Beccatevelo così!
Gli Dei accecano coloro che vogliono perdere.
Per me è di assoluta evidenza il fatto che gli dei ci vogliano perdere. Noi gli italici, intendo.
E credo di sapere perché gli dei ci vogliono perdere, come mai abbiamo perduto il loro favore e la loro protezione.
Ci vuole perdere Apollo, furioso con noi per come mal-trattiamo le arti. Per come schifiamo la poesia, per come trascuriamo la musica, per come mercanteggiamo con la medicina.
Ci vuole perdere Bacco, che ci ha visti passare da coppe e crateri al vino in contenitori di plastica con tappo in plastica. Piccola colpa rispetto alle altre ma si sa, Bacco è fumantino!
Vuol perderci Cerere disgustata dal trattamento che riserviamo alla terra e a i suoi frutti e per la nessuna considerazione in cui teniamo il lavoro agricolo.
E Diana, lei che protegge le fonti e i boschi, da noi rese velenose o ridotte a discariche. Ma la sua furia si moltiplica perché Diana è anche la Dea che protegge le donne e deve assistere ad un quotidiano femminicidio.
Persino Cupido ci vuol vedere persi. Non gli piace la povertà del nostro erotismo, sacrificato alla produttività, né il suo carattere mercenario.
E Venere arriccia le labbra graziose per la volgarità che depositiamo sulla bellezza.
Giunone brontola per il modo sciatto con cui donne e uomini trattano le loro unioni, senza cura, senza attenzione.
Persino Mercurio ce l'ha con noi. I ladri che protegge sono i piccoli e astuti furfanti non certo i grandi tycoon che spezzano migliaia di vite. Per questo è furioso: i suoi protetti, i piccoli borseggiatori, finiscono in galera, mentre i grandi criminali godono di impunità.
Nettuno schiuma rabbia per come abbiamo ridotto il mare nostrum, pattumiera chimica.
Potrei continuare. Non c'è dio, piccolo o grande, che non abbiamo offeso, né semidio, né Musa, così come i nostri Penati. I nostri Penati non possono scagliarsi contro di noi, ma possono piangere. E infatti piangono. Ma non sono inascoltati. Il loro lamento sale agli dei.
C'è un gran ribollire di rabbia e indignazione sull'Olimpo e una gran voglia di farla finita con noi italici.
Ma il più furioso, il più accanito, il più indignato contro il popolo italico è il padre Giove. La giustizia rantola al suolo, ogni giorno la inzaccheriamo di più e Giove sbuffa e brontola, un brontolio sordo che si addensa sul nostro capo. Per questo ci ha accecati: affinché noi ci si perda definitivamente.
E noi, gli italici, stupidamente ciechi, sempre più ci lasciamo accecare mentre ci crediamo e ci diciamo prosperi e felici.
I pochi che tengono gli occhi aperti li hanno colmi di allarme, ma come tante Cassandre, non trovano, nel loro paese, alcun ascolto.
Gli Dei si sono trasformati in malattie.
RispondiEliminaGiorgio
Eh si di sicuro Giove sarà quello più incavolato. Spero che abbia pietà per quelli che assistono impotenti a questo scempio. Io nel mio piccolo credo di essere ancora un tantino simpatico a Cupido..
RispondiEliminaoppure che accechino chi acceca gli italiani
RispondiEliminaMamma, non mi ricordo una cosa, Giove si è portato appresso anche le prerogative dello Zeus greco, protettore degli ospiti e degli stranieri?
RispondiEliminaLa figlia di M.
@bibi: sì, l'ospite (immigrato compreso) era sacro a Giove!
RispondiElimina