"Gli squali dormono; come tutti gli esseri viventi hanno bisogno di dormire per poter recuperare le energie spese durante l'attività.
Gli squali non hanno polmoni, respirano come i pesci per mezzo delle branchie. Nuotando l'acqua entra nella loro bocca ed esce dalle loro branchie. In questo cammino avviene lo scambio gassoso, la respirazione quindi. Durante il sonno gli squali hanno gli occhi chiusi, i battiti più lenti, la respirazione e gli impulsi elettrici rallentati.
Però quando dormono nuotano, lentamente ma nuotano. Nuotano per tutta la loro vita, perchè devono respirare. Quando si fermano è perché sono morti. " (Enciclopedia di Scienze biologiche Garzanti)
Io posso essere pescecane. Io sono pescecane certi giorni. Come uno squalo io fendo le acque della mia giornata, gli occhi inquieti dardeggiano su ogni cosa, in ogni direzione; scruto e registro, registro e passo a scrutare ancora. Non posso fermarmi. Neanche lo squalo lo può; l’ossigeno necessario alla sua respirazione lo riceve solo se è in movimento; non si posa lo squalo, altrimenti muore. Neanche io mi poso: divoro le strade, le piazze, le chiese; divoro le mie azioni quotidiane; da una all’altra; ingurgito e vivo; e i miei sguardi crepitano intorno a me per scorgere ogni appiglio cui attaccare le mie spaventose energie di quelle ore; infatti mi riempio ma non mi sazio; leggo, poi scrivo, poi cucino, poi poto, poi lavo, poi riorganizzo gli spazi, sposto mobili, oggetti, lucido, curo le piante, riordino armadi, risolvo cruciverba, catalogo libri...
Lo squalo sorride, fateci caso, il suo largo sorriso soddisfatto, che ci balena davanti mentre già ci supera. Lo squalo non si stanca: divora e vive.
Nei miei giorni da squalo anche io sorrido, se pure non si vede; sorrido dentro di me, nella mia soddisfatta pancia da squalo che si riempie di cose di fatti di sensazioni di pensieri di azioni di immagini; è bello essere squalo, che nessuno mi fermi.
Nei miei giorni da squalo non chiedetemi di sostare in poltrona in terrazza, tra le piante fiorite, ad osservare i voli di uccelli o semplicemente il cielo, a scambiare qualche frase senza impegno nella familiarità di una tarda serata. Io volgo il capo di qua e di là, c’è quel ramo da potare, quella pianta troppo asciutta, sentiamo il profumo di questo fiore, via una talea da tentare, il basilico sta “cimando”, subito tagliare, spazzare quelle foglie, aggiustare quel rubinetto, arrotolare quel tubo, chiudere lo stenditoio...
Spesso d’estate sono squalo. Certo, se confessassi che io non scelgo di essere squalo, che anzi, in quei giorni, io non posso essere altro che squalo, voi provereste della compassione per me. Ma sbagliereste: non sono giorni cattivi, i giorni da squalo; quelli veramente cattivi sono i giorni da sasso, con impressa in ogni cellula del mio corpo la terribile attrazione della forza di gravità. Che peso, che stanchezza. Niente basta a sorreggermi. Precipito incessantemente. Lentamente ma continuativamente il sasso sprofonda.
Invece allo squalo tutto accade di colpo. Quando lo squalo è stanco si posa sul fondo e muore. Anche allo squalo dentro di me accade la stessa cosa: non si stanca se non all’improvviso e allora muore. E ogni volta non si sa quando e se tornerà a vivere.
E l'autunno? Che fa d'autunno lo squalo? D'autunno non è facile avvistare squali. Ma neanche impossibile.
Nelle more non resta che essere sasso.
Come gestire il sasso è un'arte appresa in lunghi anni di tirocinio. Arte sottile, difficilmente trasmissibile. Innanzitutto il sasso va pesato. Qui non si può sbagliare: fino all'ultimo grammo bisogna saper pesare la montagna di detriti che ci è franata sopra. Bisogna sapere molto bene se il sasso impone che si chieda a qualcuno di aiutarci a sostenerlo o se possiamo farcela da soli. Uno sbaglio su questo punto può essere fatale.
