lunedì 14 gennaio 2008

la musica sveglia il tempo

Ho letto-e consiglio a tutti- il bel libro di Daniel Barenboim “La musica sveglia il tempo”, edito da Feltrinelli.
Libro singolare, che non so definire.
È costituito da una prima parte di riflessione sull’esperienza musicale, da una seconda parte di filosofia spinoziana e dal racconto della straordinaria esperienza dell’orchestra West-Eastern Divan, che raccoglie musicisti provenienti da Israele, dalla Palestina e da altri paesi arabi. Una storia, questa, che da sola merita l’acquisto del libro, e che rinfranca il cuore troppo spesso scoraggiato di fronte ad odi che sembrano irriducibili.

Ma è della prima parte che vorrei parlarvi, che a me sembra semplicemente bellissima e che raccoglie delle considerazioni sulla natura della musica e sul suo rapporto con la vita almeno per me completamente nuove.
Nessuno mi aveva parlato della musica così, neanche negli anni in cui, purtroppo ormai adulta, l’ho studiata.
Le lezioni che si apprendono da questo libro straordinario sono tante, io oggi ve ne proporrò solo alcune. Ognuna infatti va meditata e interiorizzata.


PRIMA LEZIONE
Il suono e il silenzio.

Il fenomeno fisico che ci permette di fare esperienza con un brano musicale è il suono. La sua prima caratteristica è di essere effimero. Non è come un oggetto che può essere lasciato in una stanza e lì lo si ritrova. Il suono non resta: svanisce nel silenzio. Esso è in costante relazione con il silenzio. La prima nota di un brano non rappresenta l’inizio, essa proviene dal silenzio che la precede. Può interromperlo improvvisamente o sorgerne gradatamente. L’effetto è molto diverso. (Qui Barenboim porta come esempi brani diversi). Il musicista che produce un suono lo porta in senso stretto nel mondo fisico; se non applica altra energia per mantenervelo il suono morirà. Analogamente l’ultimo suono non è il termine della musica.
L’ultima nota è collegata al silenzio che la segue. Per questo è così sgradevole quando il pubblico applaude prima che si sia spento l’ultimo suono. Spento e richiuso nel silenzio da cui è uscito il primo.
“Sotto questo aspetto la musica è lo specchio della vita: entrambi cominciano dal nulla e finiscono nel nulla”.

SECONDA LEZIONE
Il suono e gli altri

Ogni suono ha una durata. “In musica l’espressività è data dal collegamento fra le note, che noi chiamiamo con l’espressione italiana legato. Il legato impedisce a una nota di sviluppare il suo io naturale, ovvero di diventare tanto importante da mettere in ombra la nota precedente. Ogni nota deve essere consapevole di sé ma anche dei propri limiti; le stesse regole che si applicano agli individui nella società si applicano anche alle note musicali”.
Ogni nota merita la stessa attenzione di tutte le altre e ha la stessa responsabilità nella riuscita dell’esecuzione, ma non tutte le note sono uguali. Vi sono note che segnano momenti e situazioni musicali cui è demandata una grande espressività. Ciò nonostante, anche queste note, debbono tener conto delle altre, non possono offuscarle pena il fallimento dell’esecuzione.
“L’operazione di legare le note mi ha insegnato la relazione tra individuo e gruppo.
Per l’uomo è necessario contribuire alla società in maniera individuale; ciò fa sì che l’intero sia maggiore della somma delle parti. Individualismo e collettivismo non devono essere reciprocamente esclusivi; in realtà, insieme riescono a potenziare l’esistenza umana.”



TERZA LEZIONE
Il tempo

Nella musica non ci sono elementi indipendenti-il ritmo non è indipendente dalla melodia, o questa dall’armonia, o entrambe dal tempo.
Né questo da loro. Se il tempo è troppo veloce il contenuto risulta incomprensibile per la difficoltà di suonare o percepire tutte le note ( e TUTTE contano); se il ritmo è troppo lento il contenuto è ugualmente incomprensibile perché non si percepisce la “relazione” fra le note.
La decisione circa il tempo con cui suonare un brano musicale è l’ultima che un musicista deve prendere. Se la decisione è presa troppo presto l’esecutore diventerà schiavo del tempo, cui subordibnerà ogni altro elemento.
“Come tante cose della vita, la correttezza di una decisione è inevitabilmente collegata al momento in cui la si prende.”
“Sono convinto che il processo di pace di Oslo fosse destinato al fallimento-indipendentemente dal fatto che fosse giusto o no-proprio perché il rapporto tra contenuto e tempo era sbagliato...Preparazione dei colloqui affrettata, discussioni lente ed interrotte...L’equivalente in musica sarebbe quello di suonare in maniera veloce una introduzione e poi eseguire il principale movimento veloce, troppo lentamente e con delle interruzioni.”


