mercoledì 29 aprile 2009

due anni e passa...


Ah, dimenticavo!
Questo blog ha già compiuto due anni!|

amori su carta


Mi sono innamorata di Daniil Charms, surrealista russo cresciuto alla scuola delle opere di Gogol, morto nel 1942.
Mi sono innamorata della sua follia e della sua comicità crudele. Mi sono innamorata anche della sua faccia pungente e dei suoi occhi estensibili. Mi sono innamorata dell’assurdo e del rigore logico che è capace di mettere nella stessa pagina.
Me ne sono innamorata e basta.

Passi tratti da: Casi, Adelphi - 2009

Le parole devono essere tutte indispensabili.

(Per me lo sono. Soprattutto mi sono indispensabili quelle che ancora non conosco.)
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Un uomo andò a dormire credente, e si svegliò non credente. Per fortuna nella camera di quest’uomo c’era una bilancia decimale da farmacista, e l’uomo aveva l’abitudine di pesarsi ogni giorno, mattina e sera. Così la sera prima, coricandosi, l’uomo si era pesato e aveva appurato che il suo peso era di 74 chili e 109 grammi. Il mattino seguente, quando si alzò non credente, l’uomo si pesò e appurò che ormai pesava soltanto 70 chili e 837 grammi. “Ne consegue” concluse l’uomo “ che la mia fede pesava approssimativamente tre chili e qualcosa”.

(Quanto peserà la fede dei rutilanti cardinali italiani? E quella dei vescovi? E la fede del biancovestito?)
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Creati una posa e abbi la forza di carattere di mantenerla. Una volta posavo a indiano, poi a Sherlock Holmes, poi a yogi, e adesso a irascibile nevrastenico. Quest’ultima posa non vorrei mantenerla per sempre. Bisogna inventare una posa diversa.
(Non fece in tempo. Lo ricoverarono in un ospedale psichiatrico e vi morì.)

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A me interessano solo le “sciocchezze”, solo ciò che non ha alcun significato pratico. La vita mi interessa solo nel suo manifestarsi assurdo. Eroismo, pathos, ardimento, moralità, commozione e azzardo sono parole e sentimenti che mi sono odiosi. Ma comprendo perfettamente e ammiro: entusiasmo ed esaltazione, ispirazione e disperazione, passione e riservatezza, dissolutezza e castità, tristezza e dolore, gioia e riso.

(Sciocchezze?)

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Il modo giusto di circondarsi di oggetti.
Poniamo che un capoinquilino completamente nudo abbia deciso di sistemarsi e di mettersi intorno degli oggetti. Se comincia da una sedia, per la sedia sarà necessario un tavolo, per il tavolo una lampada, poi un letto, una coperta, delle lenzuola, un comò, della biancheria, un vestito, un armadio per i vestiti, poi una stanza dove mettere tutte queste cose, eccetera. E qui, in qualsiasi punto di questo sistema può spuntare (...) un piccolo sistema derivato. Su un tavolo rotondo verrà voglia di mettere un centrino, sul centrino un vaso, nel vaso dei fiori. Questo sistema di circondarsi di oggetti, in cui gli oggetti sono collegati a catena gli uni con gli altri, è un sistema sbagliato, perché se nel vaso da fiori non ci sono fiori, il vaso diventa un nonsenso, e se si toglie il vaso diventa un’assurdità il tavolino rotondo; per la verità, sul tavolino si può mettere una caraffa con dell’acqua, ma se non si mette acqua nella caraffa resta valida la considerazione sul vaso da fiori. L’eliminazione di un oggetto, distugge l’intero sistema. Ma se il capoinquilino nudo si mettesse anelli e braccialetti e si circondasse di sfere e di lucertole di celluloide la perdita di uno o di ventisette oggetti non cambierebbe la sostanza della situazione. Questo sistema di circondarsi di oggetti è quello giusto.


(Sento che se ne potrebbe trarre una lezione, anche se a impartire lezioni Charms non ci pensava proprio. Debbo aspettare che le sue “parole indispensabili” si facciano strada dentro di me e impartiscano la lezione che sembrano promettere. Intanto rido sul capoinquilino nudo con le sue lucertole di celluloide.)

