lunedì 11 maggio 2009

convinzione esperenziale

Mi è capitato più volte di pensare - confortata dal consenso di "compagni di condizione" - che la depressione possa essere in alcuni casi una specie di preventivo arresto, uno stop, un alt a persone altrimenti "troppo". Troppo vitali, troppo pervase di energia creativa ed esistenziale, troppo audaci o troppo "individui" per un loro tranquillo accomodamento nell'alveo conforme della società. Persone la cui natura preventivamente pone un freno alle loro possibilità espressive, (in senso lato) presentendo quasi la gamma impetuosa di atti non conformi che la loro personalità potrebbe portarle a compiere e il conseguente spavento sulla società. E di conseguenza su se stesse. Sottoposta questa teoria a una mente professionale ma libera, scientifica ma pragmatica ed empirica, molto empirismo inglese per intendersi, ne ebbi in risposta un sorriso metà divertito, metà compiaciuto che -articolando io meglio e con esempi il nucleo della mia riflessione - divenne infine molto soddisfatto e persino, in fondo in fondo, ammirativo.
Non dimostra niente, lo so, ma se penso a quella che io ero prima di ammalarmi e a quello che sono stata anche dopo, e se penso a tutte le persone non affette da questa malattia incontrate nella mia vita, la prima, la primissima cosa che mi viene in mente ogni volta è: Buon per loro! Intendendo con questo dire che ne avrebbero avuto di filo da torcere da una me sana!
Lo stesso pensiero mi attraversa prepotente la mente, quando osservo persone di mia conoscenza affette da questa malattia e le vedo vivere con una forza, una tenacia, una resistenza ed un impeto di ribellione che intorno a loro nessun "sano" possiede. E se con l'immaginazione le proietto nella vita prive della loro patologia, ne resto quasi sgomenta, tanta è la vitalità che quasi vedo sprigionarsi da loro. Per non parlare della determinazione con cui "noi colleghi" ci curiamo, per anni ed anni, con ogni mezzo, ostinandoci a considerarci temporaneamente malati o anche cronicamente malati ma decisi a vivere come se non; e ci curiamo a dispetto persino del giudizio di chi ci vorrebbe chini sul nostro soffrire ed intenti a ricavarne messaggi filosofici. Dimenticando che primum vivere deinde philosophari. Mi piacerebbe ricevere per il tè Freud e Jung e discuterne con loro. Questa riflessione, antica per me, la comunico oggi in cui sto così così, perché se la comunicassi in un giorno in cui sto al mio meglio, potrei risultare aggressiva e persino violenta. Pochi giorni fa' osservavo il marito di una cara amica -lei affetta da depressione da molti anni- e mi chiedevo se il sorridente baldo e blando individuo si rendesse conto di quanto la depressione della mia fantasiosa, audace, irresistibile amica, avesse giocato a favore della sua tranquillità familiare e dell'ordinato svolgimento della sua vita. E per un momento l'ho immaginato, solo, lasciatosi ormai alle spalle da quella moglie "troppo" se un fortunato, per lui, malanno non l'avesse costretta a utilizzare una considerevole dose delle sue smisurate energie, semplicemente per tenersi in vita. Questo, penso, è il discorso che dovrebbe essere fatto da medici e terapeuti ai familiari di molte persone affette da depressione, senza diplomatici giri di parole: ringrazi iddio e non rompa i coglioni, se no si troverebbe appeso per il fondo dei calzoni al lampadario del tinello!
E mo l'ho detto!

13 commenti:

  1. Una visione decisamente originale.
    Non ho mai pensato ad una persona depressa in questi termini...

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  2. Carissima Marina, non so se lo hai notato ma ogni volta che leggo i tuoi post sulla depressione vengo colto da un moto di irritazione. In genere mi mordo la lingua e taccio, conosco troppo bene la sofferenza di cui parli per star li ad aggiungere altri fardelli. Però oggi no ho deciso di non tacere, ti so troppo intelligente per continuare a guardarti mentre cerchi di rendere la tua mente cosa altra da te: ecco dotto' questa è la mia psiche deve avere qualcosa che non funziona , che devo rifa' la convergenza ?

    Insomma sai come pragmaticamente io non rifiuto i farmaci e come consideri che la discussione su cosa sia la salute mentale non dovrebbe essere compresa tra i discorsi da fare al bar ...

    Una cosa però voglio dire stare li' ad appiccicare etichette: tu influenzato quell'altro tisico questo qui invece é depresso, allora prenda nota infermiera:
    al primo diamo una pillolina blu al secondo rossa a quell'altro invece verde ...
    insomma da persona che é depressa qualche volta influenzato fortunatamente mai tisico ...
    Trovo che sia un cattivo modo di fare medicina e fare psichiatria, anche perché se é vero che come curare va lasciato discutere ai curatori, forse anche coloro che soffrono dovrebbero partecipare alla discussione. E io posso pure sentirmi depresso, spesso od ogni giorno che Dio manda in terra, però mi rifiuto di considerarmi un depresso, al massimo posso pensare di essere un sognatore rompicoglioni parolaio inconcludente e tremilaaltrecose tra cui depresso, ma no grazie già veniamo etichettati di continuo, chiamiamoci quindi fuori ...

