Cammino al sole, un po' sovrappensiero, portandomi in una busta la mia riserva di tropico. Due manghi pachistani -gialli, setosi, gonfi di umore-; due avocados del Messico, verdi-viola; due papaye di non so dove. Questo caldo mi suggerisce sempre nostalgie e ricordi. Mi affido ai sapori e ai profumi per riassaporare qualche emozione passata. Mentre la mia mente sta sorvolando l'Atlantico, verso Cuba, sull'altro lato della strada vedo G. e provo un moto di gioia. Cammina all'ombra col suo passo tranquillo, l'alta figura corredata di zainetto, la testa con i capelli mossi, il bel volto bruno. D'impulso vorrei attraversare la strada per abbracciarlo, ma aspetto più prudentemente per vedere come intende regolarsi. Le regole le ha sempre dettate lui. Quando arriviamo alla stessa altezza alza la mano per salutarmi, rallentando ma senza fermarsi. Salve, mi dice sorridendo. Ciao, gli faccio io, e ripeto il suo gesto, salutandolo con la mano.
Ma il mio cuore si stringe. G. era il compagno di mia figlia, il padre del mio nipotino. Per qualche anno ho creduto che fosse un nuovo figlio per me e gli ho voluto bene. Gli voglio ancora bene, ma lui, che non ha nulla contro di me, ciò nonostante ritiene che il tempo della familiarità sia finito.
La familiarità, del resto, non è mai stata troppa. G. è una persona molto riservata, chiusa persino. Ma buonissima, dolce, sensibile, attenta. È molto intelligente e molto colto. E' una persona in vista nel mondo del volontariato e degli aiuti umanitari. Ha scritto dei libri, collabora a riviste, giornali; viene intervistato spesso. Ma resta una persona schiva, che dice tranquillamente la sua ma senza alzare polvere. E' un "comunista" molto duro e molto puro. Ideologico per necessità intima. Ha rifiutato più volte incarichi di prestigio, remunerati abbondantemente, per non sfiorare nemmeno le zone rischiose del potere, del compromesso, del pragmatismo. Sono certa che anche lui è affezionato a me e alla mia famiglia; ma nel suo codice, rigido come tutto in lui è rigido, la confidenza è poca anche in famiglia, figuriamoci tra ex. Ex cosa, poi? Suocera? Ha solo venti anni meno di me, ma a me è sempre parso un mio coetaneo, se non addirittura più vecchio di me. Eppure ha uno spiccato senso dell'umorismo. Solo che di lui tutto va intuito o rubato di straforo. Niente è mostrato apertamente.
Ogni anno mi regalava dei libri. Regalarmi dei libri è una impresa impossibile. Intorno a me nessuno si azzarda. Ma lui non ne ha mai sbagliato uno. Spesso li avevo già letti, ma il punto non era questo: il punto era che sapeva quali libri desideravo leggere. Quando è entrato a far parte della mia famiglia, benché mi intimidisse un po' con i suoi silenzi e il suo sguardo osservatore, il mio cuore si è riempito di affetto per lui. E pensarlo accanto a mia figlia, quando io fossi scomparsa, mi tranquillizzava. Un uomo buono, onesto, intelligente, con dei valori solidi da trasmettere ad un figlio. Che cosa desiderare di più per la propria figlia ed il proprio nipote? Ma la storia non è andata così. Le ragioni appartengono a loro. Io però non ho più questo figlio grande, serio e buono, così impacciato nelle piccole quotidianeità, ma così a posto, così giusto. Qualcuno cui affidare una figlia. Così saggio, ma anche, temo, così testardo.
Sono poche le persone che riescono a comprimere i miei slanci affettivi. E comunque, non per sempre. Capìtolano tutti prima o poi. Con G. penso che ci sarebbero voluti anni per entrare in vera confidenza. Ma io sono una persona tenace e sono certa che ci sarei riuscita. Ora però non lo vedo più. Solo se, come ieri mattina, lo incontro casualmente. Senza parlare, con quel salve! corredato del suo sorriso leggermente triste, ha dettato la nuova regola: se ci si incontra non ci si ferma a parlare.
So che potrei fingere di non aver capito la regola o addirittura infrangerla di prepotenza, ma io rispetto gli spazi psicologici altrui, perché so quanto possano essere vitali. Così, se lo incontrerò di nuovo, metterò su un sorriso allegro, che gli dica che il mio sentimento per lui è senza ombre, e gli lancerò un ciao. Ma, come ieri mattina, qualche lacrima ci scapperà. Solo, aspetterò che abbia girato l'angolo.
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Eppure fa parte, come esperienza, della nostra vita, dei nostri sentimenti.
RispondiEliminaRino.
p.s.: meravigliosamente umano.
Io sai cosa farei? Ma io non sono te , ovvio. Gli manderei una mail, o una lettera, semplicemente con il link a questo post.
RispondiEliminaCredo che apprezzerebbe e ne sarebbe felice.
No, Anna, G. non ne sarebbe felice. La sua discrezione è ASSOLUTA. Anzi, spero che non lo legga mai.
RispondiEliminati abbraccio e vado alla posta, marina
Almeno,con una persona così responsabile,puoi star certa che non rinnegherà il suo ruolo di padre.
RispondiEliminaCristiana
Spigolosamente complesso.
RispondiEliminasolo una riflessione: tua figlia non ha bisogno di essere affidata a nessuno
RispondiElimina@Paola: hai mille volte ragione, Paola, ma pensarla sola, senza un compagno con cui affrontare tutti i problemi che la vita le proporrà, è per me un grosso cruccio.
RispondiEliminaMa mi ripeterò la tua frase: mia figlia non ha bisogno di essere affidata a nessuno
grazie, marina
commuovi
RispondiEliminanel senso bello
pieno
e senza retorica del verbo...
PASSA DA ME: sei in prima pagina
@tereza: grazie Terezita, per le tue parole e per il tuo post.
RispondiEliminaimmeritatamente, marina
insisto @ Paola: mia figlia NON ha bisogno di essere affidata a nessuno, mia figlia ....
Non c'è niente da fare, ti voglio proprio molto bene.
RispondiElimina@Luigi:contraccambio! smack!
RispondiEliminamarina
Ma sì, Marina, capisco i tuoi crucci ma questa persona ha fatto parte della vita di tua figlia, non della tua. Il vostro rapporto è collegato a quello che ha avuto con lei e che è finito. Non potrà essere diversamente.
RispondiEliminaSono sicura che tua figlia saprà badare a se stessa, con o senza compagno.