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E che cosa pensava della poesia Charms?
Bisogna scrivere versi tali che a gettare una poesia contro la finestra il vetro si deve rompere.

martedì 28 aprile 2009

mi rispondo/otto

Una civilizzazione in cui non si riesce a tostare del pane al punto desiderato, che valore può avere?

Murakami Haruki
After dark

Murakami Haruki descrive con ironia un ragazzo originale, paradossale, molto simpatico. E gli mette in bocca una battuta leggera leggera con la quale egli conta di attirare l'attenzione di una ragazza che lo intriga. La domanda quindi è del tutto assurda.
Ma confesso che quando in Messico mi servivano caffellatte dell'esatto colore da me prediletto, non potevo fare a meno, ogni volta, di dirmi che mi trovavo di fronte ad una grande civiltà.
Minuzie del vivere. E voglia di non essere seri.

lunedì 27 aprile 2009

coldplay




TROUBLE
COLDPLAY




O no, I see,

I spun a web, it's tangled up with me,

And I lost my head,

The thought of all the stupid things I said,

O no what's this?

A spider web, and I'm caught in the middle,

I turned to run,

The thought of all the stupid things I've done,

I never meant to cause you trouble,

And I never meant to do you wrong,

And I, well if I ever caused you trouble,

O no, I never meant to do you harm.

O no I see,

A spider web and it's me in the middle,

So I twist and turn,

Here I am in love in a bubble,

Singing, I never meant to cause you trouble,

I never meant to do you wrong,

And I, well if I ever caused you trouble,

Although I never meant to do you harm.

They spun a web for me,

They spun a web for me,

They spun a web for me.

tried



TROUBLE
COLDPLAY



O no, lo so
ho realizzato la mia ragnatela, è tutta aggrovigliata intorno a me
ed ho perso la testa
al pensiero di tutte le cose stupide che ho detto
o no, cos'è questo?
la ragnatela di un ragno, e ne sono intrappolato nel bel mezzo
ho provato a correre
al pensiero di tutte le cose stupide che ho fatto


Non ho mai voluto causarti dei problemi
e non ho mai voluto farti del male
ed io, se io ti ho causato dei danni
o no, non ho mai voluto ferirti

O no, lo so
è la ragnatela di un ragno ed io sono nel mezzo
così mi giro e rigiro
sono quì, innamorato perso


Io non ho mai voluto creare problemi
non ho mai avuto intenzione di farti del male
ed io, anche se ti ho causato dei problemi
non ho mai avuto intenzione di ferirti


Loro mi catturano nella ragnatela...

sabato 25 aprile 2009

Roma, 25 aprile 2009 Porta San Paolo







ricordare

"Resisteva il popolo, tutto, con una muta, scontrosa, impassibilità. Resisteva ai neofascisti, ai quali non dette la menoma collaborazione. Nessuna città fu meno prona di Roma ai nuovi tirannelli. [...]
Roma, ancora oppressa dai tedeschi e dai fascisti, si sentiva già avulsa dal resto d'Italia, indipendente da quel governo del settentrione. E resisteva ai tedeschi, incurante delle grida che minacciavano di morte chi non si presentasse al servizio del lavoro. Al primo bando si presentò poco più del due per cento dei chiamati; al secondo bando non si presentò, si può dire, nessuno (un ufficiale tedesco, un 'tecnico' dell'occupazione, che era stato in Olanda, in Polonia, in Francia, non se ne capacitava. Dappertutto, diceva, ho visto che al primo bando si presentava il venticinque, il trenta per cento dei chiamati, al secondo si arrivava al quarantacinque, al cinquanta per cento; ma qui da voi è impossibile, non viene nessuno). Era una ribellione muta, paziente, incrollabile. Un giorno il comando tedesco fece sfilare per le vie della città un'intera divisione, carri armati, auto blindate, negli autocarri soldati in perfetta tenuta di guerra, i fucili mitragliatori puntati verso la strada, una perfetta, terribile, macchina di guerra. I romani la lasciarono passare con qualche occhiata distratta, i crocchi si discioglievano al passaggio, gente che aspettava l'autobus si allontanava perché non si credesse che stesse ferma a spettacolo. "
Paolo Monelli: Roma 1943-Einaudi, Torino - 1993


