sabato 24 ottobre 2009
rimanere a se stesso
Camillo Sbarbaro
Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
come in sonno tra gli uomini mi muovo.
Di chi m'urta col braccio non m'accorgo,
e se ogni cosa guardo acutamente
quasi sempre non vedo ciò che guardo.
Stizza mi prende contro chi mi toglie
a me stesso. Ogni voce m'importuna.
Amo solo la voce delle cose.
M'irrita tutto ciò che è necessario
e consueto, tutto ciò che è vita,
com'irrita il fuscello la lumaca
e com'essa in me stesso mi ritiro.
Ché la vita che basta agli altri uomini
non basterebbe a me.
E veramente
se un altro mondo non avessi, mio,
nel quale dalla vita rifugiarmi,
se oltre le miserie e le tristezze
e le necessità e le consuetudini
a me stesso non rimanessi io stesso,
oh come non esistere vorrei!
Ma un'impressione strana m'accompagna
sempre in ogni mio passo e mi conforta:
mi pare di passar come per caso
da questo mondo...
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E' il compito supremo della vita: avere consapevolezza di sè e permettersi di essere se stessi, aldilà delle apparenze e delle aspettative degli altri. Solo così posso davvero aiutare gli altri a costruire un mondo più vero e più sano.
RispondiEliminaGiorgio
Ti ringrazio del tuo commento Marina, ho cercato di spiegarti le mie ragioni. Poi si cammina assieme comunque. :)
RispondiEliminaSbarbaro è una bella e opportuna scelta.
willyco
grazie a te Willyco, anche o soprattutto per la tua capacità di credere ancora
RispondiEliminamarina
una poesia memorabile.. un poeta profondo.. verità sempre più limpide.. verità sempre più mie..
RispondiEliminaGrazie,
Viola..
a me ricorda un po' l'ex marito e mi disturba..
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