Si faceva notare perché ogni giorno portava il gatto al giardino. Lo teneva in braccio, ma delicatamente, come si tiene un neonato e camminava del suo passo lento e strano, sollevando pochissimo i lunghi piedi dal suolo, verso il parco. Ci restava un'ora, anche d'inverno, e poi tornava indietro e riportava il gatto a casa. Poi dopo molti anni il gatto evidentemente morì e non l'ho più visto dirigersi verso il parco. Ma continuo a vederlo in giro nel quartiere. Vive nella mia stessa strada, non so esattamente dove, qualche palazzina più avanti e tiene la sua macchina nel mio stesso garage. Con il tempo il suo passo si è fatto molto più incerto, i piedi vengono un po' trascinati un po' spinti a forza di volontà. La figura è ancora molto alta ed eretta e lui continua a guardare lontano o in terra mentre avanza piano. Stamattina il cuore mi si è stretto per lui e per me. Per noi che ci incrociamo da trenta forse quarant' anni e non ci siamo mai salutati. Mi sono resa conto che non ho mai, mai incrociato il suo sguardo e dopo questi decenni questa cosa mi sembra inconcepibile. Mentre lo vedo avanzare verso di me mi sembra ormai inaccettabile non aver mai incontrato il suo sguardo. Rallento, rallento, aspetto che giunga alla mia altezza. E lo guardo fisso mentre lui guarda lontano e poi verso terra e trascina quei lunghi piedi e non si accorge di me.
Ma io mi fermo e lo aspetto e lo guardo bene in faccia. La conosco bene la sua faccia. È lunga, ossuta, lineamenti forti, labbra grosse e occhi un po' sbiaditi. Occhi che non si sono mai incontrati con i miei. Ma questo non è più tollerabile a questo punto.
Così lo guardo e lo guardo, ferma, e lui finalmente vede questo corpo al centro del suo cammino ed è costretto a guardarmi. Mi guarda perplesso, esitante. Lo saluto.
-Buongiorno- dico e vorrei poter aggiungere il suo nome ma non lo so.
-Buongiorno, come sta? Non risponde. È troppo sorpreso. Ma mi guarda, finalmente. Incontro lo sguardo dell'uomo che portava il gatto al giardino, infine. Non so ancora leggere nel suo sguardo, è la prima volta che lo incrocio ma il mio dice così: vedi? ti riconosco. So che esisti, so delle cose di te. So come sei stato e so come sei ora. Questo solo volevo dirti: che sei esistito per me. Sì, sei esistito per me. E io, io sono esistita per te?
Sorride, un sorride tremante come le braccia che nasconde dietro la schiena. Il suo sguardo, che mai aveva incontrato il mio, mi riconosce. Lo vedo chiaramente. Forse di me sa solo che uscivo con un cane pastore e poi con un altro. Non sa altro, ma sono esistita per lui, lo vedo.
-Bene, mi dice, grazie, sto bene. E lei?
Mi ha risposto! Vorrei abbracciarlo per la gioia. Ma rispondo semplicemente, mentre sorrido felice: -sto bene anche io, grazie.
-Bene fa lui, allora arrivederci.
E china la testa nel saluto.
-Arrivederci, annuisco anche io.
Gli cedo il passo e resto a guardarlo: il signore che portava il gatto al giardino ed io finalmente ci siamo guardati negli occhi e ci siamo riconosciuti. Ognuno ha riconosciuto l'altro, lo ha tirato fuori dal grigio opaco dei corpi che ci passano accanto quotidianamente e che sembrano non esistere per noi.
Che giornata!
Mi sento felice e stanca. Mi accorgo di aver avuto paura. Paura che mi respingesse tra quei corpi grigi che ci passano accanto e che sembrano non esistere per noi. E ho avuto paura che lui mi sfuggisse, che si rifiutasse di esistere per me.
La prossima volta che lo incontro gli voglio chiedere il nome, penso. Sì, farò proprio così.
