venerdì 1 febbraio 2008

politica e psicologia

Piccola pillola di psicologia politica.

La psicologia politica come disciplina non esiste. Ma esistono diversi tentativi di chiarire il rapporto che tra di esse intercorre.
Vale la pena tentare di individuare degli “universali psicologici che possono suggerirci precisi meccanismi esplicativi per una varietà di situazioni storiche.” Jon Elster “Political Psychology” Cambridge 1993.


Nel suo libro “Individualismo e cooperazione” Giovanni Jervis sostiene che soffermarsi a considerare gli eventi politici da un punto di vista anche psicologico può semplificare le cose.
Senza naturalmente pretendere di spiegare la storia con facili formule interpretative, è evidente che esistono alcuni temi, significativi per l’agire politico, sui quali gli psicologi possono dare qualche contributo.
Ad esempio le concezioni della natura umana che, in modo più o meno esplicito, guidano le decisioni politiche; il modo in cui gli esseri umani si valutano a vicenda; e, soprattutto, i modi in cui vengono prese le decisioni che porteranno allo scontro o alla cooperazione. Lo studio dei meccanismi psicologici che “costruiscono cooperazione” e di quelli che invece la ostacolano è un tipico terreno sul quale la psicologia può dire la sua.

La politica, che si esprime attraverso azioni e fatti, si nutre però di idee.
Dice Jon Elster: "Le idee dovrebbero essere giudicate dai loro discendenti e non dai loro antenati.”


Questo suo è un invito a ripensare e ad applicare la vecchia distinzione di Max Weber fra i due criteri per valutare le azioni umane.
A-Il criterio per cui valutiamo i comportamenti sulla base dei principi dichiarati che li ispirano (o anche su quelli che noi crediamo che li ispirino).
Questo criterio Weber lo chiama “criterio delle intenzioni”.
B-Il principio che valuta i comportamenti per come essi si manifestano, per le loro conseguenze, i loro effetti. Questo secondo è, per Weber, il criterio della responsabilità.

In fondo è il contrasto tra chi pensa che le scelte valide in politica siano quelle che producono risultati utili e chi invece è convinto che le scelte valide siano quelle che nascono da principi virtuosi.
PRIMA AVVERTENZA: da questo non discende una condanna dei principi virtuosi.

Giudicare dalle intenzioni è un atteggiamento spontaneo ma ha i suoi limiti. Giudicare sulla base dei risultati è, quasi sempre, più sensato.
SECONDA AVVERTENZA: attendere a giudicare, prendersi il tempo necessario.

L’etica della responsabilità è TIPICAMENTE un’etica laica. In che senso? Nel senso che non discende dall’adesione ad un sistema di valori ma dall’analisi della situazione concreta cui la si applica. Chi vi aderisce si chiede quali conseguenze scaturiranno dai suoi atti. E se ne assume la responsabilità.

L’etica dei principi o etica assoluta ( o della testimonianza o dei sentimenti o delle intenzioni) è un’etica TIPICAMENTE “religiosa”, nel senso più lato del termine.
Chi vi aderisce si chiede se le sue azioni siano coerenti e lo mantengano fedele alla sua “chiesa”, o sistema di riferimento. In questo modo tende a respingere la sua responsabilita nei confronti delle conseguenze delle sue azioni.

Queste osservazioni dovrebbero aiutarci a scegliere tra due diversi atteggiamenti politici. Quello per cui un leader dice ai suoi: “questi sono i nostri problemi, dobbiamo trovare insieme un comportamento che li risolva” e quello per cui un leader dice ai suoi: “questi sono i nostri principi, dobbiamo trovare insieme i comportamenti che li esprimano e li affermino.”

A tutti noi succede o è successo di propendere per il secondo atteggiamento.
Le parole d’ordine, gli appelli alla testimonianza e allo schieramento, sono molto mobilitanti. Fanno nascere slanci e speranze, ma allontanano spesso dalla realtà.
Quasi tutti abbiamo la debolezza di preferire l’etica assoluta all’etica responsabile. Questo ci consente infatti la gratificazione di una migliore percezione di noi stessi.

TERZA AVVERTENZA: non identifichiamo necessariamente uno o l’altro atteggiamento con la nostra o altrui parte politica.

QUARTA AVVERTENZA: l’adesione all’etica assoluta può depotenziare il nostro senso critico.
Quando la mancanza di senso critico prevale nella cittadinanza, la politica che prende piede è quella degli slogan, delle bandiere, della retorica.



IL COMMA DI MARINA
Il leader politico non può seguire l’onda della emotività dei suoi simpatizzanti. Il suo compito è più difficile e più alto. Il leader politico deve avere anche una funzione pedagogica, deve portare verso la razionalità e la ragionevolezza i suoi simpatizzanti.
E’ per questo che la sua statura intellettuale e morale deve essere superiore a quella del suo simpatizzante. Il discorso della classe politica specchio della società è falso anche quando è vero. Nel senso che se è così è male che sia così. Una classe dirigente deve esprimere un di più rispetto ai cittadini. Altrimenti deve cedere la mano a quelli tra i cittadini che sono capaci di esprimere questo di più.

