Saccheggio per saccheggio, do fondo al testo di Raffaele Simone “La Terza Fase”, raccontandovi quello che mi sembra di averne capito.
Ai meno giovani tra di noi sarà capitato sicuramente di notare sguardi di allucinata vacuità nel chiedere ad un giovane di compiere la più semplice delle operazioni aritmetiche, una sottrazione ad esempio, per non parlare di una divisione a tre cifre; come pure di notare un improvviso segnale di allarme nei loro occhi al nominare la vecchia cara buona prova del nove.
Passi. Ma le piccole abilità che si sono ormai perse, nei campi più disparati, dalla manualità più corrente a qualche sofisticato procedimento mentale (la memoria, che è in effetti una tecnica sofisticatissima) sono ormai tante. E sempre più spesso mi sento dire da artigiani interpellati per piccole riparazioni di vecchi mobili o strumenti che “ormai così non li sa fare più nessuno”.
Penso che questa sia esperienza comune.
Personalmente, considerando l’apprendimento uno dei massimi piaceri della vita, qualunque oblio di capacità, abilità, conoscenza mi procura uno sgradevole senso di perdita, di impoverimento e di decadenza. Il che non significa che io sia una ostinata conservatrice o peggio che io non apprezzi la valanga di nuovi saperi che la cavalcata della scienza e della tecnologia mettono continuamente a nostra disposizione. Mi piacerebbe però acquisire nuove conoscenze senza perdere le vecchie.
Ebbene pare proprio che sia impossibile.
Ne perdiamo, ed altre ne perderemo.
Così sostine in modo molto argomentato e persuasivo Raffaele Simone nel suo libro “La Terza Fase” edito da Laterza, che uscì nel 2000 e che recentemente ho riletto.
Il titolo fa riferimento alla storia della conoscenza umana, al suo modo di formarsi, alimentarsi e trasmettersi.
Non solo la conoscenza degli studiosi e degli scienziati, ma quella diffusa e comune che usiamo tutti noi giornalmente.
In questa storia noi siamo appunto giunti ad una Terza Fase.
La prima fase coincise con l’invenzione della scrittura, che consentì di fissare su un supporto stabile le informazioni che prima dovevano essere affidate alla memoria individuale e collettiva.
La seconda fase si aprì dopo 2000 anni circa con l’invenzione della stampa, che trasformò il libro da oggetto costosissimo, riservato a pochi privilegiati, in un bene diffuso, e che seminò conoscenze in strati sempre più ampi della società.
Entrambe queste due fasi hanno riguardato le due operazioni capitali per la formazione e la conservazione delle conoscenze: lo scrivere ed il leggere. Entrambe sono legate al vedere quello tra i nostri sensi cui più siamo debitori per l’acquisizione di conoscenze.
Fino all’invenzione della scrittura non era così. Il senso più importante a questo fine era l’udito. La trasmissione del sapere era orale, le informazioni si acquisivano ascoltando e si trasmettevano parlando e la memoria ne era il serbatoio.
Da lavori fondamentali sappiamo ormai che l’invenzione della scrittura non fu solo un progresso tecnico, ma rappresentò una vera e propria svolta nella intelligenza dell’uomo, nella sua attrezzatura sensoriale, nello sviluppo del suo cervello.
Infatti fece emergere un nuovo modo di percezione, quasi un nuovo senso, la visione alfabetica.
Con questa si intende quella modalità di visione che permette di acquisire conoscenze e informazioni a partire da una serie lineare di simboli visivi ordinati l’uno dopo l’altro proprio come i segni alfabetici su una riga di testo.
Questa visione non è innata, deve essere insegnata al bambino che impara a leggere, e continuamente allenata, mentre originariamente essa non esiste affatto o se esiste non è pronta ad operare.
La visione alfabetica in pratica sviluppa o insegna addirittura un nuovo tipo di intelligenza, l’intelligenza sequenziale. Questa si oppone a quella simultanea, che è semplicemente quella che opera su dati non allineati nello spazio né succedentisi nel tempo; dati sinottici cioè, che si presentano di fronte a noi in gran numero nello stesso momento, come gli stimoli visivi. E’ esperienza comune il fatto che posti di fronte ad un quadro, ne abbiamo immediatamente una visione generale , ogni cosa è nello stesso tempo primo piano e sfondo. Solo successivamente ne cogliamo, separandoli, i vari elementi. Ma il quadro è fatto per essere goduto nella sua sinotticità. Anche quando il pittore vuole attirare la nostra attenzione su un punto specifico, servendosi di tecniche diverse, il nostro modo di osservarlo non è lineare, ma globale.