di Carla Capponi
da Storiaememoria. it

Tante donne, operaie, contadine, studentesse, impiegate, aristocratiche, casalinghe, suore. Tutte volontariamente, spontaneamente, senza un ordine, senza un appello se non quello del loro cuore, scesero in campo trasformando la città, le campagne della provincia, assediate, saccheggiate, bombardate, in tanti rifugi segreti ove trovarono salvezza "i poveri figli di mamma"; i soldati di quelli esercito che Mussolini aveva portato alla guerra e alla disfatta. C'è chi ha ironizzato sul numero dei partigiani riconosciuti: "troppi", è stato scritto: "avete gonfiato il numero dei partecipanti". Contro questa accusa e la presunzione di reinterpretare i fatti, la storia di quei 272 giorni di occupazione nazifascista di Roma, voglio portare un contributo, un approfondimento, di conoscenza, su chi, pur non combattendo con le armi, ha lottato, rischiando forse più di me, con meno gloria. Troppe donne non sono state neppure riconosciute patriote e dei loro nomi, del loro coraggio si è persa la memoria. Dovendomi limitare per motivi di tempo all'analisi degli ultimi mesi quando si preparava la liberazione di Roma da parte degli alleati, dovrei tacere del grande contributo di partecipazione civile dato dalle donne l'8 settembre, e nei due giorni di combattimenti che seguirono, per la difesa, di Roma da parte dei militari. Consentitemi tuttavia di ricordare, perché è essenziale ai fini della comprensione del coinvolgimento delle masse femminili nelle operazioni di guerriglia che si svilupparono nei nove mesi successivi, come iniziò il loro impegno, la loro scelta di lotta. Nella battaglia combattuta dai militari, dalla Magliana alla Montagnola, a Porta San Paolo, 414 militari caddero nei combattimento, ma ci furono anche a combattere con loro e a morire, 156 civili morti e 27 donne che perirono portando soccorso ai feriti, aiuto ai combattenti; tra di esse una decorata di Medaglia di Argento al Valor Militare.122 furono le donne arrestate portate a Via Tasso e a Regina Coeli, di loro molte furono deportate in Germania. Dieci furono assassinate per le strade di Roma nelle dimostrazioni contro i rastrellamenti e negli assalti ai forni. Una fu, uccisa a Viale Giulio Cesare sotto la Caserma dell'81° fanteria, mentre con altre centinaia di donne reclamava la liberazione di duemila rastrellati costretti nella caserma, il suo nome è Teresa Gullace (Medaglia d'Oro al Valor Civile); un'altra in quello stesso giorno, 3 marzo 1944, fu uccisa sui gradini della chiesa di Piazza dei Quiriti. Otto donne furono fucilate davanti al mulino del forno Tesei a Ponte di ferro; sul luogo fu messa una lapide con i nomi, che attualmente è scomparsa. Un'altra fu uccisa nel cuore di Roma umbertina, la signora Calò Carducci, nel tentativo di impedire ai tedeschi, che avevano fatto irruzione nella sua casa, di arrestare suo figlio con un gruppo di militari da lei nascosti; un'altra ancora fu uccisa al Tiburtino Terzo, Maria Martinelli. Grande era la massa dei militari sbandati, bloccati a Roma nell'impossibilità di rifugiarsi a sud oltre la linea Gustav, per sfuggire alle fucilazioni o alla deportazione. Alto era il numero dei prigionieri di guerra inglesi, americani, francesi, fuggiti dai campi di prigionia bisognosi di essere nascosti, sfamati, vestiti. Alto era il numero dei funzionari, impiegati, lavoratori che, piuttosto che aderire al Governo della Repubblica fascista, si diedero alla macchia passando nelle file della Resistenza. Una massa di uomini, tutti con la pena capitale già emanata per bando dai nazisti e dai fascisti, che trovarono, fin dall'8 settembre, aiuto e salvezza, nel coraggio e nella determinazione delle donne romane. Roma aveva già subito bombardamenti, devastazioni, a