domenica 7 settembre 2008
invito a tradurre
Questa poesia di Elizabeth Bishop l'ho sentita sere fa'. La legge un' esitante Cameron Diaz nel bel film In her shoes.
Non la conoscevo. E non l'ho trovata nell'edizione Adelphi delle poesie della Bishop in mio possesso. Eppure è la versione dei Complete poems del 1997! Misteri editoriali.
Comunque l'ho rintracciata in rete per voi. Della traduzione non so cosa dire. Invito voi a metterci le mani.
The art of losing
The art of losing isn't hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn't hard to master.
Then practice losing farther, losing faster:
places, and names, and where it was you meant
to travel. None of these will bring disaster.
I lost my mother's watch. And look! my last, or
next-to-last, of three loved houses went.
The art of losing isn't hard to master.
I lost two cities, lovely ones. And, vaster,
some realms I owned, two rivers, a continent.
I miss them, but it wasn't a disaster.
Even losing you (the joking voice, a gesture
I love) I shan't have lied. It's evident
the art of losing's not too hard to master
though it may look like (Write it!) like disaster.
L'arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall'intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell'ora sprecata.
L'arte di perdere non è difficile da imparare.
Poi pratica lo smarrimento sempre più, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e destinazioni verso cui volevi viaggiare. Nessuna di queste cose causerà disastri.
Ho perduto l'orologio di mia madre.
E guarda! L'ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L'arte di perdere non è difficile da imparare.
Ho perso due città, proprio graziose.
E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente. Mi sono mancati, ma non è stato un disastro.
Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato). Questa è la prova. E' evidente,
l'arte di perdere non è troppo difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro.
Di Elizabeth Bishop voglio offrirvi un'altra poesia, tratta dal volume in mio possesso.
Summer is over upon the sea.
The pleasure yacht, the social being,
that danced on the endless polished floor,
stepped and side-stepped like Fred Astaire,
is gone, is gone, docked somewhere ashore.
The friends have left, the sea is bare
that was strewn with floating, fresh green weeds.
Only the rusty-sided freighters
go past the moon's marketless craters
and the stars are the only ships of pleasure.
Sul mare l'estate è ormai finita.
Il panfilo, creatura mondana,
che ha ballato senza posa sulla pista lucida,
con passi e contropassi come Fred Astaire,
è andato, andato via, a secco in un bacino.
Gli amici sono partiti e nudo è il mare
sotto uno strame d'alghe fresche e galleggianti.
Solo i mercantili dalle fiancate rugginose passano dinanzi
ai crateri senza mercato della luna
e uniche barche da diporto sono ormai le stelle.
Traduzione di Ottavio Fatica
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Molto bella la poesia su "l'arte di perdere". Di questi versi ho visto in rete la traduzione di Ottavio Fatica, che (ammetto però di non essere un esperto !) non mi è molto piaciuta.
RispondiEliminaCiao. Lupo.
Ciao hai un piccolo premio da ritirare su venezia e me...
RispondiEliminaNon conosco Elizabeth Bishop e ti ringrazio per aver proposto queste due poesie. La prima in particolare mi ha colpito molto, sarà forse che incrocia il mio stato d'animo particolare di questi giorni, o forse è bella e basta. La tua traduzione, tra l'altro, rende benissimo il sentimento della poesia. Grazie ancora.
RispondiElimina