Joy è la ragazza nigeriana che nel luglio del 2009 dichiarò che un ispettore di polizia aveva tentato di stuprarla mentre si trovava rinchiusa nel CIE di via Corelli a Milano. La sua compagna di stanza, Hellen, la aiutò a respingere l'uomo. Ad agosto nel CIE scoppiò una rivolta di tutti i detenuti contro le disumane condizioni di vita. Sono stati arrestati nove uomini e cinque donne tra cui Joy ed Hellen. Dopo sei mesi di carcere Joy è stata trasferita al CIE di Roma, Ponte Galeria. Joy ha presentato regolare denuncia per tentato stupro e interrogata ha riconosciuto il poliziotto. Ma è stata accusata di calunnia e, dopo sei mesi di carcere, vogliono rimpatriarla.
In queste ore attivisti stanno manifestando di fronte all'ambasciata nigeriana perché l'espulsione di Joy, che attende giustizia dalla legge italiana, venga fermata.
Su Radio-cane Joy racconta la sua storia
speriamo bene ...
RispondiEliminaCerte vicende mettono i brividi
RispondiEliminaTifo per Joy, perchè abbia giustizia!
Ci sono storie che neanche ci immaginiamo. Oggi ho parlato con un mio amico che insegna a ragazze per lo più nigeriane che sono riuscite ad uscire (o almeno ci stanno provando) dal giro della prostituzione e raccontava storie terribili. Bisognerebbe racogliere queste storie, diffonderle perchè veramente ci sono troppi esseri umani che vivono come invisibili agli occhi dei più e per la loro "invisibilità" subiscono abusi atroci.
RispondiEliminaGrazie, Marina
In questo paese stiamo imbarbarendo e anche perdendo dignità di un paese civile.
RispondiEliminaSono dell'altro ieri i referendum in Svizzera per respingere gli emigranti che eravamo noi, oggi siamo noi a respingere altri esseri umani spinti sulle nostre coste dalla fame.
Il nostro cuore è diventato di pietra e abbiamo scordato presto le umiliazioni che abbiamo subito fino a poco tempo fa.
quanta ipocrisia per paura della verità, tutto questo non danneggia solo Joy ma anche i nostri giovani.
RispondiEliminaciao simona
E' una storia agghicciante, quasi da tempo di guerra. In effetti, forse tali sono i tempi che viviamo.
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