Inauguro una nuova tag: "parlano di me" con la quale indicherò brani di testi nei quali trovo descritto qualche tratto che mi appartiene, positivo o negativo che sia, qualche idiosincrasia, qualche tic.
Comincio da questo:
"L'amico scomparso: Fawzi scompare per sei mesi, un anno o addirittura due, poi, un giorno, ricompare, magari telefonando, oppure scrivendo, sempre con la stessa foga. In principio uno rimane un po' sbalestrato. Non sai mai bene che atteggiamento assumere nei suoi confronti.
Una volta sparito, non risponde più ai richiami.
Allora bisogna lasciargli attraversare il suo deserto; si sa che un giorno lo si ritroverà, sempre uguale, dinamico e fraterno.
Questo tipo di amici, ho capito che non bisogna confonderli, né insistere, né fare loro dei rimproveri. L'amicizia, se riposa su solide basi, può permettersi di accettare parentesi di quel genere che non significano affatto l'oblio o il rifiuto: esse sono di pertinenza esclusiva della persona che ne sente il bisogno."
Tahar Ben Jelloun "L'amicizia e l'ombra del tradimento"- Einaudi
Che dire di un amico così? Tutto il male che si vuole, naturalmente. E liberamente: un amico così, tanta libertà si prende quanta ne lascia.
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Bellissimo e partecipato post mia cara Marina!
RispondiEliminaCondivido la conclusione di Bem Jelloun.
Il tempo (del distacco) o lo spazio fisico per mia fortuna non hanno mai rappresentato un limite e/o un senso di privazione e posso considerarmi una persona fortunata già che, al momento del mio bisogno, gli Amici sono stati presenti nonostante il tempo e lo spazio e, reciprocamente, io per loro quando è occorso.
Un abbraccio forte anche se distante fisicamente
Svelati Marina,SVELATI!
RispondiEliminaScusa, ma il titolo ti sembra azzeccato? Non dico per il termine "amico" - anche se... va bè, passi - ma "scomparso"? Scomparente, o qualcosa del genere. Uno presente tra una scomparsa e l'altra. Tra-sparente.
RispondiEliminaChe dici?
No, non va bene nemmeno "trasparente": significa altro.
Oppure, il termine "scomparso" dice molto, non di "pertinenza esclusiva" dell'amico, ma dell'amicato, il quale, quando si gira a dire qualcosa all'amico e quello non c'è più, prova il senso di scomparsa - bella, eh?, simpatica cosa - che porta al titolo. E' un fatto di pertinenze, esclusive. O escludenti?
L'amico trascludente?
No, non va nemmeno questo.
Richiama "trascurante", e invece in questo scritto la trascuranza è trasclusa.
Bel post Marina...
RispondiElimina“tanta libertà si prende quanta ne lascia”...è questa rassicurante reciprocità che dovrebbe guarirci dalla nostalgia delle sue scomparse? Penso che certamente il vero amore per un amico si esprima lasciandolo libero, però mi sa che (chi più chi meno) abbiamo bisogno di presenze e di conferme…perciò un amico così mi farebbe soffrire tanto ma lo lascerei comunque libero di “attraversare il suo deserto”. Ben Jelloun mi piace molto e questo libro non l'ho letto, perciò annoto e ringrazio :-)
@rom: il titolo è di Ben Jelloun e penso che se lo ha scelto è perché esprime il suo modo di sentire l'amico che "si assenta". Lo sente come scomparso. Ma ha imparato a sentirlo ancora amico. Io poi non misuro l'amicizia sulla base della presenza. Sarà eccentrico ma è legittimo.
RispondiElimina@arnicamontana: io mi sono concentrata più sulla gioia del ritorno dell'amico, quando ricompare, che sul dolore per la sua scomparsa. Ma si sa che io sono "stranetta"
Per me l'amicizia è un sentimento totalizzante.
RispondiEliminaNon credo che saprei accettare un amico così o almeno una persona così non la definirei propriamente un amico...