
Segnalato sull'Unità il blog del nostro amato Padre Joseph!
Aukuri!
Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un accumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo... Christa Wolf
C'è un gran vento, piove senza clemenza. Ogni tanto un lampo e poi il fragore del tuono. E sfilano sulla Labicana, solo un venti per cento sotto gli ombrelli. Gli altri sotto la pioggia, calmamente. Un camion urla una canzone che non conosco e sopra dei ragazzi ballano. Dev'essere uno spezzone del corteo.
Certe volte, alle persone cui si vuole bene, occorre cedere il passo.
PARVIN ARDALAN
NAHID KESHAVARZ
MARYAM HOSSEINKHAH
JELVEH JAVAHERI




Il mio equilibrio -espressione molto forte trattandosi di me- dipende dalla trama delle mie giornate. È fatto di scansioni del tempo sempre spontanee, mai imposte. È fatto di mancanza di programmi costrittivi ma, nello stesso tempo, della sicurezza di appuntamenti stabili; stabili ma facoltativi, a mia disposizione, diciamo.
Quando qualcuno usa la parola “legàmi”, intende o qualche cosa di materiale, in forme ed aspetti diversi, o qualche cosa di immateriale, ma in fin dei conti, ben definito, corposo e tradizionale.
Governo il mio vascello esistenziale, un occhio a prua e un altro a poppa, uno a babordo e uno a tribordo -infatti di occhi ne ho quattro- e, bene o male, procedo tra i flutti e le secche che si chiamano vita.



Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, da due anni vive una vita serrata nella morsa della paura e necessariamente inaridita dal trovarsi sotto scorta 24 ore su 24.
"Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d'intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale sul salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese."
Io penso al "mentre" come ad una serie di cerchi concentrici che si allargano e si allargano e si allargano senza una fine.

La notte ferma, silenziosa, raccolta. Ma piena di grilli complici. Un cielo così lontano, ma così intenerito.

Mentre stava per varcare la porta della chiesa al braccio del Comandante la figlia di mezzo lo vide arrestarsi bruscamente.


