Il dittatore
Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
“Dopo di me- gridava-
verrà la fine del mondo!”
Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo”.
Tutto solo a mezza pagina
Lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.
Del punto in realtà abbiamo già detto, ma mi sembrava una buona occasione per inserire questa filastrocca di Rodari.
Della virgola invece qualche cosa vorrei dire.
Intanto che la sufficienza, se non il disprezzo, con cui viene trattata sono del tutto ingiustificati. “Non mi sposto di una virgola”, come a dire di niente, di una insignificanza; “mettere una virgola di burro”, ancora un nulla. Invece la virgola è fondamentale. E saperla usare richiede sensibilità uditiva, non semplicemente grammaticale.
L’uso di questo segno, come di tutti gli altri di interpunzione, può sì permettersi delle divagazioni, ma esse debbono essere legate alle “intenzioni espressive” dello scrivente. Intenzioni consapevoli, però, non semplice inavvertenza o sciatteria.
Se qualcuno mette una virgola tra il soggetto e il predicato, deve sapere che sta facendo un uso molto particolare della virgola e deve avere le sue buone ragioni per farlo. Infatti, in linea di principio, la virgola non va usata all’interno di “blocchi unitari” come appunto sono il soggetto e il suo predicato, il predicato e il suo oggetto, e l’aggettivo e il suo sostantivo. La virgola non è una graziosa decorazione grafica, come molti sembrano credere, ma un segno che segnala una piccola pausa. E attenzione: non è venuta prima la virgola e poi il ritmo della frase, ma, al contrario, il nostro procedere mentale narrativo precede la sua rappresentazione attraverso i segni grafici. In un certo senso chi non colloca in modo appropriato la punteggiatura soffre di un tipo particolare di "sordità".
Ora, se in una lettera al mio amante scrivo: “io ti amo” senza la virgola, intendo semplicemente dichiarargli il mio amore, e così interpreterà lui questa frase; ma se io scrivo, “io, ti amo” devo sapere che gli sto dicendo: “IO ti amo, mentre Tu, brutto arido, NON ami me”. Un amante suscettibile, o voglioso di una piccola scaramuccia potrebbe farci penare, chiudendosi in un muto e sdegnato silenzio.
Voi direte: gli amanti non si scrivono più, al massimo si mandano degli sms. Vero, ma squallido. Il linguaggio può inaridire i sentimenti così come può infiammarli. Mai sottovalutare il potere della parola. C’è da pentirsene.
Poiché le storie d’amore mi intrigano molto di più di questioni che so, condominiali, insisto.
Mai separare, se non per un buon motivo, il predicato e il suo oggetto. E, nel separarli, ricordarsi di invertire l’ordine. Esempio: “il cuore, mi hai spezzato”. Sempre in una lettera d’amore, ma di quelle un po’ pallose in cui si vuole suscitare la compassione dell’amante. Mentre : “mi hai spezzato il cuore” è altrettanto drammatico, ma meno piagnucoloso. Può addirittura suscitare un filino di senso di colpa.
Quanto al sostantivo e al suo aggettivo: “i tuoi occhi neri” è un po’ descrittivo, poco catturante; “i tuoi occhi, neri” è lirico; la pausa sembra dire, li sto vedendo qui di fronte a me, ne sono incantato anche a distanza.
Per il resto, che dire della virgola? Cose che sappiamo tutti:
-nelle enumerazioni e coordinazioni asindetiche (senza le congiunzioni e, né, o, ma ecc. per intendersi) SI METTE:
°DETESTO i bugiardi, gli ipocriti, i saccenti, gli arrampicatori sociali, le aringhe a colazione...
°Io Giuliano Ferrara lo impalerei, poi lo squarterei, poi lo bollirei, poi ci farei il sapone, poi lo immetterei sul mercato sotto il nome commerciale di “p&p (porco e provocatore).
Ma metterla può essere una scelta espressiva:
“Se tornerai da Amsterdam senza avermi portato almeno un brillante da 20 carati mi troverai delusa, e arrabbiata”. Quell’ “e arrabbiata,” evidenziato da una virgola, suona molto minaccioso, no?
