martedì 21 agosto 2007

scrivere/non scrivere

Marocco. Non ricordo esattamente dove.
Un vecchio si prende cura di un orto. Apre il rubinetto di una pompa. Con una piccola zappa apre un varco in un muretto di terra rossa e vi fa scorrere l’acqua. L’acqua avanza e allaga un primo rettangolo di terra. Il vecchio chiude il varco a monte e ne apre un altro a valle. E l’acqua placida passa nel nuovo rettangolo di terra e avanza così, da un letto di terra ad un altro letto di terra, allagando via via una serie di piccoli orti e dissetando le piantine verdi ben allineate.
Anche nelle valli di Bamyan, fra le gole dell’Hindukush, ho visto i contadini procedere nello stesso modo.
Una operazione così semplice, così calma e così ingegnosa.
Scrivere può essere un procedimento molto simile. L’acqua che ci germoglia dentro diventa fiume tranquillo e scorre sotto forma di parole.
Nei momenti più felici un varco si apre tra il pensiero e la parola e questa scorre sulla carta. E si procede così. Un pensiero dopo l’altro viene irrigato dalla parola, che lo esplicita e spesso lo restituisce più nitido, più chiaro, brillante talvolta come il verde di quegli orti.
Le pagine si riempiono piano piano, man mano che le parole si fanno strada.
Quando manca l’acqua siamo a secco. Tautologico ma vero.
Ma quei contadini, così lontani nello spazio, entrambi lavoravano all'alba.
Nel silenzio. Sceglievano l'alba perché la terra chiedeva loro questa piccola delicatezza, poter accogliere l'acqua in un momento di sete fresca. Ma io sono sicura che sceglievano l'alba anche per potersi dedicare a quel lavoro, di pazienza e concentrazione, nel silenzio e nella tranquillità. Nella solitudine anche. Talvolta l'acqua dei nostri pensieri, filtrando piano e colmandosi delle nostre parole, ci trova assediati dal giorno cacofonico, dalla pressione di mille istanze diverse. E sentirle, in quel momento, così estranee a noi, niente può. Siamo amareggiati ma impotenti. Così le parole pian piano si ritirano, scendono in qualche pozza profonda, da dove un giorno risaliranno. O forse no.

8 commenti:

  1. Ciao Marina,
    ti sto leggendo anche io al mattino presto. Sono decisamente un animale diurno:appena mi sveglio mi sento un leone, salvo poi perdere le energie con lo scorrere delle ore. Intense e profonde le cose che dici, e scritte meravigliosamente bene.
    Buona giornata.
    Anna

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  2. ciao Anna, anche io declino con il passare della giornata. grazie per le tue parole. è bello ricevere un regalo di prima mattina

    ti auguro una giornata tutta da leone
    ciaomarina

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  3. Cara Marina,
    grazie per il passaggio e per il commento. Il tuo blog ha catturato subito la mia curiosità a partire dal profilo (che di solito in realtà non leggo mai). Dalle tue esigenze in fatto di film mi pare di capire che condividi con me un certo senso di claustrofobia.
    Di solito poi per capire un blogger comincio dal primo post. Questa volta invece ho letto per primo questo ed è veramente scritto bene. Mi ricorda quello che volevo dire in "Cinque minuti tutti per me"
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2007/04/cinque-minuti-tutti-per-me.html
    ma tu lo hai detto molto meglio.
    Anch'io mi riprometto di "spiluccare" il resto.
    Ciao,

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  4. ciao Artemisia, ho letto il tuo post di aprile e mi riconosco nelle tue osservazioni. Forse qualche cosa che ho tenuto un po' in ombra nel mio post è il mio cruccio per non aver saputo rivendicare nella mia vita il tempo per la scrittura. Non un tempo tutto "spizzichi e bocconi" ma un tempo riconosciuto come tempo di "lavoro". ma non è mai troppo tardi, dicono...

    oltre alla claustrofobia condividiamo anche il piacere di cantare. Sei pronta per un duetto?

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  5. Ciao Marina,
    giungo al tuo blog passando per quello di Maria Cristina. Permettimi di dissentire, sarà forse per la mia natura di animale "notturno" ma non mi trovi concorde. Il flusso dei pensieri che premono per divenire parole vergate, che tu molto poeticamente paragoni allo scorrere dell'acqua che irriga i campi, non aspetta tempi e non segue dinamiche temporali. Almeno per me viene quando crede, quando meno me lo aspetto... per questo cerco di avere con me sempre un supporto cartaceo su cui trascrivere il momento, per fermarlo, conscio che non mi è possibile fotografare l'ispirazione che detta le parole se non assecondandone l'onda. Non fiumi ma mareggiate! Un saluto,
    Paul

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  6. Ciao Paul e benvenuto sul mio blog.
    Anche per me il flusso dei pensieri che chiedono di diventare parole scritte non aspetta tempi. Il punto è che nella mia vita non ho quasi mai potuto abbandonarmi al flusso, ma l’ho dovuto contenere e spesso reprimere in nome di altri doveri. Questa osservazione ( e questo rammarico) è all’origine del mio post.
    Quello che volevo dire e che ho detto male è che, come per quei contadini, c’è bisogno di un momento di silenzio e solitudine per dare spazio alle proprie fantasie.
    Il mattino è il mio momento preferito, ma soffrendo da qualche anno di insonnia, anche la notte va bene.
    Ah, anche io giro con un quadernetto e ne tengo sempre uno accanto a me sul comodino.
    Mi ha fatto piacere incontrarti e adesso (finite le mie marmellate, che per altro mi fa piacere fare in questa stagione dell’anno) andrò a passeggiare nel tuo blog.
    grazie
    ciaomarina

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  7. Scusami Marina se sono parso forse eccessivamente caustico, non lo ero. Forse non sei tu ad esserti espressa male ma solo io ad aver letto il tuo post troppo superficialmente. Se dovessi sbirciare il mio blog ne sarei onorato, mi piace molto quello che scrivi. Grazie per la nota sulle tue marmellate, mi ha riportato agli anni della mia infanzia in cui raccoglevo more con mia madre e mio fratello...
    Paul

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  8. ma no, quale caustico! Sei stato gentilissimo e io ho apprezzato quello che hai scritto.
    sai, credo di aver letto qualche pagina scritta da te. Non ne sono sicura, ma penso ad un "quattro mani" con Cristina. Se sei tu, bravo!

    ciaomarina

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