Ogni nostra energia è concentrata solo nel trattenere la nostra realtà presente, così com'è, esattamente così com'è. Non ha alcuna importanza quanto difficile o dura o spaventosa o lamentevole essa sia. Quello che si desidera è solo che resista, che permanga, che ce la faccia a restare così com'è. Sentiamo di poterla tollerare in eterno purché non sopraggiunga un'altra e più spaventosa realtà. Ha dell'incredibile quanto possano ritirarsi i nostri desideri, come un panno troppo strizzato in acqua troppo calda, rimpicciolirsi, ridursi e ridursi, stringersi all'essenziale: che tutto si fermi, qui e così. E tutte le nostre energie sono solo conservative, perché conservare è la cosa che prima di ogni altra i nostri geni hanno imparato e portano iscritto in sé. Qualunque orizzonte perde di fascino, della minima attrattiva, di sapore, colore, odore. Il più fulgido dei giorni futuri ci lascia indifferenti. Conservare è il solo grido che promana dal nostro essere. Conservare il presente, proteggerlo, difenderlo, fargli scudo col proprio corpo. E se guardiamo a quelle costellazioni che fino a poco fa chiamavamo i nostri desideri, le vediamo fredde e lontane, nel buio senza confini del nostro timore e il cielo della nostra esistenza ha un unico astro amichevole: l'oggi faticoso, affranto, difficile ma noto che ci stringiamo al petto.
mercoledì 30 giugno 2010
conservazione
Ci sono circostanze in cui tutti i desideri si spengono, tutte le fantasie, i sogni, le ambizioni, le passioni, le fantasticherie e via e via dicendo, semplicemente ricadono su se stesse atone, ottuse, più che spente, assenti. E resta solo il desiderio della conservazione della propria realtà. La sola, l'unica cosa che si desidera, e che persino ci si ricorda di aver mai desiderato, è che tutto si conservi così com'è. Con le sue incongruenze, le sue delusioni, le sue insoddisfazioni, con i problemi e le difficoltà e le lacerazioni e le rabbie; e le malinconie e il dolore presente, persino. E questo ci sembra di poterlo sostenere in eterno purché non ne sopraggiunga un altro.
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RispondiEliminaRilke scrive (ci può interessare?):
RispondiEliminaE se la terrestrità ti ha dimenticato,
dì alla terra immota: io scorro.
Alla rapida acqua parla: io sono.
Elegie duinesi
Ciao
Elogio necessario della cristallizzazione di un quadro della nostra esistenza. Se non ti leggessi da molto tempo e non avessi maturato quella debolezza affettiva che ci contraddistingue in quanto umani, se riuscissi a leggere le tue righe con lo sciocco distacco di quelli che fanno della cultura un affare privato...Marina che sta succedendo? Cosa si intravede nell'immediato futuro da farti abbracciare con tanta dignitosa rassegnazione questo oggi? Ma già so che non mi risponderai, non qui e pubblicamente; non conta io so cosa passa da te, cosa vedi, e da dove allontani lo sguardo. Lo so a non mi piace saperlo. Enzo
RispondiEliminacara Marina,
RispondiEliminase potessi ti abbraccerei.
con affetto, simona
mi fai pensare marina alle paure arcaiche le più lontane le prime a "quel terrore senza nome" che attanaglia l'esserino gettato nel mondo, a quell'attesa spasmodica e fisiologica della bonifica da parte di una mamma accogliente e non assente o disperata e a tutto lo spettro di varia intensità che la nostra memoria affettiva ha solcato in tutta la nostra esistenza,
RispondiEliminaeppure la nostra percettibilità vive secondo un'oscillazione da stati di quel genere ad altri di vissuti buoni e così come il temporale non dura tutto il giorno anche il nostro assetto mentale ed emotivo cambia e quanto cambia! lo vedo in me e di me posso parlare
Ho compreso, così credo, l'esatta geografia della tua pena; leggendoti l'ho vista delinearsi in un disegno netto, dove il confine tra il dolore che si sopporta e quello che si teme di non saper più fronteggiare sembra un limite da difendere con tutte le forze, rifugiandosi nel pensiero irrazionale ma necessario dell'invincibilità che sappiamo di non avere.
RispondiEliminaMi hai fatto pensare ad un'eroe antico che si oppone al destino pur sapendo di non poterlo fare fino in fondo, che chiama a raccolta forze sovrumane sperando che esistano e che lo assistano.
E' un dolore fisico quello che esprimi, schiaccia e dispera allo stesso modo, con la stessa intensità drammatica, producendo lo stesso sgomento, e lascia chi ti legge senza grandi argomenti o senza argomenti e basta.
Non me la sento, sai, di citare parole di altri
e non me la sento neanche di trovarne di mie oltre queste:
ti ho compresa
ti ho vista
sono partecipe perché tu me lo hai permesso, descrivendoti come hai voluto fare qui.
Grazie per avermelo permesso, grazie per avermelo mostrato,
per avermi reso capace di capirti, grazie Marina.
Solo questo mi sento di darti ora, comprensione: il resto, le altre parole, mi parrebbero troppo lontane, oscenamente distaccate e, di conseguenza, insulse.
Ti mando un abbraccio.
Cara Marina,
RispondiEliminacondivido quello che dici e come lo dici. nessuno più di te sa esprimere il dolore. Non riesco a dirti altro, se non che ho imparato nel tempo a volerti veramente bene e ti abbraccio con tanto affetto
Giulia
La paura dell'abbandono è destinata a restare irrisolta in noi, c'è data la sola possibilità dell'accettarla come nostra naturale compagnia a cui siamo per certo destinati a sopravvivere, ma solo se non ci aggrappiamo ad essa.
RispondiEliminaCosì, per quanto tu scriva qui con cuore oppresso, c'è oltre le tue parole la consapevolezza da ciò che rifuggi, e mi commuovo al pensiero di come scivola fra le parole anche l'insinuare ingiusta colpa del superare gli eventi.
Ma chi ti vuole bene, oltre questo pensiero del quotidiano, ti vorrà pensare oltre il contingente, libera naturalmente a rilasciar quel petto respirare, che il cuore torni a fremer per la vita, per quel che ci accompagna.
E chiedo scusa, perchè non vi è certo parola che valga a sollevar il tuo dolerti.
Quanto ti capisco, Marina.Si desidera restare immobili,temendo che ogni piccolo movinmento alteri la situazione.Vedrai che questa forza protettiva darà i suoi frutti.Te lo auguro col cuore.
RispondiEliminaCristiana
Non ti ringrazierò, Marina, per le tue struggenti parole, né ti sarò grata per aver potuto leggere il fermo immagine di una creatura.
RispondiEliminaNon ti penserò né con affetto né con emozione, e non sarò partecipe con il mio sguardo addolorato a questo dolente allontanarsi oggi dalla speranza e dal sogno.
Non ti consolerò, non ti conforterò. Resterò fredda e distaccata, gelidamente indifferente e senza un guizzo davanti al buio della sconfitta e al dolore di chi, stretta in un angolo, confessa la sua impotenza e la sua rinuncia al desiderio.
Non commenterò, non scriverò. Non racconterò che anch’io anch’io anch’io, e quella, e quell’altra, e quell’altra ancora, in solitudini e sofferenze senza limiti, in eremi e rifugi disperati, su ghiacci sdrucciolevoli, su laghi agghiacciati e dimenticati…..
Tutte sorelle, Amica mia! Tutte qui, a intessere catene di parole e legami antichi di femminilità, pazienza, comprensione, tenerezza, respirando piano e con rispetto, tentando, se potremo, di soccorrerti con la nostra vita e con una carezza.
Mimì
giorgio, manchi solo tu: saggio, caro, sempre opportuno giorgio.
RispondiEliminaDicci qualcosa, sei sempre di conforto.
A tutti gli altri, grazie. Specie a Teresa, Mimì e Lucignolo per le parole belle assai.
la figlia di marina
Io credo in Marina, nella sua lucidità intelligente e mai fredda, capace di cogliere "l'intenzione" delle parole più che le parole stesse, così come ha dimostrato d'essere capace di cogliere il senso persino della paura, dell'ignoto, del futuro.
RispondiEliminaDi altri equivoci non mi curo, solo mi spiace e mi rammarico d'aver messo qui parole che forse dovevano rimanere private, ma di questo chiedo scusa a Marina e basta, per non aver saputo scegliere meglio.
A Blonde dico grazie.
Un abbraccio, sempre.
Blonde, lo sai...oltre le parole ci sono gli abbracci di tutti noi che amiamo marina nel corso delle stagioni. Conosciamo la sua forza ma anche, tra le sue parole, la tua. Noi ci siamo, anche chi sta in silenzio, anche chi non ha un soldo di coraggio da dare. Ci siamo, vicini. Un bacio a te e a Tommasino che è un esserino speciale.
RispondiEliminaAngela
Cara Marina, non capisco bene cosa ti stia succedendo ma temo che sia qualcosa di grave. Mi dispiace. Vorrei aiutarti e non so come.
RispondiEliminaTi abbraccio.
Carissima Marina, anch'io non so cosa ti sia successo, voglio solo scusarmi per un commento, forse inopportuno in questa circostanza, che ti ho lasciato qualche giorno fa. Non ci conosciamo, ma vorrei ugualmente trasmetterti il mio affetto. Spero tu riesca a percepirlo.
RispondiEliminaUn bacio,
Giacinta
Albero spoglio
RispondiEliminamemoria delle foglie
di linfa e sole
Arrivo ora e capisco. Ti conosco amica mia. E ti abbraccio. Un solo, misero,e scontato consiglio: vivi l'attimo. Non pensare al domani.Dimenticalo. Non c'è.E' l'unico modo per affrontare le difficoltà.Ma tu questo lo sai bene. Te l'ho voluto dire solo per rafforzare quello che già fai.
RispondiEliminaCiao Marina, conosco questa sensazione, questo desiderio di cristallizzare una situazione nel tempo, non ho parole di conforto, ti abbraccio virtualmente e spero che si risolva. Un bacio grande
RispondiEliminaQuanto vero quel che scrivi.
RispondiEliminaQuanto ti capisco! Non puoi immaginare quanto. Perciò credo che sia inutile, da parte mia, aggiungere parole. ;)
RispondiEliminacara Marina un caro abbraccio nella speranza che il tuo dolore si sia stemperato e che la tua vita viaggi di nuovo nei binari della normalità erica
RispondiElimina