San Lorenzo, al Tiburtino ecc.; la popolazione era stremata da tre anni di razionamenti; scarsi erano i rifornimenti per la distruzione delle vie di comunicazione e aver accolto oltre centocinquantamila profughi fuggiti dalle città distrutte del Garigliano, da Cassino a Latina, da Frascati e da tutta la costa laziale. Si disse dei romani che una metà di essi ospitava l'altra metà. Al primo momento di spontanea solidarietà e partecipazione, seguì il momento dell'organizzazione e, fu per l'esperienza e l'opera dei componenti, i partiti politici antifascisti, per la riorganizzazione dei militari nella clandestinità, con a capo il Colonnello Montezemolo, che riuscì creare una rete di collegamenti così efficiente da tener testa, alla perfetta macchina poliziesca, repressiva, micidiale dei nazisti. Le donne che provenivano dalla file dei partiti politici antifascista, molte delle quali uscite da pochi giorni dalle carceri, tornate dal confino nelle isole, decisero di formare un Comitato di Coordinamento per le attività di assistenza e di appoggio alle forze combattenti, civili e militari. Il Comitato era composto da donne di varie esperienze politiche. Alcuni nomi che ricordo: Clara Cannarsa, Adele Bei, Egle Gualdi, la Fancello, Maria Maggi, Ebe Riccio, la Ripa di Meana, la principessa Doria, Marcella Lapiccirella, Laura Lombardo Radice, Laura Garrone, Titina Maselli, Marisa Cinciari, la dott.ssa Fancello, le sorelle Bruni, la contessa Stelluti Scala ed altre. Il Comitato di Coordinamento, nato a Roma, possiamo dire che fu il primo abbozzo di quello che al Nord prese il nome di "Gruppi di difesa della donna", che organizzò più di settantamila donne, la gran parte delle quali, mai riconosciute né patriote né partigiane. Nacquero i comitati di zona negli otto quartieri in cui era stata divisa Roma dalle forze della Resistenza che si collegavano al centro per mezzo di giovani staffette. Molti e pesanti, sempre rischiosi, furono i compiti svolti nei nove mesi. Diffusione di volantini con gli appelli alla popolazione romana o alle donne stesse. La diffusione dei giornali; io stessa ho avuto in casa fino alla fine del mese di dicembre, il centro dello smistamento della stampa clandestina per la quarta forza di Roma, dei giornali del Partito Comunista (l'Unità) e del Partito D'azione, (Risorgimento Liberale), dei cattolici comunisti (La Voce operaia). Purtroppo a novembre fu individuata la tipografia di Via Basento dove furono arrestati Leone Ginzburg, Gastone e Manlio Rossi Doria, l'architetto Mario Fiorentino e tutti i tipografi. Erano quasi sempre le donne, che andavano e venivano, con i pacchi della stampa. I giornali dell'epoca avevano un solo foglio, di piccole dimensioni così da poterlo piegare e mettere in tasca o da poterlo infilare nelle buche delle lettere e sotto le saracinesche dei negozi. Alcune di queste postine sono divenute celebri: Titina Maselli, la Scialoia, Franca Angelini, Giovanna Ribet, Laura Garroni, (divenuta poi artificiere dei G.A.P., con il nome di Caterina), Marisa Cinciari, Anna Carrani (della Manifattura Tabacchi), Nanda Coari, Maddalena Accorinti, Marina Ghirelli (passata poi ai G.A.P.), la Signora Usiello (moglie di un barbiere di Via del Boschetto, che aveva la responsabilità della diffusione della stampa tra le botteghe della zona Monti). La Signora Perna, la signora Bruscani, Giuliana e Marcella De Francesco. Erano le donne che trasportavano le armi, nella borsa della spesa, attraverso, la città, che prelevavano i chiodi a tre punte dalle officine dell'A.T.A.G. del Prenestino, ritiravano gli spezzoni, prodotti nelle officine del GAS di San Paolo, che saranno usati per confezionare le bombe dagli artificieri Giorgio Labò, Gianfranco Mattei, Giulio Cortini, Laura