Eravamo seduti a tavola. Mio padre, mia madre e noi tre sorelle. La radio era accesa. Sulla tovaglia bianca batteva il sole. C’era ancora l’aria delle feste appena trascorse. Era il 2 gennaio del 1960.
Partì la sigla del Giornale Radio e mi portò la notizia della morte di Fausto Coppi.
Io seguivo il ciclismo con passione. E amavo Fausto Coppi come si amano solo i campioni. Lui poi era un campione speciale. Il viso irregolare, lo sguardo schivo, con una vena di malinconia, silenzioso, paziente, con un sorriso che lo illuminava e subito scompariva. Ma aveva avuto quella straordinaria tenacia e quella determinazione nell’amare. Tra i suoi tifosi la Dama Bianca era odiata. Non da me. Lei lo amava, lo faceva manifestamente felice: aveva tutta la mia simpatia.
Quel giorno davanti a me avevo una scodella di brodo con i cappelletti fatti in casa da mia madre e mentre il giornalista parlava, nel silenzio attento che si era fatto intorno alla tavola, senza che neanche me ne accorgessi, le lacrime si aggiunsero al brodo.
Ricordo perfettamente il momento in cui restai come sospesa tra l’incredulità e la consapevolezza, e quello in cui la verità divenne solida e non potei sfuggirle.
Sì, ho pianto per la morte di Fausto Coppi. E non me ne vergogno.
Ero seduta in poltrona davanti alla televisione e giravo senza troppa convinzione in cerca di qualche cosa da seguire. Era il 14 febbraio del 2004. Passai su Sport sera proprio mentre scorrevano le immagini di Marco Pantani che si arrampicava, come in trance, sull’Alpe d’Huez. Intanto una voce diceva: Marco Pantani è stato trovato morto questa sera in un residence di Rimini. Come un lampo nella mia mente passò una frase: “Maledetti!” e subito dopo mi commossi. Non ho veramente pianto, ma ci sono andata molto vicina. E non me ne vergogno.
Tra Fausto Coppi e Marco Pantani per me c’è stato solo Charly Gaul.
Perché sono gli scalatori che io amo, uccellini di acciaio, con i loro corpi tutti d’ossa, e muscoli nervosi, che si curvano nell’arrampicata come sotto il peso della terra intera e la portano su, sempre più su...
Della morte di Charly Gaul lessi sul giornale, un articolo in quarta di sport. Era scomparso piano piano. Divenuto sempre più selvatico, viveva isolato in una foresta, depresso, dedito al bere.
L’ultima foto che ricordo di lui è ai funerali di Marco Pantani. Dicevano che Marco ne era l’erede. Ha ereditato anche il dolore.
E’ un po’ per tutte queste ragioni che mi sono precipitata a leggere il libro di Philippe Brunel “Gli ultimi giorni di Marco Pantani”.
Brunel è un giornalista de L’Equipe, un giornalista serio e non scandalistico.
Per due anni ha condotto un’ inchiesta sulla fine di Marco Pantani interrogando tutti i protagonisti e i comprimari di questa vicenda. I Carabinieri, il personale del residence dove Pantani fu trovato morto, i familiari, gli amici, il Giudice Istruttore, il medico legale, i compagni di squadra, la manager...Ha seguito il processo agli spacciatori che rifornivano Marco Pantani di cocaina e ha letto tutti gli atti. Un lavoro enorme, al termine del quale avanza l’ipotesi che Pantani sia stato ucciso.
Addita tutte le incredibili lacune dell’inchiesta, le contraddizioni delle testimonianze, le omissioni di esami di routine, e quel buco di dieci ore nell’ultimo giorno di vita di Marco, in cui nessuno sa dove fosse né cosa fece, né chi incontrò.
Subito dopo la morte di Pantani, quando cominciarono ad uscire particolari delle condizioni in cui era stato ritrovato, mi venne spontaneo pensare che qualcuno lo avesse ridotto così. Adesso questa inchiesta rigorosa aggiunge elementi seri ai miei dubbi ingenui e dettati forse dall'affetto. In ogni caso, Pantani come Gaul e Coppi, per me stanno ancora arrampicando, ognuno con la sua postura speciale, il suo passo unico. Al comando? Beh, al comando c'è "un uomo solo; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi."
Da ragazzo iniziai feci del ciclismo fino a che una caduta mi mandò all'ospedale e dovetti sospendere per un anno. Dopo non ce la facevo più ad essere "competitivo" e lasciai. Però le due ruote mi sono rimaste dentro. Anch'io tifavo per Coppi, e Pantani mi esaltava.
