Ma, per il momento, non di consolazioni.
Vado in cerca di un realismo supplementare a quello che già mi contraddistingue.
(Piccolo inciso. Sto rileggendo tutto Proust nella edizione Einaudi e ho fatto caso che tutte le parole composte in cui l'anello di congiunzione è una di, questa non è raddoppiata. Come se qui sopra io avessi scritto "contradistingue". Non che sia un vero errore, ma mi dà un po' fastidio. Passons...).
Nel febbraio scorso mi sono rivolta a voi per accennarvi al mio progetto di un libro.
Avevo avuto allora da una persona del mestiere, del tutto non richieste, la sollecitazione e l'incoraggiamento, oltre che la promessa di un sostegno fattivo nel mondo dell'editoria. Si tratta di una persona con sufficiente credito e potere nel campo dell'editoria da farmi sentire abbastanza sicura che, se fossi riuscita a scrivere qualche cosa di decente, il libro avrebbe avuto la sua chance.
Ho lavorato al mio libro con passione e il libro a giugno era pronto, fatte salve revisioni ecc.
Ha ricevuto l'approvazione convinta del mio sostenitore. Poi lui, preso, prima in sue personali riflessioni, poi in un più importante progetto, si è allontanato da me e dal mio libro. Promette di rifarsi vivo, e forse lo farà, un giorno.
Ma la mia delusione è grande perché, tranne quando sono davvero depressa, nel mio libro io credo e su quell'aiuto avevo fatto davvero affidamento.
Ora mi chiedo. Ha senso partire per una battaglia in altre direzioni per cercare di far pubblicare il mio libro?
O dovrei invece mettermi tranquilla, al riparo da scosse che fanno male al mio faticoso equilibrio, riconoscere il mio desiderio di essere pubblicata per quello che è: vanità personale, desiderio di rivincita, bisogno di gratificazione ecc, ecc, ecc?
E poi: avrei la forza di battermi per la mia scrittura non avendola mai avuta in tutta la mia vita, neanche quando ero giovane e forte e sana?
Confesso che questo pensiero mi occupa e che mi sento un piccolo topo in gabbia indeciso tra due direzioni, entrambe dolorose: la battaglia o la rinuncia, il rischio o la rassegnazione.
Una voce, non sostituibile, e che avrebbe potuto aiutarmi a chiarire, insieme, il mio vero bisogno, la sua natura e la direzione da prendere, ormai tace.
E io oscillo. Proprio come la famosa barchetta tra i flutti.
Passo da giornate o addirittura momenti in cui credo di avere risorse sufficienti per affrontare gli ostacoli ad altri in cui mi sento troppo stanca e troppo male in arnese per affrontare checchessia.
E tralascio i momenti peggiori, quelli che hanno a che fare con i nodi veri e non più solubili della mia personalità.
Inquadrate tutto questo in una delle stagioni più difficili della mia ciclicità depressiva.
Questo solo per chiarire meglio il quadro, non per lamentarmene.
Sicché mi guardo e mi ascolto, ma sento solo voci confuse e vedo solo ghirigori senza un senso, senza una direzione.
Potrei pubblicare il mio libro sul blog, potrei pubblicarlo in proprio con uno dei mille pseudoeditori che pullulano in rete e fuori, potrei pubblicarlo sul dignitosissimo sito dell'Espresso. Potrei molte cose. Ma sono quelle giuste? Darebbero risposta ai miei bisogni?
E poi: il libro merita?
Questo dubbio mi aggredisce, malgrado un paio di pareri professionali incoraggianti.
Io sono, o credo di essere, il giudice più spassionato, freddo, severo e quindi giusto per il mio libro ma passo da momenti in cui lo guardo benevolmente ad altri in cui resisto a stento alla voglia di fare un bel delete definitivo.
Punto i piedi per resistere alle oscillazioni del mio umore che, quando volgono al basso, travolgono tutto e tutti.
Mi puntello come posso, come so, come ho imparato a fare, ma ogni tanto perdo la presa.