Garrone, bombe che saranno usate negli attacchi ai nazisti di piazza Barberini, della stazione Termini, di Via Rasella, di Via Claudia, di Via dei Due Macelli e per decine di altre azioni. Sono le donne che si organizzano per assalire i forni ove si panifica il pane bianco per fascisti e nazisti. Gli assalti avvengono nei quartieri di Trionfale, Borgo Pio, Via Leone Quarto, davanti alla sede delle delegazione, per protestare contro la sospensione della distribuzione di patate e farina di latte. A guidarle in questi quartieri sono le sorelle De Angelis, Maddalena Accorinti ed altre. Sempre in Via Leone Quarto viene assalito il forno De Acutis, ma qui c'è il consenso dello steso proprietario, che distribuito il pane e la farina, si dà alla clandestinità. Altri assalti avvengono in Via Vespasiano, in Via Ottaviano, in Via Candia, al Tiburtino Terzo durante lo sciopero generale indetto per il 3 maggio, dove viene uccisa, dalla P.A.I., Maria Martinelli, madre di quattro bambini. Sono le donne che accompagnano i prigionieri fuggitivi fuori città per collegarli ai nuclei partigiani dei Castelli romani; a volte esse sono giovanissime come Gloria Chilanti (quattordici anni), che accompagnò un marinaio russo attraverso Roma, per metterlo in collegamento con i partigiani di Monterotondo. Ognuno fa quanto è necessario, con prudenza, con intelligenza, con astuzia, col cuore. A causa della mancata risposta dei romani all'appello nazista per il lavoro obbligatorio, iniziano ì rastrellamenti per le vie dei quartieri di Roma; il più massiccio fu quello condotto nel quartiere Quadraro durante la notte del 17 aprile 1944. Duemila uomini furono rastrellati, strappandoli letteralmente dal letto delle proprie case durante la notte; settecento di essi furono deportati in Germania. Iniziano gli imponenti arresti nelle file della Resistenza, tra cui molte donne: Elettra Pollastrini, Lina Trozzi, Vera Michelin, arrestate, sono condannati e deportate nel carcere duro in Austria. Carla Angelini, Bianca Bucciarelli, la signora Fontana e la signora Rodriguez, mogli di ufficiali dei Carabinieri, subiscono confronti crudeli, interrogatori durissimi; così Maria Teresa Regard, Iole Mancini, la Di Pillo e tante tante altre (122). Nessuna di esse ebbe un cedimento; furono, con il loro silenzio, le più dure e temíbili avversarie della macchina di morte nazi-fascista. Un esercito solidale, silenzioso, senza divisa, senza gradi, senza il “soldo”; un esercito di volontarie della libertà che restituirono senso, e valore al ruolo della donna nella società italiana, degradato ed offeso dalla teoria fascista che vedeva le donne solo come delle fattrici di figli per la patria. Si organizzano gli scioperi nelle fabbriche romane ove lavorano le donne; alla Manifattura Tabacchi è Anna Carrani che organizza le operaie; mi collego con lei, inviata da Adele Bei, per fissare le modalità, i tempi e le richieste sindacali. La riunione avviene in una piccola osteria vicino piazza Mastai, a Via della Luce, nell'intervallo del pranzo; si stabilisce di dare inizio allo sciopero con una sola ora di sospensione dal lavoro, senza uscire dalla Manifattura. Le richieste erano: aumento della razione del pane, indennità di bombardamento, aumento dei salario. Lo sciopero si organizza per il primo di Aprile; così anche alla Stacchini di Via Baccina ove le operaie formano una delegazione che avanza le stesse richieste. Sono avvertite le autorità fasciste e la prefettura, che intervengono promettendo i miglioramenti. Il secondo sciopero è il 3 maggio: ottocento operaie restano fuori della Manifattura Tabacchi per più di un'ora, per unire la loro protesta allo sciopero generale indetto per quel giorno, dal Comitato quadripartito. Lo sciopero generale