lunedì 25 febbraio 2008

ciò un blog/capitolo quattro

Riepilogo delle puntate precedenti: di come, allo scopo di trasformare un blog inutile in un libro inutile, la nostra protagonista si sia esercitata preliminarmente nella stesura di un blog post-strutturalista, un blog sentimental-romantico ed un blog erotico-estremo. Di come si sia affidata alla tecnica anagrammatica per uscire dall’ attanagliante problema della scelta dei tre alias con cui firmare le sue tre virtuali creature.

Dopo aver mentito filosoficamente, romanticamente ed eroticamente, ero stanca e provata. Improvvisarsi esperta di post-strutturalismo, di erotismo estremo e nello stesso tempo candidamente sentimentale, aveva richiesto alla mia vena immaginativa un impegno così consistente che per diversi giorni mi trascinai sulla tastiera del computer senza un minimo slancio creativo.
Intanto però un acuto sentimento di colpabilità cominciava ad agitarsi dentro di me, mentre mi piovevano addosso da ogni dove accuse ed anatemi. Dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi, minacciosi rimproveri ed imperativi quesiti morali mi venivano quotidianamente gettati in faccia. “Intendi dunque rifiutare la maternità di tre blog? Si abbandona una creatura dopo averla concepita? La si usa come cavia in esperimenti eugenetici? Si abortiscono esseri potenziali? E forse che l’essere non è già nella sua potenzialità?”
Nascondevo la testa sotto le coperte ma anche nei sogni una mostruosa gigantesca figura mi interpellava chiamandomi assassina! assassina! Tre, ben tre ne avevo prodotti, al solo fine di crearne un quarto! Ed ora volevo sbarazzarmene, tre minuscoli blog innocenti, già al loro primo vagito, tre teneri, palpitanti blog, alitanti dell’alito della vita, ed io volevo abbandonarli nello spazio nero del Web! Peggio, meditavo di sopprimerli appena ne avessi concepito un quarto di mia più piena soddisfazione. Nazista! Mengele in gonnella! Così, lanciandomi sguardi di fuoco con i minuscoli occhietti affogati nel grasso, il mostro gridava al mio indirizzo, brandendo un cartello con scritto: “Diritto alla vita per ogni blog. L’embrione di blog è vivo dall’atto della sua ideazione.”
Mi svegliavo tremante, in sudori di velenosa acidità, e mi precipitavo al computer nella speranza che i miei tre blog cavia si fossero abortiti spontaneamente, che il dio dei blogger li avesse richiamati a sè, o in ultima istanza che la mia ormai tentennante lucidtà avesse fallito e che io avessi dimenticato di impartire l’ordine fatale: SALVA! Ed invece no, i tre erano ancora lì.
A quel punto accettai di essere immorale, amorale e puttana. Mi confessai assassina e buttai ogni scrupolo dietro le spalle. Avrei monitorato i tre blog e poi li avrei soppressi. Sì, lo avrei fatto e se dal più alto dei pulpiti un uomo in eleganti scarpette da sera rosse, con un cappello in pelle di foca ed un mantello di seta bordato di ermellino, mi avesse ammonita, accecandomi con il bagliore delle gemme inanellate alle sue dita, a rispettare la blog-vita, gli avrei semplicemente risposto: tiè!
Questa decisione mi riportò alla mia calma abituale, anzi dopo la temperie morale il mio spirito si rilassò completamente, virando al neghittoso e all’indolente.
Mi limitai così a collegarmi regolarmente ai miei tre blog per vedere se qualcuno si fosse accorto della loro esistenza e quali reazioni avessero suscitato. Perché i miei blog trovassero lettori puntavo naturalmente solo sul Caso, perché mi guardai bene dal far trapelare in alcun modo e con chicchessia l’esistenza in rete di tre blog tre di mia fattura. Non registrai alcun accesso in nessuno dei tre blog. Ma non mi meravigliai più di tanto. Pur credendo al Caso e alla sua potenza generatrice mi rendevo perfettamente conto che la probabilità che qualcuno si trovasse a passare su un blog con il nome di “ohohoh-blog”, (per quello erotico), “cogititans-blog” (per il filosofico) e “giuggiola-blog” (per il sentimental romantico) era molto bassa. Voi vi starete forse chiedendo la ragione di quell’iterativo” cogititans”.
Il fatto è che il semplice “cogitans-blog” già era presente nel mondo blogger e mi fu rifiutato dalla piattaforma scelta e inoltre mi piaceva l’idea di presentarmi come una persona che non solo cogitava ma cogitava e ricogitava. L’”ohohoh-blog” penso di non dovervelo spiegare e “giuggiola-blog” secondo me, era non solo abbastanza dolce, ma conteneva anche una minuscola allusione ad un mondo naturista. È mio convincimento che i sentimentali abbiano anche un penchant per il mondo della natura, e che le giuggiole siano emblema perfetto del loro ingenuo ed ascientifico concetto di natura stessa. Mentre, a ben vedere, la natura può essere non solo spietata, ma decisamente antisentimentale. Questo pensiero però lo avevo tenuto per me, ché per la fortuna di un blog sentimentale romantico l’ingenuità e magari anche la dabbenaggine dei lettori è assolutamente indispensabile ed è opportuno lasciare nella loro mente un’ombra appena, una eco di struggimento e vacuità. Continua...

