lunedì 22 settembre 2008

Storia della felicità/ tredici/il socialismo utopistico

Nella prima metà dell'Ottocento videro la luce diversi movimenti socialisti o comunisti i cui leader erano decisi a costruire, qui ed ora, la società perfetta che avrebbe garantito la maggiore felicità possibile al maggior numero di uomini e donne.

I socialisti utopisti (come li definì Karl Marx) partono tutti dall'osservazione delle terribili condizioni di vita delle classi lavoratrici, nelle miniere, nelle fabbriche, nelle baracche in cui vivevano, senza igiene, colpiti da malattie, e soffrendo un' alta mortalità infantile. Era il quadro che offrivano gli albori del capitalismo mentre in parallelo cominciava appena a costituirsi quella classe cui Marx rivolgerà il suo appello: il proletariato.

Per questi socialisti si trattava di immaginare una nuova organizzazione della socità, capace di produrre felicità per tutti.
Il loro errore secondo Marx è stato quello di aver disegnato dei modelli di società da sottoporre alle classi dominanti perché si convincessero della loro bontà e li mettessero in pratica.

Eppure dei tentativi di costruire realtà sociali diverse li fecero.

ETIENNE CABET

Ci provò Etienne Cabet (1788-1856) che con il suo libro infiammato "Voyage en Icarie" convinse diverse centinaia di socialisti, a lasciare l'Europa per tentare l' avventura nell'Illinois, a Nauvoo; qui, a detta di Cabet, li aspettava un mondo organizzato come una vera società comunista, senza proprietà privata, con la piena uguaglianza tra i sessi e in cui la concordia e la collaborazione avrebbero portato alla felicità.
Il risveglio per gli Icarii fu amaro. Problemi finanziari, dissidi, defezioni li travagliarono. Anche la natura sembrò disapprovarli: un tornado distrusse il tempio che avevano costruito, incendi si mangiarono le stalle e il mulino, si scatenò persino un'epidemia di colera. Nel frattempo Cabet si rivelava autoritario e si rendeva inviso alla maggior parte degli Icarii. L'esperimento morì con Cabet stesso, anche se aveva realizzato una integrazione tra sessi che restituiva dignità alle donne ed era riuscito ad organizzare un sistema scolastico gratuito ed un'orchestra di lavoratori.




ROBERT OWEN

Anche Robert Owen (1788-1856) promise la felicità per tutti mentre tentava di garantire almeno una vita meno dura per gli operai della fabbrica paterna di tessuti. Creò piccoli nuclei a base socialista in Scozia ma benché i suoi testi vi fossero diffusissimi, in Gran Bretagna pochi si lasciarono indurre a metterli in pratica. Così il suo sogno della fine di ogni proprietà privata e del sorgere di "una razza umana amalgamata in una sola famiglia intelligente e cordialmente unita, con una sola lingua, un solo intresse ed un solo obiettivo, la felicità permanente di tutti" restò il sogno suo e di pochi altri.




HENRY DE SAINT SIMON

Anche Saint Simon (1760-1825) fu un sognatore particolarmente ottimista. "L'età dell'oro non è nel passato, è nel futuro" è il suo epitaffio e rappresenta perfettamente il suo pensiero.
Malgrado la prigionia nelle Indie Occidntali, e quella decretatagli dai giacobini, un ricovero coatto in manicomio, il sequestro di tutti i suoi beni, restò fiducioso fino alla fine.
La sua idea che la società andasse studiata come un fenomeno naturale tra gli altri e che si dovesse riorganizzare in un sistema a difesa del proletariato e contro lo sfruttamento borghese, si diffuse e produsse, alla sua morte, il saintsimonismo, movimento politico ugualitario, con forti sfumature religiose che vedeva la felicità come realizzazione del messaggio evangelico. Nella socità saintsimoniana però la proprietà privata sarebbe sia pur parzialmente rimasta e uomini illuminati avrebbero gestito la conoscenza a vantaggio delle masse.



JOSEPH FOURIER

Fourier(1768-1830) invece riteneva che alla base della felicità ci fosse la piena soddisfazione personale realizzabile solo quando l'uomo lavora in un'attività che lo soddisfi e ad un progetto che lo interessi. Fourier progetta così la falange, gruppi di circa 1800 persone di entrambi i sessi che vivono in una serie di falansteri collegati fra di loro.
I falansteri sono strutture abitative collettive, in cui vi sono spazi per le riunioni, spazi per le attività lavorative, per i divertimenti comuni, e sono circondati da terre coltivabili. Ogni falansterio è economicamente autossuficiente e in esso donne e uomini hanno gli stessi diritti e praticano il libero amore.

Le personalità e i progetti dei socialisti utopisti sono molto diverse tra loro ma conducono la stessa analisi delle cause della infelicità di grandi masse.

In comune hanno anche il fatto di spostare lo sguardo dalla felicità dell'individuo a quella della collettività. Nessuno può essere felice se non lo sono tutti.
L'Icaria di Fourier e le falangi di Saint Simon sono solo avanguardie, vanno estese e debbono contagiare il mondo intero.
Il mondo intero non fu contagiato, ma sorsero comunità Oweniane in una quindicina in vari stati degli Usa e falangi sorsero in Romania, Russia, Brasile, Francia e negli Usa.

L'altro elemento in comune tra i socialisti utopisti è quello religioso.
Anche là dove non lo esplicitano traspare dal loro linguaggio biblico: Fourier parla di sè come del "Messia della ragione", per Cabet il comunismo è il cristianesimo nella sua purezza e Saint Simon considera la dottrina un cristianesimo nuovo e migliorato. Per lui infatti il cristanesimo è riassumibile in un solo precetto: trattare il prossimo come fratello. Applicato esso porta ad una società socialista.

Nonostante questo linguaggio religioso non si può sottovalutare la carica fattiva che scaturiva dalla loro critica sociale. Se l'elemento religioso era presente ve ne era un altro, intimamente rivoluzionario anche se mai dichiarato come tale: fare.

La lezione degli utopisti che Marx porterà a conclusioni radicali è che un mondo migliore non va sognato ma realizzato.

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