del 3 maggio riuscì solo parzialmente; il successo maggiore si ebbe alla tipografia del "Il Messaggero", ove tutti gli operai si astennero dal lavoro. Il giornale usci con molto ritardo, stampato alla meglio da tipografi raccattati in altri giornali. Il direttore, Spampanato, si vendicò compiendo l'elenco degli assenti, che consegnò ai tedeschi; 19 operai furono arrestati. Scioperarono, anche se parzialmente, gli operai della Società Tudini e Talenti e del mattatoio. Non scioperarono i tranvieri perché i fascisti, forse avvertiti da qualche "delatore", mandarono le guardie repubblicane e truppe tedesche ad occupare i depositi, obbligando il 3 mattina, con minacce, i conducenti a riprendere il servizio e a far uscire tutte le vetture scortate da una guardia repubblichina. Furono organizzati in vari quartieri comizi volanti e lanci di manifestini a Piazza Fiume, a Largo Tassoni, a Piazzale Flaminio, a Piazza Bologna, al Quadraro e a Tesatccio. Gruppi di donne manifestanti tentano di bloccare i tram appoggiate dai G.A.P. che riescono, in qualche caso, a far saltare gli interruttori elettrici, bloccando il traffico tranviario. Altri assalti ai forni si verificano con successo a Montesacro, a Val Melaina e al Tiburtino Terzo, ove, come ho già accennato, Caterina Martinelli trovò la morte e la sua piccola figlia restò per sempre paralizzata. Gli scioperi dei 3 maggio, anche se parziali, conseguono un certo successo; c'è una distribuzione straordinaria di viveri, una serie di piccole concessioni sul lavoro e promesse di un aumento ai tipografi e alle tabacchine. In attesa della liberazione di Roma da parte degli Alleati, di cui si sente prossimo l'arrivo, per la rottura del fronte a Cassino, si organizza la sorveglianza ai ponti per impedire che vengano fatti saltare. Gli operai delle grosse aziende industriali formano turni di vigilanza sulle officine A.T..A.G., del gas, al mattatoio affinché non vengano distrutti i macchinari Importanti azioni sono compiute dai G.A.P. di zona dal 20 al 30 maggio. I componenti dei G.A.P. centrali, i superstiti dei massicci arresti avvenuti per la delazione di uno di essi (Gugliemo Blasi) sono inviati in provincia e a sud di Roma nelle zone prossime al fronte, per preparare l'insurrezione. Gli Alleati hanno promesso un "'Campo di lancio" con armi sul monte Gennaro (Tivoli) che sarà preannunciato da Radio Londra con la parola d'ordine "la neve è caduta". Il G.A.P. di Mario Fiorentini è, inviato a Tivoli, la gappista Lucia Ottobrini a Castel Madama con i partigiani comandati dal capitano Rocchi e dal tenente Gaudiosi. Il G.A.P. Pisacane di Bentívegna è incaricato del campo di lancio del monte Gennaro. Ricordo come partimmo quel pomeriggio, con due biciclette senza freni e gli zaini pesanti con dentro i fari elettrici. Eravamo diretti a Tivoli per collegarci con i partigiani di monte Gennaro, ma a Ponte Mammolo fummo bloccati da una colonna di carri armati tedeschi, che correvano verso Roma, seguiti da molti soldati appiedati. Fummo bloccati, tememmo per qualche momento di essere messi al muro non appena avessero scoperto il contenuto dei nostri zaini, ma si contentarono di rubarci una bicicletta. Prima di arrivare a Bagni di Tivoli incontrammo gli americani che spuntavano avanzando tra il grano alto e gli ulivi e che ci salutavano con i visi allegri e stanchi, con il medio e l'indice posti a "V", in segno di vittoria ... Ci abbracciammo felici e d'improvviso ci sentimmo cadere di dosso tutte le sofferenze, le angosce, la paura, la fame. Ci buttammo su quell'unica bicicletta, io sulla canna con lo zaino sul manubrio e Bentivegna a pedalare, per arrivare prima di loro e avvertire Gerratana che Tivoli era stata liberata e gli Alleati marciavano verso Roma. 