-prima ed eventualmente dopo un’apposizione e un vocativo la virgola SI METTE: “Dimenticavo di dirti che ho incontrato Andrea, quel tuo amico...
E tre mesi dopo: Credimi, amore, non è vero che mi sto vedendo con quel tuo amico, quell’Andrea...
-negli incisi, di qualunque tipo, la virgola SI METTE. Se volete, sostituitela con un trattino o con una parentesi, ma non incollate l’inciso al resto del discorso, costringendo il lettore a rileggere. Siate generosi, le virgole non si pagano!
-nelle ellissi, la virgola sta a significare che non ci va di ripetere o che ripetere sarebbe pesante:
“Lei si è messa un vestito lungo; io, il mio tubino con lo spacco”.
(Avete notato anche il punto e virgola? Ben messo, vero?)
E adesso veniamo a quelle subordinate che somigliano ad incisi.
Dimenticate quello che vi hanno detto alle elementari (almeno a me lo dissero) e cioè che, essendo il pronome relativo logicamente legato al suo antecedente, i due non vanno separati MAI.
Invece nelle relative esplicative la virgola SI METTE: “Ponza, che è la più bella isola del mondo...”
Ma NON me la mettete nelle relative limitative: “questa è una delle solite idee che hai tu” : va tutto di fila.
-invece SI METTE nelle concessive: “anche se non mi andava, ci sono venuta a trovare i tuoi”
-e SI METTE anche nelle ipotetiche: “se mi prometti che non ci restiamo tutta la sera, ci vengo a trovare i tuoi”
Invece di continuare con questi esempi insulsi, facciamola finita e diciamo che le proposizioni-complemento ESIGONO una virgola. Ne hanno bisogno, la reclamano.
E adesso passiamo a parlare di stile personale.
Esprimersi significa esprimere sé.
Questa semplice definizione da vocabolario comporta una grande libertà, anche nell’uso della punteggiatura. Ma la libertà di uno “scrivente” e quella di uno “scrittore” sono diverse. Nello scrivente la funzione comunicativa deve prevalere e quindi la sua osservanza delle regole dev’essere più fedele e rispettosa.
La finalità dello scrittore è invece eminentemente espressiva. Quando scrive egli rispetta innanzitutto se stesso e il suo demone e perciò ha di fronte a sé un' infinita libertà. Lo scrittore sente un proprio ritmo interno e lo segue.
Ci sono scrittori che seguendo il loro ritmo interiore scrivono quasi senza punteggiatura; altri che la omettono del tutto. Avete presente lo "stream of consciousness" di James Joyce nell'Ulisse? Il suo "flusso di coscienza" ha fatto impazzire più di un lettore. Me, sicuramente.
Ne “Il fratello di Wittgenstein” di Thomas Bernhard pagine e pagine e pagine si susseguono senza una virgola, senza un punto. Ne “Il respiro” Bernhard ne fa un uso appena più generoso, ma sempre al di fuori di qualunque canone “comunicativo”.
Possiamo dire che Bernhard SBAGLIA l’uso della punteggiatura?
Certo, leggere “Il fratello di Wittgenstein” è stato faticoso per me, e confesso che per impadronirmi del suo ritmo ho letto e riletto e riletto intere pagine, ma sono grata a Bernhard di averlo scritto COME LO HA SCRITTO.
Il punto in fondo è semplice: se siete Bernhard fate delle virgole e dei punti e di ogni altro segno di interpunzione quel che volete. Se in coscienza sentite di NON essere Bernhard, ricordate che i segni di interpunzione sono lì per soccorrere voi e il lettore.
Infatti, come in ogni altro campo, anche nella scrittura la libertà va di pari passo con la responsabilità.
Chi scrive è responsabile di fronte a chi legge.
