Le tre di notte e un uragano sulla città.
Le persiane e i vetri battono sotto la furia del vento. Attraverso gli infissi entrano fiotti di aria fredda e umida e qualche goccia di acqua scivola lungo la parete. Dovrei far rivedere le persiane, le finestre e anche gli infissi ma non mi va. Il solo pensarlo mi affatica. Le terrò così, penso, tanto quanto dovranno durare ancora? Ci penserà mia figlia quando non ci sarò più.
È così, rifletto, che le case dei vecchi hanno quell'aria trascurata, aria di decadenza. Le cose sfuggono di mano ai loro abitanti.
Le energie sono poche e si distribuiscono su cose che ci stanno più a cuore degli infissi? Oppure diventiamo più saggi e scopriamo la futilità di molte cose? O allentiamo il controllo sulla nostra vita a cominciare dalle cose materiali che ci circondano? E cominciamo a pensare che qualcuno più giovane e più forte di noi si farà carico di cose che fino ad ora ci avevano riguardato?
Potrei togliere i punti interrogativi ad ognuna di queste domande. Ognuna ha la sua parte di verità.
C'è un'età in cui inizia un lento lasciar andare, in cui non adattiamo più le cose a noi, ma ci adattiamo alle cose.
Sicuramente non ci adattiamo più facilmente, proprio al contrario, fatichiamo ad adattarci al nuovo. Così, potrei proporre una spiegazione alternativa: c'affezioniamo alle cose così come sono, difettose per come sono, ed aggiustarle significherebbe cambiare, cioè richiederebbe un nuovo adattamento...
RispondiEliminaio ogni tanto che la casa mi si ribelli, ci sono dei periodi che si rompe una cosa dietro all'altra, ma non provo le stesse sensazioni che dici tu, anzi ogni volta che ho un po' di soldi apporto delle migliorie.. devo aver ripreso da mia madre, ho capito che per noi è un modo di allontanare lo spettro della vecchiaia e della morte, se hai un progetto da finire non puoi mica permetterti di morire!!!
RispondiEliminacerto che parlo come una troglodita, volevo dire che a me sembra che ogni tanto la casa si ribelli
RispondiEliminache non sia un escamotage del Programmatore per toglierci di mezzo col nostro consenso, quando si cede per stanchezza, ehsìì!
RispondiEliminaSai marina, ho avuto gli stessi tuoi pensieri pochissimo tempo fa. Poi, mi sono detta no. E' vero tutto ci affatica, ma forse di più ci affatica internamente questo lasciare andare... Ho pensato a mia mamma, allo sforzo che ancora oggi fa a 91 anni per tenere quello che può credibilmente (visto che non camina praticamente più)in ordine e ho capito che lo fa per me, per noi. Mi dà ancora il senso della vita. Ha avuto tanti difetti, ma questo suo modo di invecchiare mi ha dato molto. Non voglio contraddirti, ognuno sente e fa come può, ma raccontarti un pezzo di esperienza. Quello che credo giusto è non negare un'età che avanza e che si fa sentire ed è molto bello che tu la racconti con quella sincerità che fa di te una donna speciale.
RispondiEliminaUn abbraccio forte
Ho tolto molti punti interrogativi per evitere che essi si trasformassero, befferdamente, in esclamativi. Il pensiero della conclusione di questa parte di cammino l'hai espressa in modo esemplare: ti ho conosciuta così, non è una sorpresa per me questo tuo percorrere la vita su un piano parallelo e distaccato da quello comune. Io mi adatto ai miei infissi trasandati illudendomi che quegli altri, contrabbandati per sempiterni, lo siano veramente. Ma so perfettamente che chi verrà dopo di me manderà tutto all'aria e ricostruirà gli infissi di sana pianta. Avrà tempo per rendersi conto della loro futilità? Ciao Marina
RispondiEliminale vostre suggestioni (il Programmatore astuto, l'affezionarci, il tenere lontano lo spettro della vecchiaia o lo sforzarci a tenere tutto in ordine per gli altri)si integrano alle mie. Dipende forse dai giorni e dalle ore...
RispondiElimina@Enzo: entrerà in casa un architetto e dirà: questo muro lo buttiamo giù, qui ci facciamo la cucina...
mi piacerebbe poter dare un'occhiata da dove (non) sarò :-)))
Rifletto con un ricordo: mia madre, morta parecchi anni fa, aveva una cura maniacale delle cose, pur essendo una donna generosissima(spesso invece la cura maniacale degli oggetti si lega all'aridità d'animo).
RispondiEliminaDopo la sua morte passavo in rassegna le cose che aveva tenuto con tanta attenzione, sì da sembrare tutte appena acquistate, e pensavo a come inutilmente gli oggetti sopravvivano alle persone e a quanto sarebbe più saggio lasciare che esse si consumino...almeno quanto noi siamo destinati ad essere consumati "dalla" (però "di" mi piace di più) vita.
Un abbraccio
"C'è un'età in cui inizia un lento lasciar andare, in cui non adattiamo più le cose a noi, ma ci adattiamo alle cose."
RispondiEliminaMon dieu!
Vero. Nel senso: corrisponde a qualcosa che ho provato anch'io, quand'ero molto più giovane di ora, e credo sia una fase della gioventù di molti.
Ora, invece, non riesco ad adattare le cose a me nonostante tutti gli sforzi che faccio, e non riesco ad adattarmi alle cose, nonostante tutti gli sforzi che faccio. Per questo, sono andato da un saggio che abita sul cornicione più alto del Colosseo, che lì spifferi tanti ma tanti e infissi non ti dico in che stato, e lui mi ha detto che devo aspettare, che sono ancora troppo giovane per risolvere questo problema dell'adattamento delle cose a me o di me alle cose.
Allora gli ho detto: ma tu lo hai risolto?
Lui ha sorriso, e m'ha chiesto: quanto me dài se t'o dico?
E io: t'ho già pagato pe la prima risposta.
E lui: quelli, de sordi, se so' già adattati.
Marì, a quel punto, sarà che non mi andava di dargli altri soldi, ho avuto come un'illuminazione. Ma non te la so dire, non trovo le parole: eppure, qualcosa ho capito, a proposito de 'sto fatto dell'adattamento. Qualcosa che non è né che m'adatto io alle cose, né che le cose s'adattano a me. Ma forse tu sei ancora troppo? giovane?? troppo??? focosa????
Scommetto che se non tu non avessi incontrato quei due sull'autobus, oggi avevi chiamato un falegname.
Ho perso?
Sono pronto a pagare.
Preferisco darli a te, i soldi, piuttosto che a quel saggio sul Colosseo.
:-)
cara marina, come ti capisco!
RispondiEliminaciao simona
@rom: quei due sull'autobus, bene o male, li ho sbattuti giù. La considero una mezza vittoria. Non mi sono adattata. Ma se quel saggio sul Colosseo fosse davvero saggio, si riparerebbe dentro qualche portone :-))
RispondiEliminain quanto al troppo giovane o troppo vecchia, beh penso di essere contemporaneamente entrambe le cose
buona domenica, marina
@Tereza:non è chic citare me stessa e non lo farò. Ma sulla vita degli oggetti post mortem dei loro proprietari ho scritto più di una volta, perché, come per te, mi piace che altre vite li usino e li consumino..
un abbraccio, marina
Secondo te fino a che età è opportuno occuparsi della manutenzione della casa? Lo chiedo perchè a giorni ne compio 41 e c'è da sistemare la zanzariera del balcone di cucina. Farei volentieri a meno.
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