RispondiEliminaHai ragione, non c'è niente come una salita per esaltare.
Spero che tu sia guarita
Pace e benedizione
Julo d.
Di loro ci resta la storia, la storia della loro vita, delle loro gesta, del loro migliorarsi, ci resta l'esempio che per raggiungere una meta bisogna lottare con tutte le nostre forze.
RispondiEliminaPer tal motivo, mi piace trarre dai grandi il positivo, il negativo già ce l'ho.
Felicità
Rino, augurando buona giornata.
Bentornata! Mi fa piacere vedere che ti sei rimessa.
RispondiEliminaMi hai fatto tornare a tempi in cui lo sport era davvero un'altra cosa... Bello, Giulia
RispondiEliminaMolto romantico questo post, mi piace moltissimo. Ho molto in comune con Marina!
RispondiEliminaDevo dire che al di là se Pantani l'abbiano voluto ammazzare davvero... secondo me una persona depressa è inevitabile che già si faccia del male da sola (con droghe e altro). E tanto. Quindi la cosa diventa un po' relativa, perché chi prende coca sa che rischia. Sento grande vicinanza a Pantani, per vari motivi. Sento che non aveva un carattere facile, ma ciò che non ho potuto digerire di questa vicenda è stata l'ipocrisia (come sempre). L'ipocrisia di un mondo sportivo, federativo (e anche giornalistico!) che sembra essere caduto dalle nuvole davanti al doping, quando non c'è un solo ciclista, ormai anche non professionista, che non si dopi. O si fa un discorso serio complessivo sennò basta con quest'ipocrisia. Allora: perché se la son presa con lui? La mia opinione, non suffragata da fatti né ricerche ma solo "di pelle", è che gli abbiano voluto far pagare un eccesso di esuberanza. Stava vincendo troppo, magari qualcuno gli avrà chiesto di far vincere un po' anche qualcun altro (dico per dire) e lui, orgoglioso, si sarà rifiutato. E allora l'hanno incastrato. Poi lui, giustamente, da amante del suo sport, non ha voluto sputtanarlo, parlandone male e ammettendo le sue colpe. Non voleva sputare nel piatto dove aveva mangiato. E non potendosi sfogare fuori, è morto dentro. Anche perché tutti i grandi della storia del ciclismo si dopavano (a cominciare da Armstrong), ma pochissimi sono stati sputtanati come lui. E questo lui lo considerava troppo ingiusto. Non l'ha mai accettato, anche perché era un simbolo.
Marina ben trovata! Torni con un post bellissimo! Non poteva essere altrimenti... Io non ho avuto la fortuna di vivere le gesta di Coppi e, ad essere sincero, di Gaul non avevo mai sentito parlare. Seguivo il Pirata, ma non ne ero un fan scatenato. Mi perdevo guardandolo scalare montagne enormi come se stesse scorrazzando sul lungomare che costeggia l'adriatico, così, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
RispondiEliminaComplimenti per il post! E poi dicono che le donne non possono parlare di sport...
Un abbraccio,
polle
Carissima,
RispondiEliminatra i grandissimi che hai nominato ci sta bene anche lo spagnolo Federico Martin BAHAMONTES, arrampicatore come loro, agile scattante come un camoscio.
Ne ricordo un altro di scalatore immenso, anche se la sua carriera è stata brevissima e le sue vittorie meno delle dita delle due mani: Imerio MASSIGNAN, vicentino, una gamba più corta dell'altra, il più puro scalatore che il ciclismo abbia mai avuto.
Lo ricordi?...
Sono convinto anch'io che il Pirata sia stato ucciso e che i suoi assassini siano stati i dirigenti della Federazione Internazionale...
Ma rimarrà sempre vivo nei nostri cuori!
Ciao,
Non seguo il ciclismo, di Coppi non ricordo nulla, se non i commenti entusiastici di mio padre.Gaul: mai sentito nominare. Ma Pantani, lui , mi ha sempre affascinata. Quando seppi della sua morte, fui addoloratissima, come per la morte di un amico, insomma, come per una persona vicina.Ricordo quando volava via, scattando: si levava la bandana e gli occhiali da sole e lasciava indietro tutti con quel mulinio delle gambe, quasi una danza. E poi, alla fine,all'arrivo, sorrideva sempre, anche disfatto dalla fatica,con quel sorriso che gli illuminava il viso.
