Cartesio, tutto rigore e buon senso, raccomanda un semplice accorgimento. “In assenza di notizie certe sull’al di là conservati in vita.” Verso i malinconici ed i tristi prova commiserazione ma anche distacco. Ha però le idee chiare, la moralità non c’entra niente e neanche la divinità. La sua parola d’ordine è: origine fisiologica. Poi mischia un po’ le carte: succhi che non scorrono, nervolini che si inceppano, sangue che non si agita abbastanza...
Ma a parte queste inevitabili fantasiose descrizioni, l’asse portante del suo discorso è: Il mal di vivere dipende dai difetti della macchina corporea, è compito della medicina ripararli.
Ma nel secolo irrompe il Giansenismo, e scatena una campagna di vero e proprio terrorismo psicologico: siamo tutti criminali, resi tali dal peccato originale, tutti sul punto di essere giudicati e condannati. La Chiesa cattolica dichiara eretici i giansenisti, ma almeno su un punto anche i gesuiti concordano con loro: Pochi si salveranno, la maggior parte dell’ umanità finirà all’ inferno.Venti su mille saranno i salvati. A pochissimi Dio concederà la grazia.
Del potere terrorizzante del Giansenismo ho una testimonianza recente. Una mia amica francese, Denise, mi ha raccontato i terrori che, nell’ultimo anno della sua vita, hanno sconvolto suo padre, giansenista come tutti i membri della sua famiglia.
Passava le giornate a pregare, si rifiutava di alimentarsi se non con il minimo indispensabile, teneva chiuse le persiane e non voleva che si accendessero né radio né televisione. Voleva espiare i suoi peccati, in previsione della morte imminente. La notte poi era sconvolto dal terrore. Incubi terribili lo aggredivano e gridava terrorizzato di non voler andare all’Inferno. La supplicava di tenerlo per mano perché aveva paura dei diavoli. Tutta la famiglia visse insieme a lui un periodo allucinato. Da un punto di vista psichiatrico era perfettamente sano, ma la dottrina che aveva formato la sua vita psicologica gravava su di lui come un fardello troppo pesante per poter affrontare con un minimo di serenità, o anche solo con l'umanissima paura di tutti, la prospettiva della morte. Denise è credente e devota, ma al termine di quell’anno, quando infine il poveretto morì, mi dichiarò di aver odiato con tutta se stessa ogni religione.
Stiamo parlando del 2001.
Ma torniamo al Seicento.
Diviene giansenista anche Blaise Pascal, che conduce una vita agitata e ansiosa, tra crisi mistiche e stati di abbattimento. Il grande scienziato, matematico, fisico, filosofo, che regalò all’umanità intuizioni geniali e invenzioni straordinarie, segnò il secolo con la sua pensosità. Animato da un grande spirito di religiosità la sua riflessione lo porta ad indentificare nella noia il segno per eccellenza della miseria umana. È l’altro aspetto del mal di vivere che studierà per tutta la vita. La noia è una forma di angoscia che si accompagna ad una tensione religiosa religiosa, ma anche alla consapevolezza della propria nullità. L’uomo è insufficienza, dipendenza, impotenza, vuoto. L’universo è muto e l’ uomo privo di luce.
Davanti a questo abisso vuoto che è la condizione umana Pascal perde il coraggio, diviene sempre più introverso, ha atteggiamenti psicotici, cade infine in uno stato di prostrazione e annientamento. Morì a soli 39 anni, dopo molte sofferenze, anche fisiche, causategli dal tumore che lo aggredì.
Per Pascal ho una grande simpatia e una grande compassione umana: il suo bisogno di credere sia in un dio che nella ragione, la sua curiosità verso tutte le scienze, l’alternanza di speranza e disperazione, ne fanno una figura così ricca di umanità che è impossibile non amare.
Leggere Les pensées è un’esperienza intensa. La sua voce, che si alzò sempre polemicamente contro il razionalismo di Cartesio, è toccante anche quando è impossibile condividere i suoi slanci religiosi e le sue profonde credenze.
E dopo quattro secoli, ancora ripetiamo,con lui, che “L’homme n’est qu’ un roseau, le plus faible de la nature, mais c’est un roseau pensante....Ainsi toute notre dignité consiste dans la pensée.”
Sono davvero belle queste carrellate che fai... Costanza
RispondiEliminaVi � uno studioso contemporaneo (The neurobiology of mind and behavior, with an emphasis on emotion, decision-making, memory, communication, and creativity)
RispondiEliminache analizza bene Cartesio e ne ha scritto un bel libro: Antonio Damasio, il quale ha anche scritto:
"L'errore di Cartesio. Emozioni, ragione e cervello umano "[1994], Adelphi, Milano, 1995
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Damasio.html