lunedì 21 maggio 2007

remembrance/forgetfulness

In questo periodo ho molto a che fare con il tema della memoria, con domande ancora più difficili delle risposte.
Infatti ai ricordi spesso non sappiamo che cosa chiedere: una illuminazione che ridisegni per noi il nostro passato o una conferma del presente che scacci le nostre paure e plachi le nostre ansie.

Per qualcuno che crede che la vita sia essenzialmente cambiamento, il ricordo è un arresto di vitalità, una sosta nel fluire vitale, un impaccio, una remora, spesso abusiva.

Per chi invece solo nel presente si sente sicuro e senza alzare la testa al domani controlla l’aderenza al solido oggi, i ricordi possono essere il basamento rassicurante che sorregge il presente e gli dà spessore.

I ricordi si possono perdere e della perdita si può soffrire o si possono scacciare come altra cosa da noi o noi, ormai, altra cosa da loro.

Ricordare ha a che fare con il perdere o il conservare. Non le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita, non gli altri che sono stati figure su scene che ormai non si possono ricreare, ma perdere o conservare noi stessi.

Noi possiamo amarci, considerare noi stessi con indulgenza assieme ai nostri errori e accettare di conservarne in noi testimonianza o possiamo detestare ciò che siamo stati, provare imbarazzo se non addirittura vergogna per le illusioni, i sogni, le ingenuità con cui abbiamo guardato alla vita.
E niente è peggio del sentirci ridicoli, di guardare al noi che siamo stati come a una creatura patetica e sprovveduta meritevole di irrisione.
In tal caso il ricordo ci ferisce e solo allontanarlo ci dà sollievo.

Ma possiamo anche accettare la nostra innocenza di una volta, il nostro lasciarci ingannare dalla vita, la nostra stessa inesperienza con comprensione affettuosa.
In tal caso il ricordo ci farà piacevole compagnia.

Può darsi che ognuno di noi abbia un suo modo precipuo di porsi di fronte al ricordare, o forse nel corso della vita sperimentiamo ognuna di queste modalità, considerando il ricordo o il lato più dolce della malinconia o la punta più tagliente del rimpianto.

“Il ricordo è una forma di incontro” dice Kahlil Gibran.
Ma è sempre lui a dire: ”L’oblio è una forma di libertà”.

Non dobbiamo necessariamente scegliere.

1 commento:

Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo