Mi sono innamorata di Daniil Charms, surrealista russo cresciuto alla scuola delle opere di Gogol, morto nel 1942.
Mi sono innamorata della sua follia e della sua comicità crudele. Mi sono innamorata anche della sua faccia pungente e dei suoi occhi estensibili. Mi sono innamorata dell’assurdo e del rigore logico che è capace di mettere nella stessa pagina.
Me ne sono innamorata e basta.
Passi tratti da: Casi, Adelphi - 2009
Le parole devono essere tutte indispensabili.
(Per me lo sono. Soprattutto mi sono indispensabili quelle che ancora non conosco.)
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Un uomo andò a dormire credente, e si svegliò non credente. Per fortuna nella camera di quest’uomo c’era una bilancia decimale da farmacista, e l’uomo aveva l’abitudine di pesarsi ogni giorno, mattina e sera. Così la sera prima, coricandosi, l’uomo si era pesato e aveva appurato che il suo peso era di 74 chili e 109 grammi. Il mattino seguente, quando si alzò non credente, l’uomo si pesò e appurò che ormai pesava soltanto 70 chili e 837 grammi. “Ne consegue” concluse l’uomo “ che la mia fede pesava approssimativamente tre chili e qualcosa”.
(Quanto peserà la fede dei rutilanti cardinali italiani? E quella dei vescovi? E la fede del biancovestito?)
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Creati una posa e abbi la forza di carattere di mantenerla. Una volta posavo a indiano, poi a Sherlock Holmes, poi a yogi, e adesso a irascibile nevrastenico. Quest’ultima posa non vorrei mantenerla per sempre. Bisogna inventare una posa diversa.
(Non fece in tempo. Lo ricoverarono in un ospedale psichiatrico e vi morì.)
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A me interessano solo le “sciocchezze”, solo ciò che non ha alcun significato pratico. La vita mi interessa solo nel suo manifestarsi assurdo. Eroismo, pathos, ardimento, moralità, commozione e azzardo sono parole e sentimenti che mi sono odiosi. Ma comprendo perfettamente e ammiro: entusiasmo ed esaltazione, ispirazione e disperazione, passione e riservatezza, dissolutezza e castità, tristezza e dolore, gioia e riso.
(Per me lo sono. Soprattutto mi sono indispensabili quelle che ancora non conosco.)
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Un uomo andò a dormire credente, e si svegliò non credente. Per fortuna nella camera di quest’uomo c’era una bilancia decimale da farmacista, e l’uomo aveva l’abitudine di pesarsi ogni giorno, mattina e sera. Così la sera prima, coricandosi, l’uomo si era pesato e aveva appurato che il suo peso era di 74 chili e 109 grammi. Il mattino seguente, quando si alzò non credente, l’uomo si pesò e appurò che ormai pesava soltanto 70 chili e 837 grammi. “Ne consegue” concluse l’uomo “ che la mia fede pesava approssimativamente tre chili e qualcosa”.
(Quanto peserà la fede dei rutilanti cardinali italiani? E quella dei vescovi? E la fede del biancovestito?)
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Creati una posa e abbi la forza di carattere di mantenerla. Una volta posavo a indiano, poi a Sherlock Holmes, poi a yogi, e adesso a irascibile nevrastenico. Quest’ultima posa non vorrei mantenerla per sempre. Bisogna inventare una posa diversa.
(Non fece in tempo. Lo ricoverarono in un ospedale psichiatrico e vi morì.)
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A me interessano solo le “sciocchezze”, solo ciò che non ha alcun significato pratico. La vita mi interessa solo nel suo manifestarsi assurdo. Eroismo, pathos, ardimento, moralità, commozione e azzardo sono parole e sentimenti che mi sono odiosi. Ma comprendo perfettamente e ammiro: entusiasmo ed esaltazione, ispirazione e disperazione, passione e riservatezza, dissolutezza e castità, tristezza e dolore, gioia e riso.
(Sciocchezze?)
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Il modo giusto di circondarsi di oggetti.
