giovedì 26 novembre 2009

postilla

Al post di ieri sul "far finta di essere sani" non ho potuto mettere la citazione che avevo in mente perché non ne ricordavo l'autore. Sapevo di averla letta in Proust e ricordavo che lui l'attribuiva a qualcun altro. Ma chi era questo qualcun altro? Ora lo so, era Charles Maurice deTalleyrand, la vecchia volpe francese.
La frase, così semplice e così geniale è questa: "Come esiste il malato immaginario esiste il sano immaginario."
Ditemi voi se per questa perla non valeva la pena incaponirsi.
Ve la regalo. Fatene tesoro.


Una foto del "Principe per tutte le stagioni" qui ben s'appone. Avrà anche avuto una intelligenza strepitosa ma certo che c'aveva una faccia da schiaffi che levati!


7 commenti:

  1. E' che a forza di immaginare la nostra immagine diventa immaginifica...
    :-)

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  2. Un malato immaginario è un realmente sano, e un sano immaginario è un realmente malato?
    Il problema si sposta su quel "realmente". Son di quei semplici che dicon che la realtà esiste ed è pure conoscibile - con qualche accortezza, lo è. Tuttavia, Signora, mi rendo conto dell'intricato problema epistemologico sollevato dal sano immaginario scoperto dietro l'immagine del malato immaginario.
    Tant'è che questo sano immaginario Le fa venir voglia di menare le mani, forse per la vaga rassomiglianza dello Talleyrand con qualcuno assai noto che solo immaginariamente può considerarsi sano.
    :-)
    Adesso saccio. Lo sai che in psicoanalisi questa cosa del sano immaginario è stata studiata assai?
    Io, Io ideale e ideale dell'Io, Sé e immagine idealizzata del Sé... c'è tutto un filone di ricerca, da Freud in poi, sul potere che ha nella nostra psicorepubblica quella faccia da schiaffi.

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  3. Mio marito, che è un tiranno, e neanche tanto illuminato :-), ha sempre sostenuto che sguazzare nelle riflessioni, ponderare, meditare, elucubrare, rimuginare, andare in cerca, fa male! Io, naturalmente, ho sempre contestato e confutato con tutte le mie forze tale teoria,ma..... lancio la provocazione... :-) e metto un milione di faccine :-)... così non mi prendete per scema, ché un po' di spocchia l'avete... :-)... vuoi vedere che mio marito un pizzichino di ragione ce l'ha?
    Io leggo i vostri post, mi soffermo sui commenti, vi seguo nel vostro argomentare, ma sempre più spesso mi prende una tristezza infinita, una melanconia che sconfina nell'angoscia, un po'di noia, un po' di deja vu... Oh sì, lo so che non sono obbligata a leggervi e che nessuno me lo impone! E' superfluo che adesso lo andiate chiosando voi, però, però, modestissimamente, apro una conversazione, se vorrete.
    Non dovremmo esserci un po' utili? Non dovremmo celebrare ogni tanto la leggerezza? Non dovremmo... non so... fare meno sterile sfoggio di cultura? Giorgio, Rom, Enzo, altri, meno spesso Marina, per fortuna, teorizzano e concionano, con un tantino di sacralità, un tantino di pomposità, un tantino di pedanteria... Perdonatemi, l'ho detto.
    Marina, tu che sei l'unica umana in tale saccenteria, che dici? Se non abbiamo una funzione di reciproca utilità, non diventiamo tutti bacchettoni e depressissimi?
    E su... raccontiamoci la vita,
    amici miei, la Vita, e non recintiamo sempre agoni per singolar tenzoni che a nulla servono se non a deprimerci e farci faticare di più!
    Con affetto, giuro.
    Modestina (:-)

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  4. benvenuta a Modestina. Debbo assolutamente studiare per la prova del coro di questa sera e così ti risponderò domani, perché voglio farlo con calma. Sollevi un tema molto interessante che merita un po' di riflessione
    grazie, marina

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  5. @rom: immagino che per rispondere a te mi tocca fare didattica :-)
    benvenuto Tommaso, passerò da te domani

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