venerdì 24 aprile 2009

segnalazione/bonifici

BONIFICI TROVATI OGGI:

S.E. BANCA DI CIVIDALE, CIVIDALE DEL FRIULI, CRO 0305389565329302/

C.S. CASSA RISP. FIRENZE, FIRENZE, CRO 0616092200289710/

A.F. BANCO DI SICILIA, GIARRE, IL CRO MANCA MA CREDO CHE TU POSSA RICONOSCERTI UGUALMENTE ;-)

T.A. BANCA INTESA, MILANO, CRO 0306904831802603/

BLOG IL CIELO DI SAINT EX, BANCA POP. SASSARI, CATANIA, CRO 0567641052711006/

HO IMBERTATO (INTASCATO) ALTRI 240 EURO CHE AGGIUNTI AI 1455 GIA IN GIACENZA FANNO 1695. Finalmente una cifra all'altezza dei miei desideri. Sono indecisa tra un montone con collo di lince e una borsa in pelle di coccodrillo. Ma, in quanto anti pellicce, potrei anche decidere di spararmeli tutti in millefoglie alla crema.

Scherzi a parte, conto di fare un'ultima ricognizione martedì prossimo. Dopo di che chiunque non si trovi in elenco mi scriva e farò delle ricerche apposite. 
Sommessamente chiederei di fermarci ed anche di decidere cosa fare della cifra residua, cosi, una volta devoluta, potrò smettere di frequentare assiduamente la banca.
Prego coloro che sul proprio blog hanno diffuso l'iniziativa di informare i loro lettori che la raccolta di fondi si è felicemente conclusa.
Grazie ancora a tutti, marina

giovedì 23 aprile 2009

gli uomini vuoti

Ho ritrovato la citazione che avrei voluto mettere l'altro giorno a proposito dei commentatori sul blog di Anna. Eccola.

Dice Murakami Haruki: 

" Se c'è una cosa che mi indigna ancora di più, sono le persone prive di immaginazione. Quelle che T.S.Eliot chiamava "gli uomini vuoti". Persone insensibili, che coprono questa loro mancanza di immaginazione, questo loro vuoto, con un ammasso di segatura, e senza rendersene minimamente conto se ne vanno in giro per il mondo a tentare di imporre a tutti i costi questa loro ottusità agli altri, mettendo in fila parole vuote e senza senso."

martedì 21 aprile 2009

segnalazione/bonifico

ECCO GLI ALTRI BONIFICI ARRIVATI. FARO ANCORA UNA RICOGNIZIONE VENERDI.
IL TOTALE DI QUESTI BONIFICI E DI EURO 1.500, CHE SOMMATI AI PRECEDENTI DANNO UN TOTALE DI EURO 2005.
POICHE ABBIAMO SPESO 550 EURO CE NE RESTANO 1455. IERI HO PARLATO CON ANNA. LEI DICE DI ASPETTARE IL MOMENTO IN CUI LA GENTE INIZIA A DIMENTICARE: ALLORA CI SARA ANCORA BISOGNO DI AIUTO.



M.C. BANCO DI BRESCIA, COMO,CRO 0350016022210403/

V.G.B. BANCA REGIONALE EUROPEA CUNEO, CRO 0690606458009912/

B.C. BANCA ANTONIANA POP. VENETA, VENEZIA, CRO 0504017465041807/

V.M. BANCA CREDITO POP. TORRE GRECO, SAN VALENTINO TORIO, CRO 0514261162209910/

Z.G. BANCO DI NAPOLI, TARANTO, CRO 0306987830364006/

V.D. UNICREDITO ITALIANO, GENOVA, CRO 0313535324818012/

C.A. BANCA INTESA, MILANO, CRO 0306904830754500/

C.N. UNICREDITO ITALIANO, TORINO, CRO 0313535327397212/

S.S. POSTE ITALIANE, TORINO, CRO 0760141004130410/

C.R. C.ASSA R. PRVINCIA CHIETI, SAN SALVO, CRO 0605058969390407/

R.N. BANCA POP. MEZZOGIORNO, GINOSA. CRO 0525641272210011/

B.M.R. CRA DI PACHINO, CRO 0871320082008208/

G.P. BANCA INTESA ROMA, CRO 0306968318004401/

F.M.C. POSTE ITALIANE, NAPOLI, CRO 0760141014226702/

L.S. UNICREDITO ITALIANO, VERONA, CRO 0313511828020605/

A.G. POSTE ITALIANE, ANGRI, CRO 0760141052149810/

E.S. BANCA DI ROMA, ROMA, CRO 0313501409401601/

B.L. BANCA INTESA, TORINO, CRO 0306905452238003/

lunedì 20 aprile 2009

amarezza e sconcerto

Voglio dire la mia marezza per quello che sta succedendo nel blog di Anna e che l'ha costretta ad allontanarsene per un po'. Al momento non se la sente di rispondere a tutti i messaggi di insulti, accuse, offese, derisioni e provocazioni che si accumulano. Lo farà quando ne avrà la forza. Dopo il primo commento, naturalmente anonimo, cui non sono stata capace di non replicare, io non ne ho letti più. Non farò nessun tipo di apprezzamento sulle persone che stanno così inopportunamente intervenendo sul blog di Anna. Voglio solo sottolinearne la mancanza di immaginazione. Senza immaginazione, cioè senza la capacità di pensare dentro di sé il modo di essere e di sentirsi di un'altra persona, non c'è alcuna possibilità di comprensione. Di semplice comprensione umana. Se ne avessero almeno un'oncia penso che tacerebbero, qualunque sia la loro posizione ideologica, politica, culturale. Riconoscerebbero che c'è un luogo e un momento per tutto e che questo non è il momento per parole come le loro.

