti, sempre ansiose di sape¬re per ogni storia, per ogni scontro, chi siano i "buo¬ni" e chi i "cattivi", chi va appoggiato e chi va preso di mira con la protesta... E invece la mia percezione, la mia esperienza formativa, mi dicono che nel con¬flitto fra ebrei israeliani e arabi palestinesi non ci so¬no "buoni" e "cattivi". C'è una tragedia: il contrasto fra un diritto e l'altro. L'ho già detto talmente tante volte, da meritarmi il titolo di "traditore patentato" agli occhi di molti miei connazionali ebrei israeliani. Al tempo stesso, non sono mai riuscito a "soddisfiare" pienamente i miei amici arabi, in parte perché considerano la mia posizione non suffìcientemente radicale, non pro-palestinese e pro-araba militante. In effetti, mi sento a casa in questa atmosfera di ambivalenza."
"D.H. Lawrence, un giorno disse che per scri¬vere un romanzo bisogna essere capaci di assumersi una mezza dozzina di conflitti e sentimenti contraddittori e opinioni, con lo stesso grado di convinzio¬ne, veemenza ed empatia. Allora forse sono equi¬paggiato un po' meglio degli altri per capire, con il mio punto di vista ebraico-israeliano, come ci si sen¬te a essere un palestinese sradicato, come ci si sente a essere un arabo palestinese cui degli "alieni di un altro pianeta" hanno portato via la terra natale. E co¬me ci si sente a essere coloni israeliani in Cisgiordania. Sì, talvolta m'infilo nei panni di quella gente ol¬tranzista, o quanto meno ci provo. Il che forse mi dà il diritto di alzare la voce e criticare."
"Sono un gran fautore del compromesso. So che questa parola gode di una pessima reputazione nei circoli idealistici d’Europa, in particolare fra i giovani. Il compromesso è considerato come una mancanza di integrità, di dirittura morale, di consistenza, di onestà. Il compromesso puzza, è disonesto. Non nel mio vocabolario. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte. Sono sposato con la stessa donna da quarantadue anni: rivendico un briciolo di competenza, in fatto di compromessi. Permettetemi allora di aggiungere che quando dico compromesso non intendo capitolazione, non intendo porgere l’altra guancia a un avversario, un nemico, una sposa. Intendo incontrare l’altro, più o meno a metà strada. Comunque non esistono compromessi felici: un compromesso felice è una contraddizione. Un ossimoro."
"Veniamo ora al cupo ruolo dei fanatici e del fanatismo nel conflitto fra Israele e Palestina, Israele e gran parte del mondo arabo. Il conflitto israelo-palestinese non è affatto una guerra civile fra due segmenti della stessa popolazione o dello stesso popolo o di una stessa cultura. Non è un conflitto interno, bensì internazionale. Per fortuna è un conflitto internazionale, più semplice da risolvere di quelli interni, così come delle guerre religiose, delle lotte di classe e delle battaglie sui valori. Ho detto "più semplice", non ho detto "semplice". La lotta fra ebrei israeliani e arabi palestinesi non è di fatto una guerra di religione, benché fanatici su entrambi i fronti stiano cercando di renderla tale. Di fatto non è altro che un conflitto territoriale sulla dolente questione del "a chi appartiene questa terra?". Per ora dirò soltanto che questo è un conflitto fra un diritto e l'altro, fra due vigorose e convincenti rivendicazioni sullo stesso piccolo paese. Non una guerra religiosa, nemmeno una guerra fra culture, non un disaccordo fra due tradizioni, ma semplicemente una disputa immobiliare sulla proprietà dello stabile. Sono convinto che si possa arrivare a una soluzione."
"I palestinesi sono in Palestina perché la Palestina è la patria, l'unica patria del popolo palestinese. Allo stesso modo in cui l'Olanda è la patria degli olandesi, o la Svezia degli svedesi. Gli ebrei israeliani sono in Israele perché non esiste altro paese al mondo che gli ebrei, in quanto popolo, in quanto nazione, abbiano mai potuto chiamare "casa". In quanto individui sì, ma non come popolo, come nazione. I palestinesi hanno loro malgrado cercato di vivere in altri paesi arabi. Sono stati respinti, talvolta persino umiliati e perseguitati dalla cosiddetta "famiglia araba". Nel modo più doloroso, sono diventati consapevoli della loro "palestinesità": sono stati malvoluti come libanesi, siriani, egiziani, iracheni. Hanno imparato brutalmente che sono palestinesi e che questo è l’ unico paese sul quale possono contare. Stranamente, il popolo ebraico è come se avesse un'esperienza storica parallela a quella del popolo palestinese. Gli ebrei sono stati espulsi dall'Europa, i miei genitori sono stati letteralmente cacciati dall'Europa circa settant'anni fa. Così come i palestinesi sono stati cacciati dapprima dalla Palestina e poi da tutti i paesi arabi, o quasi. Quando mio padre era ragazzino in Polonia, le vie d'Europa erano coperte di scritte quali "Ebrei, andatevene in Palestina" quando non di formule ancora meno gentili quali "Maledetti ebrei, tornatevene in Palestina". Quando mio padre è tornato in Europa, circa cinquant'anni dopo, i muri erano coperti di "Ebrei, fuori dalla Palestina".
