venerdì 31 ottobre 2008

l'indecifrabile

"Mettici un secolo. Alla fine non saprai nulla comunque. Invece di provare a risolvere, meglio fare il bene."
Così dice Amos Oz. Io mi sento di condividere almeno la prima parte. Anche io penso spesso che alla fine, comunque, non saprò nulla. Ma circa il risolvere e il fare il bene, non che contesti Amos Oz, ma ho più di una difficoltà.
Innanzitutto è nella mia natura "tentare di risolvere". Ogni volta che qualcuno mi presenta un suo problema, nella mente mi passa subito la seguente domanda: Che cosa posso fare?
Non lo accredito a mio merito, non è una squisita prova di moralità: semplicemente mi succede così. Inutile dire che nella quasi totalità dei casi non c'è niente che io possa fare. Il che darebbe ragione ad Amos Oz. Tranne per quelle poche volte in cui qualche piccolo aiuto riesco a darlo.
Ma qui insorge la mia seconda difficoltà. Mi chiedo infatti: è così chiaro quale sia il bene da fare?
Per me non sempre lo è. Se poi penso agli errori che ho fatti nel corso della mia vita, convinta che fossero il bene, non posso che scuotere il capo. Qualche volta il bene è indecifrabile e noi annaspiamo nel groviglio delle istanze.
Così penso che correggerò la frase di Amos Oz: Prova a risolvere e prova a fare ciò che ti sembra il bene.
Ma chiuderò, comunque, come Oz apre: Mettici un secolo. Alla fine non saprai nulla comunque.

7 commenti:

  1. Già domandarsi "cosa posso fare" è un modo di fare il bene.
    Quanto poi agli errori che tutti noi abbiamo fatto pensando di fare il bene, e rendendoci poi conto che tanto bene non era.... direi che ti facciamo tutti compagnia.

    Forse tutto sta a non confondere il bene con il meglio. O forse tutto sta ad ascoltare, ad avere empatia con chi ci parla. O forse tutto sta semplicemente ad accettarci così come siamo, con i nostri presunti difetti e con i nostri presunti pregi, ma prima di tutto con i nostri reali limiti.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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  2. quanti secoli sprecati a voler capire...

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  3. Io credo che già porsi la domanda "Cosa posso fare?" sia già fare il bene, sia pure quello che si crede essere il bene.
    Se poi, nella pratica, si è errato nella valutazione, questo è umano.
    L'importante è averci provato, averne avuto l'intenzione.
    La sola propensione all'ascolto è già fare il bene...

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  4. IO credo che non si possa sapere mai se quello che faccio è bene o no... Ma in quel momento è importante porsi la domanda e, se posso, agire come mi sembra più opportuno avendo chiaro verso quale direzione volgio andare. Poi sono d'accrodo con te, di chiaro non c'è nulla. Giulia

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  5. Cara Marina, non ci crederai ma il tuo è un punto di vista religioso. Il Bhagavad Gita, testo sacro orientale, dice infatti: "Agisci e non ti preoccupare del risultato delle tue azioni", che non vuol dire fa quel cavolo che ti pare e fregatene, ma significa che quando senti che una certa cosa è proprio ciò che senti profondamente, allora devi farla ed essere soddisfatta di averla fatta, indipendentemente da come andranno a finire le cose. Questo mi sembra un buon contributo all'annoso problema del cos'è bene e cos'è male. Credo che l'unica risposta sia appunto: essere chi siamo e fare ciò che ci sentiamo di fare in un certo momento. Punto. Se no non se ne esce più.

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  6. @ giorgio: la parola religioso, come scrivevo nel mio commento al tuo post, può essere usata con più di un significato. Io non la respingo, ma non so se le diamo lo stesso senso.
    Per me la religiosità non è la fede in una divinità, ma il senso di ciò che è sacro: l'universo intero. Sono pagana.
    ciao, marina

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  7. Anch'io. "Il senso di ciò che è sacro, l'universo intero" per me è religiosità. La più profonda.

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