Vi ho spiegato l'entropia. O meglio, un aspetto dell’entropia.
Infatti intorno all’entropia hanno arzigogolato in molti, applicando il concetto a questo, a quello e anche a quell’altro. Così Ludwig Boltzmann dimostrò che la “seconda legge” è una legge statistica e la riformulò in termini di probabilità.
In questa forma la legge dice che “un sistema chiuso cambia sempre da uno stato più ordinato ad uno meno ordinato.” Questo perché lo stato meno ordinato ha più probabilità di prodursi.
Può sembrare astruso ma non lo è.
Immaginate una stanza. Con tutti i suoi mobili e suppellettili ed oggetti vari. Come la vedete nella vostra mente? Ordinata? Sì, anche la mia lo è. Ma adesso abbandoniamola al suo destino, pur continuando a ficcarci dentro tutto quello che ci capita. Mi sembra intuitivo che è molto più probabile che il risultato, dopo soli pochi giorni, sia un gran caos e non il perfetto ordine. Questo è intuitivo solo per me. Per mio marito infatti, che pure è uno scienziato, l’ordine ha più probabilità di verificarsi del disordine. E’ convinto cioè che, posando a caso, sciarpe, cappotti, guanti, cappelli, fasci di carte, pacchetti di sigarette, libri, giornali, camicie e maglioni, questi si dispongano ordinatamente nello spazio, ogni cosa al suo posto.
Ignora cioè questa formulazione, che pure data 1870, della seconda legge: una stanza ordinata lasciata a se stessa può solo diventare disordinata. Una stanza disordinata non si riordinerà. (Non da sola comunque. Occorre della forza-lavoro e una grande, grande pazienza).
Intanto gli studiosi della teoria dell’informazione (C.E.Shannon, E.T. Jaynes ed altri) si gettarono famelici sulla seconda legge e svilupparono ancora il concetto di entropia. Dimostrarono, inoppugnabilmente, che il contenuto di informazioni di un sistema chiuso può rimanere costante o decrescere, ma mai aumentare.
Se chiudiamo due individui, senza giornali, Internet, tv, telefoni e citofoni, in un confortevole appartamento, essi potranno riuscire a mantenere intatto il loro patrimonio informativo, ma non potranno accrescerlo. Quando si saranno scambiati tutte le loro conoscenze ed informazioni, raggiungeranno uno stadio in cui, “l’energia informativa” potrà solo decrescere, cioè, rincoglionendosi, potranno solo dimenticare.
“Un sistema chiuso può solo dimenticare le informazioni, ma non ne può creare”.
Farò un breve riepilogo di quanto appreso fin qui:
abbiamo incontrato tre diversi modi di misurare il cambiamento a senso unico di un sistema fisico chiuso governato dalla seconda legge della termodinamica:
-A In funzione del suo contenuto di entropia (energia non disponibile) che può solo crescere.
-B In funzione della probabilità del suo stato che può solo passare da uno meno probabile ad uno più probabile
-C In funzione del suo contenuto di informazione che può solo diminuire.
Mi fermo qui. Per pietà umana e per stanchezza insieme. Ma ci tornerò.
Quando mi metto una cosa in testa “la porto fino alla stazione”, come diceva Ettore Petrolini.
Ma il seguito verrà un’altra volta. Sento di avere in me un istinto alla Carolina Invernizio, una tendenza cioè a creare storie romantiche e a sospenderle sul più bello. L’entropia non è romantica?!?!? Scherzate, spero!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
non capisco il punto C.
RispondiEliminase quei due rinchiusi nell'appartamento, prima di rincoglionirsi producono una nuova conoscenza (idea, intuizione, teoria matematica..) a partire dalle informazioni in loro possesso, non hanno forse aumentato il tasso informativo dell'appartamento?
insomma, la conoscenza non è una forma di informazione?
L'idea, intuizione, ecc NON è una NUOVA INFORMAZIONE, ma la rielaborazione creativa di dati già presenti nella stanza. Nulla si crea...
RispondiEliminamarina
Sono d'accordo.
RispondiEliminaIl disordine, il caos è più probabile dell'ordine...
subtilis...
RispondiEliminasenza entrare nel merito di questo seminale concetto, il tuo esempio della camera mi ha fatto associare (come la vita sarebbe migliore per tutti se, invece, che confliggere per ogni nullità, si usasse più spesso il metodo delle libere associazioni!) questo esercizio filosofico di roger - pol droit:
RispondiEliminaSistemare una stanza
Durata: intermittente
Materiale: alcune stanze
Effetto: adattarsi
Moquette e carta da parati, piastrelle e intonaco, impianto elettrico, fasci di luce, porte, finestre, tende, cuscini, mobili, piante... Bisogna decidere il posto degli oggetti, il colore e lo stile. Ciò che è interessante è che non si sa come fare. Imparate ad ascoltare quello che dice la stanza. Ogni luogo vuole una certa forma e una certa sistemazione. Non si può averne una conoscenza globale né razionale. È come se in ogni posto lo spirito del luogo parlasse una propria lingua, che voi dovete imparare utilizzando le vostre risorse. Bisogna quindi lasciarsi impregnare dalle caratteristiche del luogo: volume, luci, superfici, materiali, trama. E poi procedere a tentoni.
Una buona sistemazione non nasce mai da una prima intuizione. Bisogna procedere per approssimazione, passo dopo passo, per tentativi ed errori. Saper tacere e dimenticare, riscoprire, agire al di là delle parole e delle rappresentazioni. Non completamente in modo teorico e astratto. Posate un colore e gli altri tutt'intorno si trasformano. Mettete un mobile e i volumi cambiano, talvolta anche i colori e le luci. Ogni cosa è sempre in stretto rapporto con il resto. Per questo non dovete lasciarvi ingannare, quando non conoscete esattamente l'itinerario da seguire.
L'esperienza obbedisce a regole ogni volta diverse. Voi dovete lasciar fare e agire al tempo stesso. Siete voi al centro delle manovre, ma avrete successo se non im¬porrete nulla. D'altro canto le conseguenze di questa relativa passività saranno in ragione di quello che siete. Ciò che il luogo suggerisce, ciò che esige su misura non è evidentemente identico per tutte le persone: il luogo è la guida, ma siete voi il conducente e non qualcun altro. Non state quindi soltanto arredando una stanza, ma anche voi stessi.
Questa esperienza vi insegna che siete parte integrante dell'ambiente che vi circonda. Non un attore, o un architetto, insomma una volontà esterna che decide solo delle apparenze. Siete un elemento della stanza ed essa diventa uno degli elementi del vostro essere. Se qualcuno vi dice «come è bella la tua casa», potrete percepirla come una banalità oppure pensare che la verità alla lunga produce qualche effetto.
Roger - Pol Droit, Piccola filosofia portatile. 101 esperimenti di pensiero quotidiano, Rizzoli, 2001
Non potevo non commentare un post che parla di fisica ;-)
RispondiEliminaConfesso che non mi è mai piaciuta la definizione di entropia come "grado di disordine" : penso che integrerò i tuoi due post :-)
Che succede se la stanza me la immagino gia' incasinata?
RispondiEliminaCerto, quando ti metti in testa una cosa... altro che stazione!
@ marcco:INTEGRA TI PREGO!
RispondiElimina@amalteo: sto ancora riflettendo sul "lasciar fare ed agire al tempo stesso". Mi perplimo...
marina
Marina, li hai letti i post integrativi di Marco?
RispondiElimina(eh lo so, non mi faccio mai i fatti miei! E' più forte di me!)
non li ho letti, credevo che li postasse da me! ma ora vado, grazie artemisia!
RispondiElimina