Terminata questa bella lezioncina, della quale vado discretamente fiera, mi cospargo il capo di cenere per tutte le infinite volte in cui ho sbagliato nel collocare virgole, punti, punti e virgole, ecc. Ma, scandalo, non è a chi mi legge che chiedo scusa perché in ogni momento, indispettito dai miei errori, può cessare di farlo. No, è a Lei, Sua Maestà la Lingua.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Bravissima e non solo, anche molto intelligente e perspicace...viva le tue virgole...ciao donna dal multiforme ingegno...Carmela.
RispondiEliminaHo preso appunti, grazie!
RispondiEliminaO ci voleva il punto?
La condizione della puntaggiatura nei miei scritti deve essere penoso. Scrivo e non rileggo...certo non aiuta!
RispondiEliminaCiao
Carlotta
Davanti al ditattore io ci metterei solo un punto finale...!
RispondiEliminaMarina,
RispondiEliminasecondo te io ne metto troppidi segni di interpunzione?
Me lo sono sempre chiesta...
Anna,non ho mai avuto un senso di fastidio da troppa punteggiatura leggendo il tuo blog. Le cose sono due: o abbiamo lo stesso ritmo interno oppure va bene così. Anzi, sono tre: sono vere entrambe le cose.
RispondiEliminadella lingua sono un'amante. Come tutti gli amanti forse so dell'amata meno degli altri...
:-)
ciaomarina
Meravigliosa lezione. Scorrevole, ed illuminante. Rimpiango di non aver avuto una docente come te, nella mia carriera sclastica.
RispondiEliminaVivendo a fianco di uno che di mestiere fa il traduttore (e NON di romanzi, ma quasi sempre di assai più prosaici manuali tecnici, contratti e brochure commerciali), si vengono ad apprendere molte curiosità antropologiche sul Mondo Avanzato dell'Occidente che Lavora.
RispondiEliminaPer esempio, mi dicono che i parametri più affidabili per misurare a colpo d'occhio il grado di cialtroneria dell'estensore del testo (solitamente, un industrioso piccolo imprenditore del centro-nord, o occasionalmente un burocrate amministrativo di qualche azienda semipubblica) sono questi:
- la densità di maiuscole sparse a caso;
- il vezzo di lasciare lo spazio vuoto prima della virgola;
- l'ancor più ricorrente vezzo di piazzare la virgola dopo il soggetto, così che il lettore si aspetta un inciso virtuale che non arriva mai.
Come si può constatare, due su tre criteri hanno a che fare con la virgola stessa :)
Questo potrebbe essere un saggio tipico di testo a codice rosso:
La Nostra Azienda , presenta la Più recente evoluzione del nostro prodotto di Punta ,sviluppato secondo la Consolidata Filosofia che ci contraddistingue a partire dal 1982 , al Servizio della clientela più Esigente...
ciao
L.
Ciao Lisa, dai traduttori si impara molto. La mia amica emmeti è anche traduttrice scientifica-medica(si dirà?)e mi insegna un sacco di cose.
RispondiEliminaPiù di tutto del tuo esmpio mi piace la Consolidata Filosofia!
grazie Finazio, averti in visita è un onore.Se prometi di occuparti di me quando mi ricoverano ti do lezioni private! ;-)
ciaomarina
Eccellente post, magari da far leggere a certi personaggi che non sanno cos'è veramente una virgola e del suo uso.
RispondiEliminaFelicità
Rino, rileggendo per assaporare meglio.
Stamani l'ho riletto e ho pensato di linkarlo nel mio post odierno.
RispondiEliminaFelicità
Rino, rileggendo.
Grazie Rino, da te ci sarebbe da saccheggiare!
RispondiEliminaciaomarina
Caspita come mi sarebbe piaciuto averti come prof!
RispondiEliminaSe non ti secca lo faccio leggere a mio marito che domenica andra' ad Amsterdam. Sia mai che mi porti un diamante... ;-)
Stupenda pagina... devo dire che nei commenti, io, quasi quasi non uso mai la virgola...ma come vedi...solo puntini... , ...mandi mandi ...Loris....
RispondiEliminache strano, in lingua originale Bernhard non omette affatto le virgole, anzi ne fa un uso prodigo ma corretto...
RispondiElimina