Numerose ricerche fanno pensare, con un grosso grado di probabilità, che l’intelligenza sequenziale sia più evoluta di quella simultanea.
Ha in ogni caso contribuito maggiormente allo sviluppo della civiltà, in forme insospettabili. Ad esempio il passaggio dalle norme consuetudinarie alla legge avviene quando la consuetudine può essere scritta. In pratica è l’intelligenza sequenziale che consente la nascita del diritto.
Questo primato della visione alfabetica e quindi della intelligenza sequenziale si è protratto fino al nostro secolo.
Ma verso la fine del XX sec. siamo gradualmente passati da uno stato in cui la conoscenza evoluta si acquisiva soprattutto attraverso il libro e la scrittura (cioè attraverso l’ochio e la visione alfabetica e quindi attraverso l’intelligenza sequenziale) ad uno stato in cui essa si acquisisce anche e, per molti soggetti, soprattutto attraverso l’ascolto (orecchio) o la visione non-alfabetica cioè attraverso l’intelligenza simultanea. Televisione, computer, telefonino, ecc.
Una prova a posteriori di questo fenomeno è il graduale arrestarsi in tutto il mondo del decremento dell’analfabetismo. La diffusione dell’alfabeto negli ultimi venti anni ha incontrato ostacoli imponenti e profondi.
L’ordine di importanza dei sensi ai fini dell’acquisizione di conoscenza si sta invertendo di nuovo: dopo essere passata dall’udito alla vista, sta tornando all’udito.
Sembra si possa dedurre che, nel momento in cui l’uomo ha avuto l’impressione di disporre di fonti di conoscenza ugualmente ricche grazie alla crescita smisurata della informazione mediata dall’orecchio e dalla visione non alfabetica, ha pian piano lasciato cadere il mezzo per eccellenza legato alla vista: il libro.
In pratica l’uomo sta rinunciando ad una sua conquista evolutiva e fa un passo indietro, lascia un medium che comporta fatica (visione alfabetica) per media più naturali, primitivi.
Dal parlare era passato al leggere e scrivere; ora torna al parlare.
Il principale avversario del libro è la tv. La televisione favorisce l’intelligenza simultanea. Anche il cinema si muove nella stessa direzione.
Sempre più spesso sentiamo dire: “Non ho letto il libro ma ho visto il film”.
Il punto non è se il film valga meno del libro; potrebbe anche essere un prodotto artistico più riuscito. Il punto è la modalità utilizzata dal cervello: la più “primitiva” rispetto alla più evoluta.
Perché la televisione ha buon gioco nell’essere preferita ad un libro?
La risposta è intuitiva, ma possiamo dettagliarla più rigorosamente esaminando i due diversi tipi di ricezione ed elaborazione richiesti da visione e lettura.
Esaminiamo le seguenti caratteristiche:
RITMO: nella lettura è stabilito dal lettore.
nella visione è autotrainato da chi emette la visione.
In questo caso, se non capisci o non ricordi, sei fregato; non hai lo spazio per la riflessione; inoltre la visione passa e non puoi ripetere il piacere.
Puoi registrare la visione; questo non sempre è vero e inoltre le idee o le domande che ti sono balenate nella mente alla prima visione potrebbero non ripetersi alla seconda.
CORREGGIBILITA dei propri errori. Nella lettura è immediata; torni indietro di una pagina e rileggi. Nella visione no. (vedi sopra)
RICHIAMI ENCICLOPEDICI Leggendo possiamo arrestarci e richiamare alla mente delle conoscenze precedenti che ci aiutano nella comprensione o allargano la nostra riflessione.
La tv non ne lascia il tempo.
CONVIVIALITA La lettura è esclusiva, è un’ attività che si fa da soli; tranne quella ad alta voce per bambini o adulti, comunque rarissima.
La visione consente di seguire anche parlando, o facendo altre cose.
E’ per questo che chi è abituato a leggere tace davanti alla tv o al cinema, mentre coloro che non sono abituati alla lettura tendono a parlare. Non si tratta di semplice maleducazione ma di una modalità acquisita.
MULTISENSORIALITA La visione la consente e la lettura no. L’utente televisivo si sente garantito di aver compreso perché mentre ascolta vede e viceversa. I due canali gli confermano la comprensione.
GRADO DI ICONICITA
La iconicità è la somiglianza tra il segno e ciò che rappresenta, cioè tra significante e il significato. I geroglifici sono iconici. Se leggiamo la parola angelo la forma grafica e quella fonica non hanno niente a che fare con l’angelo.