"Per molti anni sono stato molto critico verso il movimento nazionale palestinese. Per motivi in parte storici in parte no.Ma sono stato critico verso il movimento nazionale palestinese soprattutto per il fatto che questo ha mancato di riconoscere l’autenticità del legame ebraico con la terra di Isarele. Perché non ha voluto riconoscere che il moderno Israele non è affatto un prodotto dell’impresa coloniale; o quanto meno l’ha riconosciuto e non l’ha detto al proprio popolo.Parimenti aggiungo subito che sono altrettanto critico verso le generazioni di sionisti israeliani che hanno mancato di riconoscere l’esistenza di un popolo palestinese, un popolo vero con veri, legittimi diritti. Così, entrambe le leadership, tanto passate che presenti, sono colpevoli di non aver compreso la tragedia, o se non altro di non averla spiegata ai rispettivi popoli."
"Una delle cose che rendono il conflitto israelo-palestinese particolarmente grave, è il fatto che esso sia essenzialmente un conflitto fra due vittime. Due vittime dello stesso oppressore. L'Europa, che ha colonizzato il mondo arabo, l'ha sfruttato, umiliato, ne ha calpestato la cultura, che l'ha controllato e usato come base d'imperialismo, è la stessa Europa che ha discriminato, perseguitato, dato la caccia e infine sterminato in massa gli ebrei perpetrando un genocidio senza precedenti."
Non c'è niente da aggiungere, mi sembra.
I Governi sono spesso la rovina dei popoli di cui dicono di curare gli interessi.
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L'ultima frase credo che raccolga l'iniseme di tutti i concetti precedentemente espressi. E la condivido. Comprerò il libro.
RispondiEliminaUn bacio.
C’è da riflettere attentamente sulle parole di quest’uomo. In linea di massima condivido la sua analisi storica e, cosa molto importante ai fini della discussione, quella temporale. “Contro il fanatismo” mi sembra un titolo adeguato e centrato, è sull’operazione compromesso che vorrei maggiori chiarimenti. Comprerò il libro
RispondiElimina(il secondo in pochi giorni Marina !) forse là ci sono le risposte… ma sulla colonizzazione e stupro della civiltà araba da parte dell’Europa ho parecchi dubbi. Sulla volontà subdola e costante dell’islam nei confronti dell’Europa invece nessuno.
questo libro è meraviglioso!!! l'avevo letto qualche anno fa, grandissima che hai fatto un post, fa riflettere moltissimo.
RispondiEliminaa me mi ha obbligato a mettermi in discussione molte volte.... bellissimo!
ciao
Tenendo presente che i rapporti di forza non sono gli stessi e si vede...
RispondiEliminaConfesso che non ho mai letto Amos. Leggendo questo tuo articolo viene voglia di scoprirlo, magari iniziando con un suo saggio.
RispondiEliminaRino, ignorante
Io amos Oz l'ho scoperto anni fa quando ho letto il suo bellissimo romanzo "La Scatola Nera". L'hai letto?
RispondiElimina"Contro il fanatismo" l'ho letto anch'io in poche ore e l'ho trovato illuminante.
E gli ebrei sono i protetti degli americani purtroppo. Sai l'ultima frase è proprio giusta per tutti. Tutti i governi.
RispondiEliminaCiao Katika e benvenuta. No, La scatola nera non l'ho letto. Ma provvederò presto.
RispondiEliminaA tutti e a nessuno: sono contenta che la pubblicazione di questo post non abbia scatenato né la rabbia contro gli israeliani, né quella contro i Palestinesi. Di rabbia ne proviamo tanta tutti ad ogni notizia di una nuova tragedia in quella terra. marina
Molto interessante. Grazie!
RispondiEliminagrazie Marina di essere passata da me e grazie per questo post
RispondiEliminaandrò di certo a prendere questo libro
Oz è un grande uomo intelligente che scrive cose sagge, peccato siano in pochi ad ascoltarlo; io spero non succedano brutte cose a Torino con Israele ospite alle manifestazioni dei libri nei prossimi giorni
ciao un salutone erica