In questo preciso momento tutto mi sfugge di mano, tanto che sento il bisogno di pubblicare un post dilemmatico il cui dilemma, in realtà, può essere risolto solo da me.
Ma, non sono forse i nostri impulsi contraddittori la sostanza delle nostre faticose vite?
io in te ci credo ciecamente, e sono certa che il delete sia una pessima idea, tuttavia non faccio testo. penso che sia ragionevole vederla come tu la vedi, e se quella voce tace, è perché acconsente (passami la banalità).
RispondiEliminaun abbraccio e in bocca al lupo... ah, e scusa se ho contribuito a confonderti, in "casa mia". :))
al tuo posto penso che darei senz'altro seguito alla tua fatica creativa, facendo un'analogia con la maternità creativa mi direi: ho concepito ho dato forma e vita ho partorito questo figlio/libro ma il bambino/libro sarebbe aberrazione pura tenerlo chiuso in casa (soffocarlo in un cassetto) ma vorrei vederlo fuori di casa,fare i suoi passi nel mondo, a scuola, a fare a botte con gli altri bambini, a sporcarsi mani e vestiti, a crescere vivaddio! e come mamma starei in apprensione ché la separazione crea problemi pure alla madre! ma lo lascerei andare questo figlio per la sua strada, per le vie della vita, proteggendolo a distanza, occupandomi e preoccupandomi per ciò che è necessario, col cuore gonfio di emozioni ma rispettando la sua vita. E se mi passi l'analogia col figlio lascia che il libro sia, che vada, che si contamini, che sia amato odiato accolto o ripudiato, che sia desiderato o meno! tu hai fatto la tua parte adesso tocca a lui!
RispondiEliminain fondo per una madre e per un figlio come per una scrittrice e per un libro vale sempre la metafora dello specchio, va fatta l'esperienza di sentirsi capito da un'altra mente che funziona proprio da specchio vivente,con tutta l'articolazione delle funzioni:riflettere se stesso,riflettere l'altro da sé e riflettere l'altro in sé con quello che comporta i termini di tollerabilità e di sintonizzazione rispetto all'alterità.
In mezzo alle difficoltà della vita.
Riguardo al tuo libro io direi che è giusto che tenti di pubblicarlo (al limite, ma solo come ultima spiaggia, ci sarebbe ilmiolibro.it...).
RispondiEliminaA proposito del tuo amico e delusioni "editoriali" mi hai fatto venire in mente un libro di andrea de carlo "tecniche di seduzione" a me è piaciuto molto.
Marina, ricontatta l'editor...non arrenderti e credici un pò di più!!! Quel libro deve viaggiare
RispondiEliminaMarina,se avessi il 'dono' di saper scrivere che hai tu,batterei tutte le strade -esclusa quella della escort- perchè la tua creatura DEVE vedere la luce.
RispondiEliminaCristiana
Ps- ti ho risposto da me
Giacchè vai in cerca di consigli provo ad indicarti quella che è una mia considerazione di base quando mi assalgono i momenti bui, ovvero se la cosa ti fa bene la fai, e mi rendo conto che non è così semplice come sembra perchè non sempre siamo in grado di saperlo con chiarezza, possiamo compiere attentati a noi stessi, confonderci fino a perderci.
RispondiEliminaMa, alla fin fine, se la cosa che hai in mente non fa del male a nessuno nel mentre a te può solo che fare piacere, perchè rinunciare?
In nome di quale divinità non si ha da inseguire un sogno?
Mi auguro che il "delete" nemmeno ti sfiori, perché sono convinto che poi il rimpianto ti perseguiterebbe sempre, inoltre, da un punto di vista egoistico, ero ansioso di sfogliare quelle pagine che il tuo talento rende preziose.
RispondiEliminaSpero che il tuo pigmalione risolva i suoi problemi esistenziali e torni alla vita.
Con affetto
Sileno
io continuerei a cercare qualcuno più attento!
RispondiEliminanel frattempo passa da me a sorridere con belfagor arcidiavolo ! buona serata e non arrenderti, non è da te!