E ora, un bel caffè.
In paese si vorrebbe non essere riconosciuti. Tutti conoscono tutti ed il "non saluto" diventa uno sgarbo sintomo di una diffidenza o peggio di ostilità. Ci sono coscritti , coetanei con i quali ho fatto le elementari in paese e con qualcuno anche "compagnia" al bar, che finge di non riconoscermi e si gira dall'altra parte, evitando lo sguardo. C'è stata sempre distanza tra noi (per interessi, cultura, esperienze politiche e lavorative) e non si capisce come questa possa essere colmata ora. Francamente non me ne curo, non avremmo argomenti di discussione, non potrei sostenere una interminabile disputa sul Milan e l'Inter, non potrei confidare le scoperte su Gary Romain o su Fabrizia Ramondino, non potrei nemmeno raccontare la bellezza dell'ultimo film Basilicata Coast to coast o la commedia straziante Shopping and Fucking che ho visto domenica. Non potrei dire cosa è stato questo 25 aprile per me , commemorato qui al paese e poi al corteo di Milano.
RispondiEliminaIn paese è meglio non essere riconosciuti o far finta di non esserlo.
Ecco raccontata la "bellezza" della provincia.
@Guglielmo: quale è il luogo a dimensione ideale? la città ci separa ma ci separa anche il paese per ragioni diverse
RispondiEliminaè scoraggiante...
marina
http://www.youtube.com/watch?v=-wfI5fk8zBw
RispondiEliminaleggendoti ho pensato a guccini.
ciao
grazie Lillo, l'ho riascoltata volentieri; non mi era venuta in mente però ci siamo...
RispondiEliminamarina
Io, a differenza di Guglielmo, non riesco a concentrare la mia attenzione sul "luogo" dell'incontro in questo caso. Non dovrei nemmeno commentare perchè il tuo post ha messo in moto uno strano meccanismo in cui ogni rotellina si muove per se apparentemente in direzione opposta dalle altre: ti vedo sola tra i soli, attenta, vicina alla fine o eterna, vedi...non ci sono parole per commentare oggi. Eppure lo faccio ugualmente, magari sono il gatto che teneva in grembo o il giardino d'inverno e in primavera. Mi chiedo a volte chi siamo Marina, forse perchè abito da sempre in città grandi e della provincia non ho mai sentito altro che un veloce profumo, forse perchè ho paura di incontrarmi per le strade del quartiere dentro gli occhi di una Marina. Ti aspetto adesso lungo il marciapiede, dopo l'angolo, vicino al panificio perchè voglio rientrare nel blog. In silenzio.
RispondiEliminaStupenda Marina,
RispondiEliminati riesce sempre di mettere in moto i neuroni dei tuoi lettori e costringerli a fare un esame di coscienza, ( almeno nel mio caso è così), la tua umanità è rara in questo mondo dove prevale l'egoismo.
Sono onorato di esserti amico, grazie!
Sileno
Marina, io ti a d o r o!!! Grandissimo post! Grazie!
RispondiEliminaMariateresa
@Enzo: mi fermo un attimo al bar per un caffè. Gradisci?
RispondiElimina@MARINA- volentieri. Per me solo mezzo cucchiaino. Ci sediamo un momento in quel tavolo riparato, vicino al banco della pasticceria, non parliamo da molto tempo.
RispondiElimina@enzo: e ci sono molte cose da dire...
RispondiEliminaChe bello spezzare l'inutile e avvilente prigione delle distanze non necessarie dagli altri, un male con cui viviamo a contatto per la maggior parte del nostro tempo.
RispondiEliminaA volte mi fermo a pensare, cerco di capire quante ragioni stanno dietro "alle distanze inutili", quanti motivi validi ci sono per continuare a mantenerle in vita.
E dire che dà un tale sollievo rompere le barriere, perché è questo quello che ci vuoi raccontare, vero? la felicità semplice e immensa della barriera infranta.