Mi accorgo che questo post è una grossa pillola, quasi un cachet.
La pianto lì. Ma tornerò per una nuova somministrazione.

10 commenti:

  1. dovresti inviare una copia a tutti i nostri cari dipendenti.

    Basterebbe che seguissero UNO solo di questi "consigli".

    ;)

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  2. Dovrebbe essere proprio così, ma quasi sembra che avvenga il contrario. Quando qualche politico inizierà a seguire questo consiglio, forse qualcosa starebbe cambiando.

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  3. Davvero interessante. Per esempio, ultimamente, per poter smentire l'idea che l'etica della responsabilità sia tipicamente un'etica laica hanno deciso di far passare la laicità per una religione.
    Dispiace dirlo, soprattutto perché io ancora credo profondamente nella politica, ma tutto quello che hai scritto, ormai, resta pura teoria che i più neanche conoscono. E un problema - così profondo - che prende la sfera della politica conseguentemente diventa un problema strutturale e quindi, alla fine, sociale. Noi ci siamo già dentro in pieno e la completa distruzione dei valori - sostituiti con valori fantoccio - è stata già completata. Sarò demodé, ma sarà mica colpa del fatto di aver scelto la strada del capitalismo?

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  4. E secondo te con Mastella si può usae la psicologia? :-)

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  5. ..Ma no, che pillola e che mal di testa!..Niente affatto! E' un ottimo post! Dà modo di riflettere sul senso della politica..E guai a smettere di farlo! Anche contro ogni evidenza populistica che vorrebbe il contrario.
    Quando si parla di principi e di effetti dell'agire politico, Mi viene di accostare l'argomento a quello comunicazione..Nella comunicazione, si sa, sono gli effetti che contano, più delle intenzioni, per far veicolare il messaggio..Dunque, anche in politica, credo, l'etica della responsabilità, quella che guarda agli effetti, dovrebbe essere quella più adeguata..Senza, ovviamente, perder di vista i principi..(ma solo come fonti ispiratrici, non come principi-obiettivo da raggiungere..) Scusami, Marina..Mi son dilingata eccessivamente..Mi sa che il mal di testa..l'ho fatto venire io con questo commento..:)
    Verrò più spesso da te! E, se non te l'ho ancora detto: "complimenti per questo blog"!..vario, ben documentato e..molto interessante! Ti ho aggiunto tra i miei link! :-)
    Ciao,
    Frida

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  6. Ciao Frida, noso d'accordo sui principi come riferimento, da non dimenticare.
    grazie epr l'apprezzamento e per il link, tu sei già tra i miei ;-)

    @ Fabio: per Mastella non ci vuole la psicologia ma l'etica...

    Ciao guccia, lo so che quello che scrivo è obsoleto, ma sono testarda e continuo a dirlo ;-)
    non è che sei demodè, piuttosto penso che il capitalismo, almeno in questo momento, non abbia alternative. Non viene pensata nessun'altra idea del mondo, ahimé.

    @ Mimmo e Signorponza(poi mi spiegherai il tuo nome?): se almeno qualcuno ci ascoltasse!

    ciao a tutti

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  7. Il comma Marina è significativo,andiamo a farlo leggere a quel politico che per amor di famiglia a buttato un governo in discarica.
    La mia settimana stressante è finita aspetto l'alba di domani per un riposo.
    Buon fine settimana
    Roberto

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  8. Ciao Roberto, buon fine settimana anche a te. Fai delle belle foto, così poi ce le fai vedere.
    Ho visto quella dell'alba. E' bellissima!
    ciao marina

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  9. Beh le economie di piano erano una bella alternativa a mio modo di vedere, ma sai, i comunisti fanno tanto mangiatori di bambini... perciò... e poi la cultura è uno spreco di risorse statali, no? :(

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  10. Oggi che ho un po' meno mal di testa di ieri, provo a rileggere il tuo interessantissimo post.
    Non so se ho capito bene ma mi viene in mente un confronto che ho sentito quest'estate tra Giordano e Veltroni. Giordano diceva appunto che quello che differenzia il PRC dal PD era proprio un progetto di società diversa al di là delle singole soluzioni ai problemi concreti.
    Personalmente sono molto confusa. Da un lato istintivamente mi sento vicina all'etica assoluta. Vorrei credere possibile un mondo dove non regni solo la legge di mercato, per esempio. Dall'altra di solito quando vado a votare subentra la mia parte più pragmatica e finisco per votare (sempre meno convinta) per il partito che ha più possibilità di ostacolare la deriva verso la deresponsabilità generale e di fare cose concrete. Meno gratificazione ma più efficacia, insomma.
    Comunque aspetto con ansia le prossime puntate perchè, come ho già detto, sono sempre più confusa.
    Un caro saluto,

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