'A iurnata è 'nu muorzo, mozzica -:)))
RispondiEliminaLa mia esperienza diretta è che i dubbi assalgono sempre, anche quelli di noi che sono più determinati, ed io sno uno di questi.
RispondiEliminaSperare di essere presi in considerazione dagli editori noti non penso che sia il caso. C'è un fattore numerico: siamo in troppi a proporci come autori, ed essi semlicemente manco leggono manoscirtti eventualmente inviati, anzi a volte non rispondono nenache ai messaggi E-mail. Lì, o si ha la giusta conoscenza, o è inutile provarci. Ciò mi assicura che tantissimi scrittori, anche quelli che hanno raggiunto la notorietà, qualche aiutino l'hanno avuto, ne sono certo.
Per il resto, ti do' il mio giudizio personale per quello che vale: secondo me, hai una prosa eccezoonalmente curata, e nello stesso tempo agile, che la rende leggera quanto serve, e scorrevole la lettura.
A questo punto, prima dovresti chiarirti su ciò a cui punti pubblicando il libro, e poi decidere: fossi in te, mi butterei, anche se ti dovesse costare qualche migliaio di euro!
Non riuscivo a capire.
RispondiEliminaPoi ho capito.
"... parole composte in cui l'anello di congiunzione è una di, questa non è raddoppiata."
Una di... di che?
No, era la "d".
La dentale d.
E' un problema di denti, il tuo, Marina.
Ti senti nervosa, inquieta, chissà che faresti?
Sono i denti.
Io, questa sera, dopo aver sentito quello che ha detto il di gran lunga miglior presidente del consiglio della storia d'Italia, ho addentato e mangiato il televisore. Dopo aver staccato la spina, non sono scemo. Bè, forse avrò una digestione difficile, nella notte, ma poi ero calmo.
I denti chiedono di funzionare, se no ti viene un nervoso che non finisce più.
Parlarne e condividere dubbi e perplessita' non puo' che esser un bene, solo tu saprai prendere la giusta decisione e di tipi che non mantengono la parola data ce ne sono a bizzeffe sempre. Ce ne sono pero' anche di affidabili vedrai che verra' il tempo che tutto coincidera'.
RispondiEliminaUn caro saluto
Dona
Marina, io raccoglierei tutte le mie forze e mi attiverei diversamente!!
RispondiEliminaSe la cosa non va bene, non cambia minimamente il tuo stato attuale delle cose e ti metti tranquilla, ma pensa se va bene??
L'importante è che tu creda nel tuo lavoro!!
Ti abbraccio con Amore
Ornella
Io, quando ho dei dubbi importanti, consulto l'I King (nell'edizione del 1950): non mi ha mai tradito. A volte mi ha dato risposte chiarissime, a volte mi ha indirizzato comunque a trovare la risposta giusta dentro di me. Se lo consulti e vuoi un parere su ciò che esce, scrivimelo.
RispondiEliminaGiorgio.
...ho già detto abbastanza perciò ti dedico una canzone...è sul blog
RispondiEliminaciao s.
grazie, ben quindici voci venute in mio soccorso!
RispondiEliminaora ci mediterò su, lo merita ognuna di loro
ancora grazie, amici!
marina
Non credo che uno scrittore debba sforzarsi di trovare un editore, questo spetta al suo agente.
RispondiEliminaViceversa, credo che uno scrittore degno di questo nome, e tu lo sei, abbia il desiderio legittimo di vedersi pubblicato. Quali che siano i motivi (davvero contano?).
Ergo, devo trovarti un agente.
Qualcuno qui dentro conosce un agente?
Forza, scandagliate l'agendina, fate qualcosa, un po' come avete aiutato Anna, aiutiamo Marina a trovare un editore.
Ma non di quelli finti che ti fanno pagare a te la pubblicazione.
GRAZIE A TUTTI
La figlia di marina
@figlia di marina: sei una peste amorosa! mamma
RispondiEliminaMarina @ Io sono, o credo di essere, il giudice più spassionato, freddo, severo e quindi giusto per il mio libro ma passo da momenti in cui lo guardo benevolmente ad altri in cui resisto a stento alla voglia di fare un bel delete definitivo.