Un abbraccio
@TEREZA- Beh...che fai lì? Entra e vieni ti aprendere un aperitivo anche tu. Marina la conosci già no? Dai prendititi anche un dolcetto, ci eravamo seduti per due chiacchere veloci ed è quasi ora di pranzo.
RispondiEliminaè bello ah quant'è bello forzare un limite e allo stesso tempo quant'è rischioso! tu hai saputo approfittare d'un momento giusto, ma giusto per te e dell'altro che ne sappiamo del suo kairos? è opportuno è coincidente è umano oppure ancora e comunque il proprio spazio e tempo mentali sono una roccaforte invalicabile? io vado molto ad istinto e per questo spesso devo registrare che un moto d'animo è soltanto mio e l'altro sfugge o non c'è o non gliene importa niente ed io ho fatto una forzatura su cui interrogarmi: è stato un atto consapevole o un agìto (cioè q.sa che devi fare e basta) e a volte il confine tra le due cose è labile e insensato, ciò non toglie che il gioco della vita possa essere giocato con naturalezza e fiuto altrimenti cosa ci resta?
RispondiEliminaBrava!
RispondiElimina@Papavero di campo: sì è una forzatura e in linea di massima io non forzo, sto sempre ad una distanza che reputo tollerabile per l'altro. Basandomi certo su quello che è tollerabile per me :-) Ma credo che qualche volta l'ostacolo vada buttato a terra, non solo scavalcato. Che ci si debba prendere la responsabilità di un gesto. Forse perché sento tanto il tempo che trascorre...
RispondiEliminama sulla natura dell'atto posso dire che è stata una scelta, che mentre avanzavo valutavo e poi ho deciso: sì, lo farò.
@Tereza. mi è piaciuta molto l'espressione"rompere le barriere"; mi ha suggerito l'idea dell'ostacolo da far cadere, come nelle gare ippiche, sai la gabbia?
ciao, marina
Marina, hai fatto bene a rompere le barriere.
RispondiEliminaTi sei comportata come una fata - adesso non ridere, sai che mi piacciono le favole e che la mia immaginazione è molto fervida -, una fata che improvvisamente compare da non si sa dove e fa un regalo inaspettato. In questo caso hai regalato un po' d'umanità e di calore, dono preziosissimo. Forse, proprio come le fate, "sapevi" che quella era la persona giusta, in attesa di quel tipo di dono.
E poi una fata sa anche rischiare. Altrimenti che fata sarebbe? :-)
Baci!
E sempre strana la vita... Ciao Marina.
RispondiEliminaMarina, più ti leggo e più mi convinco della tua unicità. Non conosco altre persone che sarebbero state capaci di fare un gesto coraggioso come il tuo e di saperlo raccontare trasmettendo a chi legge tanta emozione.
RispondiEliminaGrazie.
Dolores
Bellissimo scritto Marina, triste situazione, hai fatto bene ad interromperla. Anche un saluto è prendersi le proprie responsabilità.
RispondiEliminaE' respingere l' indifferenza. Ogni contatto umano implica il rischio di un rifiuto, ma lasciar perdere è una sconfitta a priori.
P.S.(fuori contesto scusate)
Ho visto solo oggi il tuo commento sull' olmo: meglio in un boschetto o un in parco o in campagna... (pesticidi permettendo) vedi, mi aiuti anche ad aprezzare di più il posto in cui vivo, qui posso scegliere e senza dover fare che poche centinaia di metri.
@Vera: grazie, mi chiedo dove lo trovo il boschetto di olmi, forse ai castelli romani, ci proverò
RispondiEliminagrazie di tutte le cose che ci fai imparare
Credo che tu abbia fatto una cosa sensata ed umana. Assurdo questo incrociarci e non vedersi...ma tu hai oltrepassato la soglia dell'indifferenza e hai conquistato corporalità. Evviva!!!!
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