Poniamo che un capoinquilino completamente nudo abbia deciso di sistemarsi e di mettersi intorno degli oggetti. Se comincia da una sedia, per la sedia sarà necessario un tavolo, per il tavolo una lampada, poi un letto, una coperta, delle lenzuola, un comò, della biancheria, un vestito, un armadio per i vestiti, poi una stanza dove mettere tutte queste cose, eccetera. E qui, in qualsiasi punto di questo sistema può spuntare (...) un piccolo sistema derivato. Su un tavolo rotondo verrà voglia di mettere un centrino, sul centrino un vaso, nel vaso dei fiori. Questo sistema di circondarsi di oggetti, in cui gli oggetti sono collegati a catena gli uni con gli altri, è un sistema sbagliato, perché se nel vaso da fiori non ci sono fiori, il vaso diventa un nonsenso, e se si toglie il vaso diventa un’assurdità il tavolino rotondo; per la verità, sul tavolino si può mettere una caraffa con dell’acqua, ma se non si mette acqua nella caraffa resta valida la considerazione sul vaso da fiori. L’eliminazione di un oggetto, distugge l’intero sistema. Ma se il capoinquilino nudo si mettesse anelli e braccialetti e si circondasse di sfere e di lucertole di celluloide la perdita di uno o di ventisette oggetti non cambierebbe la sostanza della situazione. Questo sistema di circondarsi di oggetti è quello giusto.
(Sento che se ne potrebbe trarre una lezione, anche se a impartire lezioni Charms non ci pensava proprio. Debbo aspettare che le sue “parole indispensabili” si facciano strada dentro di me e impartiscano la lezione che sembrano promettere. Intanto rido sul capoinquilino nudo con le sue lucertole di celluloide.)
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E che cosa pensava della poesia Charms?
Bisogna scrivere versi tali che a gettare una poesia contro la finestra il vetro si deve rompere.
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Il modo giusto di circondarsi di oggetti.
Poniamo che un capoinquilino completamente nudo abbia deciso di sistemarsi e di mettersi intorno degli oggetti. Se comincia da una sedia, per la sedia sarà necessario un tavolo, per il tavolo una lampada, poi un letto, una coperta, delle lenzuola, un comò, della biancheria, un vestito, un armadio per i vestiti, poi una stanza dove mettere tutte queste cose, eccetera. E qui, in qualsiasi punto di questo sistema può spuntare (...) un piccolo sistema derivato. Su un tavolo rotondo verrà voglia di mettere un centrino, sul centrino un vaso, nel vaso dei fiori. Questo sistema di circondarsi di oggetti, in cui gli oggetti sono collegati a catena gli uni con gli altri, è un sistema sbagliato, perché se nel vaso da fiori non ci sono fiori, il vaso diventa un nonsenso, e se si toglie il vaso diventa un’assurdità il tavolino rotondo; per la verità, sul tavolino si può mettere una caraffa con dell’acqua, ma se non si mette acqua nella caraffa resta valida la considerazione sul vaso da fiori. L’eliminazione di un oggetto, distugge l’intero sistema. Ma se il capoinquilino nudo si mettesse anelli e braccialetti e si circondasse di sfere e di lucertole di celluloide la perdita di uno o di ventisette oggetti non cambierebbe la sostanza della situazione. Questo sistema di circondarsi di oggetti è quello giusto.
(Sento che se ne potrebbe trarre una lezione, anche se a impartire lezioni Charms non ci pensava proprio. Debbo aspettare che le sue “parole indispensabili” si facciano strada dentro di me e impartiscano la lezione che sembrano promettere. Intanto rido sul capoinquilino nudo con le sue lucertole di celluloide.)
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E che cosa pensava della poesia Charms?
Bisogna scrivere versi tali che a gettare una poesia contro la finestra il vetro si deve rompere.
cavolo sembra proprıo un fıgo. me lo scrıvo ın rubrıca e appena torno me lo cerco... grazıe mılle, come sempre
RispondiEliminaUna rivelazione,cara Marina,domani me lo cerco.Grazie!!!
RispondiEliminaCristiana
Il finale è decisamente bello...
RispondiEliminail finale è geniale maanche il resto...ho sempre avuto un debole "fortissimo" per gli spiriti corrosivi e surrealoideggianti
RispondiEliminaMi sono ricordato che quando ero bambino erano molto famose le caramelle in stick che si chiamavano come lui, Charms e la cosa mi ha fatto molto sorridere: coincidenze surrealiste?
RispondiEliminaGiorgio.
Ho trovato la frase che cercavo da tempo, senza saperlo. Questa: "Bisogna scrivere versi tali che a gettare una poesia contro la finestra il vetro si deve rompere."
RispondiEliminaLa prendo e la vado sciorinando all'aria internettiana e dentro di me.