Tutte le cose accadono "mentre". Non solo, naturalmente, mentre la terra ruota e viaggia nello spazio -piccolo particolare che dovremmo sempre tenere a mente per ricordarci di essere tutti sulla stessa navicella spaziale; (ma questa è solo una delle mie tante fissazioni)- ma anche mentre accadono molte altre cose, un numero infinito di cose ed ogni cosa è il "mentre" di un numero infinito di altre cose.
Io scrivo al mio tavolo mentre....
... piove piano sulla baia di Hong Kong...
...il treno per Strasgurgo lascia la stazione di Parigi...
... due corpi sudati inascoltano il mondo intorno a sé e si serrano nel fare l'amore a Bagno Vidoni...
... il dissidente cinese piange spaventato nella sua cella di Pechino...
...un Guardiano della Rivoluzione sfrega con forza un fazzoletto di carta sulle labbra di una ragazza a Teheràn per toglierle l'ultima ombra di rossetto...
...A New York, una donna scrive furiosamente in una tavola calda sulla Settima...
...dietro i vetri del reparto Rianimazione dell'Ospedale di Pavia un padre ed una madre spiano il letto in cui forse sopravvive il loro unico figlio...
... il cameriere del Resort di Lamu porta il succo di papaya al vecchio sporcaccione italiano...
... il Presidente del Consiglio di un paese europeo entra in Sala Stampa per una conferenza...
... il veterinario di Losanna mette a dormire delicatamente il vecchio cane paralizzato del suo portiere...
...il muratore senegalese precipita dall’impalcatura a Latina...
Io penso al "mentre" come ad una serie di cerchi concentrici che si allargano e si allargano e si allargano senza una fine.
E il centro di questa serie di cerchi concentrici non è mai lo stesso centro.
Il centro è mobile ed arbitrario e soggettivo, personale, variabile.
Ognuno di noi è insieme il centro e il più lontano dei cerchi.
Noi abbiamo difficoltà ad immaginare le intersezioni di tutti questi cerchi perché pensiamo per lo più linearmente. Pensiamo: prima e dopo; sopra e sotto; avanti e dietro; in alto e in basso; a destra e a sinistra; qui e là e così via.
Anche se ci sforziamo di pensare ad una rete, una enorme rete da pescatore lanciata sulla sfera terrestre a raccoglierla tutta, e contenente tutti gli accadimenti di uno stesso identificabile momento, non riusciamo a vederne che poche maglie, le più vicine; o anche, spostando il nostro sguardo lontano, un analogo gruppo di maglie molto lontane da noi, ma sempre e solo alcune maglie...
Non riusciamo a vedere tutta la rete e nemmeno a pensarla.
Possiamo però pensare un piccolo nucleo di “mentre”, concepirlo come un “insieme”, quella bellissima intuizione della matematica e della linguistica
Il”mentre” è un insieme temporale: unisce tutti i punti di un “non-qui-ma-ora” .
Il “mentre” è anche una piccola tecnica che uso in momenti di difficoltà di diversa natura.
Talvolta, se mi sento un po' prostrata o spaventata, spesso quando ho un forte mal di testa, faccio l’esercizio del “mentre”. E mi sposto nello spazio. Mi dico: in questo preciso momento che cosa accade sul sagrato del Duomo di Spoleto?
E mentalmente mi rappresento una coppia di francesi che l’attraversano. guardandosi intorno ammirati. Li ascolto parlare e confrontare le nostre bellezze italiane e le loro. E naturalmente vincono le loro.
E a Casablanca? Che succede in questo momento all’aeroporto di Casà? Mi chiedo. E dipingo per me l’incontro dell’anziana signora marocchina, avvolta nel suo velo bianco ed i nipoti appena arrivati dalla banlieue di Marsiglia.
E ad Amsterdam, nel bel caffè liberty che accade? Il matrimonialista di grido incontra la sua cliente e discute i termini dell’accordo economico con l’ex marito...
E così via. Tutti i “mentre” evocati piano piano mi fanno uscire dal mio isolamento, dal mio "io, qui ed ora" e capita che un altro "mentre" occupi al mio posto il centro di quei cerchi, s'imponga alla mia attenzione ed io, col mio spavento o la mia prostrazione o il fottuto mal di testa, scivoli verso la periferia della mia stessa attenzione, per diventare “il "mentre” di qualcun altro, ad esempio, come questa notte -il mentre di un ragazzino ghanese di tredici anni che vede per la prima volta il mare, e sta acquattato dietro a un cespuglio sulle spiagge della Libia per essere pronto a balzare sul gommone che lo porterà verso una vita nuova, ricca e felice.
I suoi pensieri -bisogna solo lasciarli venire- si sono insediati al centro e mi hanno relegata in un mentre secondario, emicrania compresa.
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Molto bello. Eugenio Borgna dice che ciascuno di noi è un dialogo; si può anche dire che ciascuno di noi è un insieme, proprio come il mondo, e che nella nostra interiorità ci sono sempre tantissimi mentre: basta cercarli con amore.
RispondiElimina... mentre,questo inesorabile tempo che passa!
RispondiEliminaRino, nel mentre.
mentre teniamo il sacco e ci stanno rubando i sogni, ma anche i soldi...
RispondiEliminaE poi uno si chiede perchè si diventa amiche...mi capita di pensare al mentre specie in alcuni momenti:quando sono molto felice o quando sono molto triste. Ed allora penso, chissà per quante persone questo momento, questo identico momento, o giorno sarà bellissimo oppure bruttissimo e questo mi serve e mi ricorda quanto tutto è relativo e osservabile da infiniti punti di vista.
RispondiEliminaBaci ed ancora baci. Bel post
Mentre scrivo, tu starai pranzando. Ti vedo seduta a tavola, davanti alle cose buone che comperi in quella drogheria in centro, con il sacchetto della spesa lasciato dal parrucchiere, mentre tu fai una passeggiata al sole :-), magari con un'amica. E poi un taxi per correre a casa, a pranzo.
RispondiEliminaP.S. dalla lunghezza del post, deduco che stai meglio :-)
Purtroppo io ho una mente matematica che ragiona per caselle successive, quindi per me niente mentre, solo prima e dopo.
RispondiEliminaNon vedo mai centri concentrici, ma solo una linea fatta di tanti punti in successione...
Però su una cosa sono perfettamente d'accordo: siamo tutti sulla stessa navicella spaziale ed è ora che lo capiamo...
Mi spiace per il tuo mal di testa...
Correggo la citazione che ho fatto in modo affrettato: Borgna dice che noi siamo un colloquio; è una sfumatura, ma è importante.
RispondiEliminaMentre leccevo tuo pensieren pensafo a kvanti skonci pekatoren fanno pagno a Pagno Fidonen e peve sukken ti papaya. Preko no tare risalten a kvesto. Prekiamo.
RispondiElimina@ padre joseph: prekiamo
RispondiElimina@ anna: quando la prossima?
@giorgio: anche io preferisco "colloquio" ma non so bene perché
ciao a tutti, marina
C'è tanta letteratura quanta umanità in questo "gioco"
RispondiEliminaE un abbraccio a padre joseph ;)
RispondiEliminaOttimo questo esercizio che descrivi.
RispondiEliminaè così bello questo post che...
RispondiEliminati scriverò una mail tra poco...