QUARTA LEZIONE
stare insieme

La musica è fatta di sensibilità musicale –“una inclinazione istintiva o intuitiva al suono come mezzo di espressione-e comprensione intellettuale.
“La musica è sempre filosoficamente contrappuntistica. Anche quando è lineare in essa coesistono elementi opposti, a volte persino in conflitto tra di loro”.
“In musica due o più voci si esprimono simultaneamente; ognuna si esprime nella sua forma più piena e al tempo stesso ascolta l’altra”.

Barenboim cita Wagner, il quale scrisse che i direttori di orchestra tedeschi non sapevano nulla del tempo esatto “perché non capiscono nulla di canto”.

Attraverso il canto corale si impara una grande regola del fare musica.
"Ogni volta che si suona, in un ensemble da camera o in un’orchestra, si devono fare nello stesso tempo due cose molto importanti. Una è esprimersi-altrimenti non si sta contribuendo all’esperienza musicale-l’altra è ascoltare gli altri musicisti, il che è indispensabile per fare musica...non basta eseguire benissimo la propria parte; se non si ascolta, il proprio suono può diventare così forte da coprire le altre parti, o così sommesso da non essere più udibile”.

In queste osservazioni ho ritrovato la lezione del Maestro del nostro coro e le nostre difficoltà.

Il cantare in coro obbliga chi produce il suono a non ascoltare se stesso più degli altri. Spesso noi coristi amatoriali tentiamo di cantare la nostra parte senza ascoltare le altre voci. I soprani tentano di ignorare i contralti, e viceversa o i baritoni si sforzano di non essere “disturbati” dai bassi. La tentazione di isolarsi, di chiudere il nostro orecchio alle voci altrui, è fortissima, perché si teme che una voce trascini le altre verso la sua melodia e si ha paura di uscire dal proprio tracciato musicale. Confesso che io debbo combattere continuamente contro la tentazione di tenermi attenta solo alla mia melodia senza permettere a quella dei contralti di interferire. So però, per esperienza, che solo quando riesco a sottrarmi a questa tentazione e mantengo invece l’attenzione sul ritmo e sulla meladia dei contralti, o dei bassi ecc. riesco a rispettare meglio la mia parte.
Ascoltare gli altri, nella vita corrente, è una disciplina simile, non in senso ideale, morale, ma pratico. La propria voce va modulata per intensità, volume e tempo sulle altre voci. Ah i dibattiti televisivi, che cacofonia! Ma, ancora di più-dice Barenboim-questa lezione vale per i rapporti tra individui e tra popoli.

QUINTA LEZIONE
cervello e cuore

Dice Barenboim: “Ai bambini si può insegnare l’ordine e la disciplina attraverso il ritmo e la musica.”
La musica è fatta di sensibilità musicale –“una inclinazione istintiva o intuitiva al suono come mezzo di espressione-e comprensione intellettuale.

Il musicista sente la sua partitura come emozione dentro di sé che vuole esprimere fuori di sé. Per renderla trasmissibile occorre studio e pensiero, riflessione e ordine. Rispetto.
“I giovani che conoscono la passione per la prima volta e perdono ogni senso di disciplina possono capire attraverso la musica come passione e disciplina possano coesistere-persino la frase più focosa deve avere alla base un senso dell’ordine...
"In definitiva, quella che forse è la lezione più difficile per l’uomo-imparare a vivere con disciplina e nondimeno con passione, nella libertà e nondimeno nell’ordine-traspare con chiarezza da ogni singola frase musicale.”
Ecco un bellissimo traguardo cui accostarsi: disciplina e passione, libertà e ordine. E Barenboim ci dice che non sono ossimori.




L'avventura appassionante della West-Eastern Divan ve la racconterò un'altra volta.

4 commenti:

  1. Un grande direttore d'orchestra e un grande uomo. Proprio stamattina leggevo che ha accettato il passaporto palestinese, ribadendo così il suo impegno per la pace con il popolo israeliano.

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  2. questo libro dev'essere bellissimo! grazie per la segnalazione. E l'idea di lavorare per la pace con la musica è notevole ed elementare, speriamo sia la volta buona. ciao Ortensia

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  3. Bellissimo, grazie.

    Per quanto mi riguarda, spero a breve di scrivere qualche grande canzone: ho molte emozioni aggrovigliate sia nello stomaco, sia nel cuore che nel cervello.

    ciaooo

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  4. L'ho visto questo libro ed ho avuto la tentazione di comprarlo poi non l'ho fatto, lo farò, ciao Giulia

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