Subito dopo il sasso va perdonato. Senza perdono il sasso diventa cattivo, cattivo contro se stesso. Al sasso bisogna ricordare, subito e con fermezza, che essere sasso non è una colpa. Il sasso va rassicurato da subito, senza indugio, prima ancora che qualcuno lo solleciti, lo incalzi, lo inviti a diventare qualche altra cosa, a "reagire". Il mondo è pieno di gente che non è mai stata sasso e che crede di sapere come si fa a smettere di essere sasso. Vanno anche in tv. Ieri sera ne ho sentito uno. Un filosofo. A suo dire se un sasso si accompagna ad un filosofo con cui discutere dei grandi problemi filosofici e del loro impatto sulla vita quotidiana, il sasso si assottiglia, anzi si parcellizza e pian piano si fa polvere e, oplà, scompare! E ne esce fuori un essere umano, che, libero del suo falso sé, affronta vita, morte e dintorni, filosoficamente.
Se ieri sera io fossi stato squalo, sicuramente mi sarei attaccata al telefono e avrei lasciato detto all'Ufficio Rai che si occupa del parere degli ascoltatori (esiste, lo giuro! inascoltato, ma esiste) che non pagherò più il canone fintanto che la televisione di Stato non smetterà di attentare alla salute psichica dei suoi ascoltatori distribuendo disinformazione!
Una volta deciso che "sì, insomma, 'sto sasso lo reggo, ce la posso fare da me", c'è tutta una strategia, consustanziata da piccole tattiche, per muoversi da sasso nelle proprie giornate. Ma essa cambia per ognuno di noi e poi sarebbe un racconto noioso.
Naturalmente non ci sono solo squali e sassi nella vita. C'è anche la terza via al vivere, la via dei "normali".
Ora però devo confessare che io ai "normali" non ci credo e che, anzi, non mi sembra di averne mai incontrato uno.
Magari non sono squali e neppure sassi; ma sono tante altre cose, e lo si vede da tanti particolari, piccoli segni, minuscole spie che, come led, ammiccano nel buio della notte. In ogni caso se "i normali" esistono io non li invidio.
Comunque, ho anche io una mia terza via, ma la mia terza via, comunque e grazie a dio, non è "normale" per niente.
martedì 23 settembre 2008
il sasso, lo squalo e la terza via.
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Come diceva una scritta passante sul pc della nostra amica Luciana " Visto da vicino nessuno è normale". Quindi sassi, squali, vegetali o torte ognuno vive le proprie giornate come può ed assecondo del momento.
RispondiEliminaPensanrti a volte squalo, nella descrizione che tu ne fai, mi ha fatto proprio ridere. Pensarti sasso un pò meno ma anche lì...
Baci
Io credo che finora ho fatto una vita da squalo, ma adesso comincio a sentire un po' di stanchezza.
RispondiEliminaIn questo momento non me lo posso permettere, ma mi piacerebbe essere sasso per un po' (ma solo per un po')...
Per quanto riguarda la normalità, io credo che non esista...
La gravità é nostra amica !
RispondiEliminaSassi di tutto il mondo unitevi ! :-)
benedetta sia la TUA via...e lo sia sempre:nei giorni da squalo e in quelli da sasso e in quelli da tappeto e in quelli da formica etc...:
RispondiEliminaquesto tuo post è un OCEANO, Marina.
Ho poco tempo per la lettura... ma ti lascio un saluto volentieri...
RispondiEliminaCIAO!!!!
mircomirco
allora sono uno squalo perenne, tant'è che i gatti vanno a dormire adosso a mio marito, perchè anch'io mi muovo continuamente anche nel sonno, che è leggerissimo
RispondiEliminaIo tendo piu' ad essere squalo, ma le giornate sasso capitano anche a me.
RispondiEliminaCi lasci un po' con la curiosita' di sapere la tua terza via per niente normale. Prossimamente su questi schermi?