Ma la visione di un angelo in televisione ci dice subito bontà, amore, giustizia ecc.
L’impatto emotivo è immediato.
CITABILITA
La visione si presta poco ad essere citata, perché devi passare ad un altro codice per descriverla, cioè al parlato. E descrivere a parole una visione può essere molto difficile.
Nella lettura si possono citare interi passi letteralmente, e ne risulterà una maggiore circolazione delle idee.
Chiediamoci ora: quale di questi due mezzi è più friendly, rende più agevole, piacevole e facile il fruirne? E’ un po’ come chiedersi se è più friendly una scala mobile o una di marmo. Il canale più amichevole è quello che dà meno da fare al suo utente e che ne stimola maggiormente il pathos.
Essere portati da un ritmo, fatto di suoni e di immagini insieme, guidati, con il minor dispendio di energie, in compagnia, potendo dedicare parte della propria attenzione ad altri e/o ad altro, essendo coinvolti emotivamente in forma immediata, e senza sentirsi spinti a porsi domande o ad effettuare richiami alle proprie conoscenze è sicuramente più friendly.
La fatica di leggere non può competere con la facilità di guardare.
E’ qui una possibile spiegazione del passaggio preferenziale alla visione.
Tutto ciò non è di per sé un problema. Il problema è che questa transizione NON è superficiale, riguarda cioè anche l’intelligenza. La visione attiva quella simultanea, di cui sappiamo che è un grado basso di evoluzione ed indebolisce o svaluta quella sequenziale, più raffinata ed evoluta.
Io non so bene che cosa pensare. Nella lettura dei messaggi visivi sono decisamente carente. Ho sempre pensato ad una mia vera e propria difficoltà congenita, mai compensata dall’apprendimento di una tecnica appropriata.
Adesso scopro che ho scavalcato un processo evolutivo.
Non so se compiacermene o spaventarmene.
Comunque a questo punto penso che invierò i miei due post sul suo libro direttamente al Professor Simone. O mi ringrazierà per la pubblicità che gli ho fatto o mi denuncerà per plagio.
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OFF TOPIC: ringrazio Tafanus per l'invio del suo Giornale. E' spassoso ed anche pieno di notizie.
RispondiEliminaIndipendente e fazioso come lui lo definisce.
Io me lo tengo per la sera, se no sono tentata di copiare...
ciao marina
Ciao Marina, ma lo sai che spesso, quando ti leggo, mi rendo conto di quanto mi aiuti a riflette. Mi poni dei quesiti su argomenti a che trascurerei ed invece attraverso le tue parole mi rendo conto della sottile importanza che rivestono nella mia vita. A volte possono sembrare sfumature ed invece riflettendoci un attimo mi accorgo delle ripercussioni che hanno o potrebbero avere ed una cascata di domande e rispsote inziano ad affluire alla mente liberando comprensioni molto più ampie. Insomma, tutte queste chiacchere per dirti grazie, con te non finisco mai d'imparare.
RispondiEliminaPalla presa, qui:
RispondiEliminahttp://paniscus.splinder.com/post/16067318/
ciao
Lisa
,,sarò breve..., ..torno un'altra volta... , ...mandi mandi ...Loris...
RispondiEliminaAhi, mi sento colpita nel segno.
RispondiEliminaVorrei leggere tanti libri, come facevo da ragazza, ma non ho il tempo, o meglio, non ho la concentrazione. Non riesco a concentrarmi su un libro (che come dici tu giustamente comporta una certa fatica) se ho solo un quarto d'ora di tempo. Quindi sono una lettrice tartaruga ma divoro gli audiolibri che posso sentire in autobus, mentre cucino, mentre stiro, ecc. Probabilmente sto regredendo allo stadio primordiale ma penso che sia meglio cosi' che niente.
Una cosa pero' aggiungerei al tuo interessantissimo post. La fruizione di audio o video tramite podcast evita quegli aspetti negativi della tv che tu segnalavi, cioe' in quel caso, se non si e' capito o se si deve fare un approfondimento, ci si puo' fermare, tornare indietro, ecc.
Per inciso, questo post che e' molto interessante ma piuttosto lungo l'ho iniziato a leggere tre volte prima di riuscire a finirlo perche' sono sempre stata interrotta...
Hai ragione Artemisia il post è troppo lungo.
RispondiEliminaDevo imparare a farne di più corti.
Se può consolarti Simone sostiene che una regressione può anche trasformarsi in una evoluzione. Tranquilla, magari sei il prototipo di un homo più evoluto
ciao marina
Grazie, Marina, mi consoli.
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