    Insomma adorabile, insopportabile, pallosissima e divertente Marina, la fai finita di chiamare la mia amica depressa ? chi ti autorizza ? forse lo é ma é anche tante altre cose ...perche scegliere un etichetta piuttosto che un altra ?

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  3. Le risorse delle persone sono davvero impensabili e trovano alimento da nascoste fonti di energia. Come dice Lalla Romano: forse il fine crea il mezzo. Dobbiamo solo trovare il fine , il mezzo viene di conseguenza. Ciao

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  4. E no, eh! Questa sono io! Ma come? Entri nella mia casa e mi fotografi? Senza chiedere permesso? Senza considerare il diritto alla privacy? Senza riflettere neanche per un momento che "la tranquillità familiare e l'ordinato svolgimento della vita" è il palcoscenico su cui recito ormai da anni con strepitoso successo di critica e di pubblico?
    Nessuno, dico NESSUNO, ha mai avuto dubbi! Nessuno, e dicono di AMARMI, ha mai fatto la fatica del più semplice dei pensieri, e cioè che le mie energie erano tutte incanalate per farmi respirare, SENNO'...!
    E oggi scrivi tu! Ho davanti la tua tastiera, e te. Tic tac toc... e digiballi la mia vita!
    Aggiungo io un ricordo che si adatta perfettamente: un giorno, al baldo sorridente, sua sorella chiese come stavo, la sua risposta: "insomma... così così... a giorni alterni..."
    Hai letto bene, Marina?
    A GIORNI ALTERNI! E taccio.
    Hai scritto strepitosamente bene. Questa è la depressione, questo siamo noi. Ma i giochi sono sempre aperti!

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  5. Posso dire di non aver mai fatto questa esperienza,da adulta,
    ma se tanto mi da tanto..penso di aver perso qualche cosa in...profondità.
    Cristiana

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  6. Insomma, se ho capito bene, meno male ti hanno messo guinzaglio e museruola. Io dico che sarebbe meglio qualche morso in più a chi ti sta vicino e qualche sofferenza in meno a te. O no?
    Un bacione, cara Marina mordace ;-)

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  7. "Tutti gli uomini eccezionali, nell’attività filosofica o
    politica, artistica o letteraria, hanno un temperamento malinconico. Alcuni a tal punto da essere perfino affetti dagli stati patologici che ne derivano." Lo diceva Aristotele. Un'affermazione che ha sparso l'idea protoromantica che per essere "artisti", cioè "diversi" fosse necessario essere depressi e, di conseguenza, che ogni "depresso" in qualche modo fosse un'artista.
    Un modo per sopportare gli effetti dolorosi della depressione?

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  8. bellissima-donna-che-se-fossi-nata-uomo-avrei-sposato-di corsissima,
    veniamo a noi:
    non so dire se sono più divertita o più entusiasta, e della tua teoria e della tua trovata.
    E sì, bellissima-donna-ecc.ecc., tu hai fatto teoria facendo teatro su te stessa e questo è semplicemente meraviglioso e dimostra per esattamente vero tutto il tuo stupendo sproloquio.
    Hai così tante energie che sei riuscita a trovare loro, o almeno al loro eccesso, persino una sistemazione teorica all'insegna di un'ironia perfetta, quella di chi si dipinge e si canzona insieme.
    Alla psicoterapeuta dalla quale andavo diverso anni fa espressi ad un certo punto questo concetto, più o meno:
    la mia malinconia è solo una forma di vitalità/sensualità cambiata di segno, un riflusso camuffato di energie di troppo eccedenti rispetto alla dimensione del vivere comune.
    E ora come la mettiamo con le nostre affinità elettive?
    Chiamami Ottilia, baby...
    Tereza la guitta

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  9. sposo in pieno (a proposito di sposare!) il bellissimo commento di Tereza :-)
    buona giornata donna guerriera!

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  10. Non l'avevo mai vista da questo punto di vista, sai? Invece è un'osservazione molto acuta. Non capisco come hai fatto a tacermela per tanti anni, e soprattutto, nell'ultimo mio depressissimo week end. Davvero mi sto quasi incazzando. me lo potevi dire, no? almeno mi sentivo un po' lusingata(io adoro le lusinghe nel caso nn si fosse capito).

    baci depressi, stanchi, sfiniti...EPPUR BISOGNA ANDAR!

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  11. Penso che per rispondere ai vostri commenti debbo scrivere un nuovo post. Lo farò, non ve lo risparmierò.
    abbracci vari, marina

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  12. Non so, per me ci sono dei motivi più che validi che giustificano la mia tristezza...

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  13. Il fine, come l'ho chiamato, non è spesso qualcosa di eccezionale. Può essere benissimo minuscolo, anzi più è minuscolo meglio è -:)))

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