RispondiEliminaE poi quel "Pantani è drogato" che lo bollò fino alla fine.
Coppi deve essere stato un mito... Non so se oggi abbiamo atleti alla sua altezza...
RispondiEliminaciao guga: ricordo Massignan e naturalmente il grande Bahamontes. Mi sembra che Massignan tentò di stare a ruota e con onore di Gaul. Ma non mi ricordo più dove ;-((
RispondiEliminasono contenta di scoprire che siete in tanti ad amare i grandi del ciclismo
Perdonami Cristiana, ma sabato stavo malissimo, niente manifestazione
Ma non ne mancheranno altre ;-)
comunque ancora sto molto malandata non garantisco la tenuta
;-)
ciaomarina
Julo, ma anche senza essere competitivo vai ancora in bici?
RispondiEliminaCiao Marina, che ricordo mi hai riportato! Fausto Coppi e la Dama bianca.
RispondiEliminaNon interessata al ciclismo, da bambina - senza che nessuno lo sapesse - era affascinata da quella dama bianca, da quell'amore trasgressivo.
Sentivo i "grandi" intorno a me, compiargene la moglie, quanto mi sembravano STRANI!
Ciao
Ciao Luigi, il controllo di Madonna di Campiglio fu semplicemente assurdo. L'incaricato si mise la fialetta in tasca! basta scaldarla di UN SOLO GRADO e l'esame è completamente sballato. Questo non significa che Pantani fosse il solo pulito, ma che non era il solo che si aiutava. Decisero di punirlo perché non era controllabile.
RispondiEliminaQuanto a possibili moventi per l'omicidio, il libro ne indica almeno tre.Pensa che la mattina della morte Pantani chiese due volte alla reception che chiamassero i Carabinieri perché c'era gente che lo infastidiva!
se ci penso mi viene una rabbia pazzesca
ciao marina
Fatto???
RispondiEliminaCristiana
non ho mai seguito con passione il ciclismo (anche se amo andare in bici)...ma le persone che citi...sono state dei grandi personaggi! bel post! :)
RispondiEliminaRiprovo
RispondiEliminaCristiana
Ciao Marina! Ti commento qui..stavolta solo perchè è l'ultimo post..Un ottimo post davvero!..Lo dico però solo per come e cosa hai scritto tu..perchè di ciclismo io..non mi intendo..Di Pantani però si, mi ricordo che ne parlavano tutti come di un mito..di un dio e poi..mi pare gli abbiano voltato le spalle..Triste storia..Tu..Come stai? Ancora poco bene?..Dai! Spero di no! Ma non preoccuparti del blog..Ripostai pure quanto vuoi..che poi torni più "carica" e in forma..Visto questo post sui grandi del ciclismo?..Ne è la prova! :-)
RispondiEliminaCiao,
Frida
Anche per me Pantani era un grande. Poi il fatto che facesse uso di sostanze per essere così grande mi ferì. Quanto ho sperato che non fosse vero che lui fosse così bravo di suo. Forse era davvero così, forse ha dovuto adeguarsi ad un mondo, quello ciclistico, oramai sempre più dedito all'uso di certe sostanze (leggasi epo su tutte).
RispondiEliminaMa nonostante tutto quando ancora vedo quelle sue imprese in tv, con immagini di repertorio non riesco a non provare un brivido e non pensare che cmq era un grande. Ed a commuovermi.
Esattamente come adesso, dopo questo tuo post.
Daniele
Marina,
RispondiEliminaImerio Massignan, "gamba secca", vinse il GP della Montagna al Tour del 1960.
Nel 1961 stracciò tutti gli avversari nella cronoscalata di Superbagneres, sotto una tempesta di neve: credo che il suo record sia ancora imbattuto su quella salita.
La corsa alla quale ti riferisci è il giro del 1959, quando scalò per primo il Gavia ma fu ripreso in discesa da uno scatenato Charly Gaul!...
Che tempi, ragazzi!
Gli scalatori che battagliavano in discesa come i Nencini o i Magni!
Cristiana http://dicolamia.typepad.com
RispondiEliminaHo pensato che potrei riportare il tuo indirizzo ogni volta che ti rispondo. Come ho fatto sopra. Però non è un link.
Succede anche con Idefix, ma lui mette il suo indirizzo in fondo al messaggio.
non riesco ad inventarmi altro ;-((
scusami, marina
Vedo che sei un'appassionata!
RispondiEliminaPer me l'essenza del ciclismo è Bartali
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