La prima voce critica verso la vacanza è quella di Goldoni nelle “Smanie per la villeggiatura”. Dopo di lui e fino ai nostri giorni, il tema della critica alla vacanza è usato e abusato, fiacca ripetizione di banalità. Né questo blog aspira a sottrarsi a questa critica.
Pertanto ecco qui un mio personale, anche se non originale, pensiero in merito.
Il discorso delle vacanze lo lego strettamente a quello del lavoro. Se le persone potessero fare un lavoro a loro congeniale, trovarvi, pur nella fatica, un motivo di gratificazione, non viverlo come una condanna -se cioè il lavoro non fosse alienante come spessissimo è - anche la vacanza sarebbe diversa. La vivremmo con meno ansia, vi investiremmo meno aspettative e ne riporteremmo meno delusioni. E forse non diventeremmo quelle belve assetate di sangue come spesso sono i vacanzieri l'uno verso l'altro. Quando la vacanza diventa una questione di vita o di morte e ci aspetta la galera di una vita quotidiana faticosa, stressante e che ci priva di dignità e di identità non sono certo i nostri aspetti migliori che vengono a galla.
C'è un "ma" relativo a questo discorso vacanza/lavoro. Ed è la sorte di tutti coloro che, non avendo un lavoro, non hanno neanche la vacanza. E' la loro vita che è una "vacanza", cioè un buco vuoto in cui consumano energie, vitalità, aspettative, progetti, sogni. Spesso la loro intera giovinezza.
L'organizzazione del lavoro nella nostra civiltà non mi sembra essere andata al passo con il progresso scientifico e culturale. Chissà come mai!
Scusate la venatura marxista.
Mi sono goduto pochi mesi fa la goldoniana "Trilogia della villeggiatura" con un irresistibile Toni Servillo, ma lì la vacanza era pretesto per la critica ad una classe "borghese" vuota e dominata dal bisogno di apparire.
RispondiEliminaCondivido il tuo pensiero: io vorrei fare vacanza ogni giorno, mischiandola ad un lavoro che coincida almeno in parte con le mie passioni (infatti la vacanza è proporzionalmente meno ambita da chi vive in pace con se stesso ogni giorno).
Per me vacanza non è mai riposo, ma "conflitto con la quotidianità": ho bisogno di altri orizzonti, di lingue, abitudini, costumi, vite da decifrare e confrontare con la mia.
E questo si può - e si dovrebbe - fare tutti i santi giorni:-))
Un'altro tipo di vacanza è quella che fanno - meglio NON fanno - persone come me, per vari motivi
RispondiElimina@ luposelvatico
RispondiEliminami piace molto la tua definizione della vacanza come conflitto con la quotidianeità. La prendo e la faccio mia
un abbraccio, marina