12 commenti:

  1. Beh? E che... ci lasci così? Poveri noi!

    Mariateresa

    RispondiElimina
  2. Dire "eccellente articolo" sarebbe poco, per cui preferisco zittire le mie righe e ...

    Rino, con una eco che mormora.

    RispondiElimina
  3. quel tanto di...?
    Ci sarà un altro capitolo di sicuro!:)
    Buon inizio settimana Marina!

    RispondiElimina
  4. quel tanto di............
    eh ma non si fa così :-)
    buon lunedì!

    g

    RispondiElimina
  5. Hai saputo creare in questo post un'attesa... e poi... adesso non so più bene come va a finire, ci sarà un'altra puntata? Giulia

    RispondiElimina
  6. Splendida digressione Marina.
    E per soprammercato (quando si dice il destino...), eccolo qua, il tuo correttore di bozze! Tra le funzioni della mia profesione, rientrano anche quelle - ingrate - di correggere gli orrori di tanti scrittori, relatori e altri ...ori. Apprezzo quindi non solo la tua "scrittura", ma anche la sua correttezza formale: l'impiego delle vocali accentate e non apostrofate, il "non spazio" prima di ogni punteggiatura, e "uno spazio" dopo; l'accento grave di "è", e quello acuto di "perché".
    E dato che sei troppo brava e io sono invidiosa e cattiva, rilevo un piccolo errore. Nel capoverso relativo al libriccino "di non più di venti pagine", l'inciso da "quante in effetti" sino a "raccontare", vuole lo spazio sia prima che dopo il trattino: fosse invece stato tra parentesi, tra l'apertura e la chiusura della parentesi e il testo, lo spazio non va.
    Oggi, Bastian Cuntrari è un po' rompicoglioni, abbi pazienza!
    Un abbraccio.

    RispondiElimina
  7. La fortunata serie "Ciò un blog" è solo al suo inizio, gli scalpitanti lettori si tranquillizzino. ;-)

    Quanto a Bastian Cuntrari, grazie per ogni e qualsiasi correzione vorrà apportare ai miei scritti.
    Io sono nell'ordine, ignorante, superficiale, distratta, e cieca.
    ciao a tutti

    RispondiElimina
  8. Un romanzo a puntate come una volta sui quotidiani era solito fare. Beh attendo il seguito anche io incuriosito come gli altri!

    Ciao Marina :-)))
    Daniele

    RispondiElimina
  9. in bocca al lupo per la tua impresa allora!anche a me piacerebbe scrivere un libro,ma ho paura di fermarmi dopo le prime venti pagine,di incepparmi!ho una storia in testa,prima o poi la svilupperò,chissà!sono capitata qui grazie a cristiana del blog dicolamia,complimenti!

    RispondiElimina
  10. Ma non si potrebbero fare puntate più brevi?

    RispondiElimina
  11. Anna, non solo si potrebbero, ma si VOLEVANO! Infatti questa doveva terminare un po' prima della metà. Ma poiché la tua amica è rincoglionita, si è sbagliata e ha pubblicato anche la puntata successiva :-((
    faccio ammenda marina

    RispondiElimina

Non c'è niente di più anonimo di un Anonimo