RispondiEliminaA mio parere, il delete definitivo sarebbe una scelta sbagliata. Romanzi, racconti e poesie sono frutti dell'anima, cioè scaturiscono dall'intera personalità di chi scrive, e sono quindi troppo preziosi per poter essere cancellati. Perché non continuare a tentare? Hai le doti: sai scrivere bene e hai moltissime idee (si vede dal blog). Sei nata scrittrice.
Buon fine settimana. :))
E' difficile darti un consiglio. Sulla qualità del libro non ho dubbi, ma credo che il mondo dell'editoria sia una giungla in cui la tua serenità rischia di prendere delle belle batoste.
RispondiEliminaE qui subentrerebbe l'ottima idea dell'agente che si fa carico di prenderle al posto tuo, no?
Scusa la mia ignoranza. Quando dici che i mille e più pseudoeditori o il dignitosissimo sito dell'Espresso non sarebbero una risposta ai tuoi bisogni, intendi che solo un editore che pubblicherebbe il tuo libro credendo nel suo valore commerciale ti andrebbe bene?
Ripeto, non ci capisco molto, ma credo che il valore commerciale oggi come oggi non sia "intrinseco" ai libri ma, quasi sempre, una pura operazione di marketing.
Quindi io mi toglierei la soddisfazione di pubblicare in qualunque modo e non investirei troppo nel riconoscimento del mercato.
Per divertirti ti racconto un altro dilemma editoriale di cui sono venuta a conoscenza. L'altra sera sono andata a sentire il senatore Marino alla festa democratica. Tra le varie cose ha naturalmente indicato come deleterio lo strapotere mediatico di Berlusconi che possiede tre reti nazionali, giornali e due case editrici importanti (Mondadori e Einaudi). Poi alla fine annuncia che uscirà un suo libro per l'Einaudi. Una signora giustamente gli ha chiesto: "Ma come? Non c'era un'altra casa editrice?"
E lui ha ammesso che questa scelta è stata oggetto di un suo sofferto dilemma perchè sognava da sempre un suo libro "con quella bella carta gialla e gli struzzi sulla costola" e così, ancora oggi fortemente rimproverato dalla moglie, ha ceduto al suo sogno. "Però lei ha pienamente ragione, signora! Direi che ha colto il segno!"
Il cinico marito, interpellato, mi dice che oggi probabilmente il Manzoni non troverebbe un editore per i Promessi Sposi, viceversa se ci schiaffi nel tuo libro un paio di scene si sesso esplicito avresti buone probabilità. :-)
RispondiEliminama "la sventurata rispose" è appealing ancora oggi :-)
RispondiEliminabibi
scusami Artè se ti rispondo in ritardo. Quello che io vorrei è che un editore decidesse di pubblicare il mio libro perché gli riconosce un minimo di valore. Cioè vorrei un riconoscimento della dignità del mio lavoro da un professionista che lo dimostri fattivamente. Sì lo so, è una grossa pretesa! Di editori che dicono ok se mi dai mille o duemila o quello che è euro io stampo il tuo libro se ne trovano quanti se ne vogliono. Ma non sono editori, sono stampatori. Altrimenti detto tipografi. E io non mi sentirei minimamente contenta, mi sembrerebbe solo di essermi comprata il mio nome su una copertina. Non avrei nessuna prova di stima per me e per il mio libro.Trovo più dignitoso stampare in proprio il libro, magari sul sito ilmiolibro.it che è democratico e serio
RispondiEliminaSpero di essere riuscita a spiegarmi
ti abbraccio, marina
E infatti si era capita perfettamente la tua esigenza, Marina. L'unico dubbio è: sei sicura che gli editori decidano di pubblicare i libri mossi effettivamente da apprezzamento letterario e non da puro calcolo commerciale? Bè, io non sono tanto sicura. Quindi preferirei, dopo qualche vago tentativo infruttuoso, di utilizzare qualcosa simile al sito di cui parli e vaff agli editori.
RispondiEliminaUn abbraccio anche a te.