segnalazione/bonifico

GRAZIE, MA FERMI TUTTI!!!
Questi sono i primi CRO. Ho anteposto le iniziali dell'ordinante.
Siamo a quota 505 euro, ma ci sono altri bonifici di cui ritirerò i CRO domani perché la mia banca ha chiesto un po' di tempo. Ho bloccato uno sportello per quaranta minuti!
Saremo ampiamente sopra la cifra richiesta e personalmente penso che sarà bene fermarci qui.


M. F. CASSA DI RISPARMIO DI BOLOGNA, BOLOGNA CRO 0306989043584500/

C.C.A. BANCO DI NAPOLI, TRANI CRO 0306987662442602/

B. L. CREDITO COOPERATIVE RAVENNATE, ALFONSINE, CRO 0854200707531109/

G.A. BANCA INTESA, SANREMO, CRO 0306904416570600/

C.E. POSTE ITALIANE BARI, CRO 0760160992023212/

F.M.G. CREDITO EMILIANO, COLOGNO MONZESE, CRO 0303239400410009/

M.M.POSTE ITALIANE, GEMONA,CRO 0760161005849709/

B.F. POSTE ITALIANE, AGUGLIANO,CRO0760141016320800/

R.T.M. BANCO DI SICILIA, PALERMO, CRO 0313502048398906/

C.C. UNICREDITO ITALIANO, DUINO AURISINA, CRO0313511827456506/

B.IMPIANTI, BANCA POP, EMILIA ROMAGNA, BOLOGNA, CRO 0538745534809911/

B.V. BANCA INBTESA, LATINA, CRO 0306968313755206/

S.C. UNICREDITO ITALIANO, BOLOGNA,CRO 0313535324833107/

R.M.R. BANCA DI ROMA,CRO0313501409162111/

P.P.P. CREDITO EMILIANO, VILLA MINOZZO, CRO 0303203501210410/

G.G. BANCA NAZ. DEL LAVORO, CRO 0100582089349708/

C.V. BANCA INTESA, CRO 0306904251565904/

G.A. BANCA FINECO,CRO 0301543311207809/

Z.J.P. BANCA POP. DI BERGAMO, CRO 0542825154510405/

L.P. POSTE ITALIANE, ODERZO,CRO 0760161060485503/

M.G POSTE ITALIANE, PALOMBRA SABINA, CRO0760141009042504/

M.G. CASSA DI RISPARMIO DI BOLOGNA, CASALECCHIO DI RENO,CRO 0306989043572409/

conviti

In gruppo più che parlare & tener banco mi piace ascoltare & osservare. Il che va benissimo per l'equilibrio delle serate. Infatti la maggior parte della gente preferisce parlare & tener banco piuttosto che ascoltare & osservare. Divisici così i compiti passiamo il tempo piacevolmente. I problemi nascono quando allo stesso tavolo si siede un altro osservatore & ascoltatore. Io identifico immediatamente lui, lui identifica immediatamente me. In genere cominciamo ad osservarci reciprocamente. Il che non va bene perché per tenerci d'occhio tra di noi perdiamo di vista il resto della brigata. Ricordo la volta in cui decisi di correre ai ripari. Al mio silenzioso scrutatore, seduto davanti a me, dissi: Mi faresti un favore? Certo! rispose prontamente lui. "Disinteressati di me e concentrati sugli altri." Arrossì violentemente. Infatti era molto giovane. Ma io lo rincuorai subito: "Potremmo dividerci i compiti. Tu ti occupi degli uomini e io delle donne". Benché ancora rosso, sorrise. "Facciamo il contrario" disse. Acconsentii. La serata andò magnificamente bene. Ogni tanto io gettavo là un'osservazione, un assenso, una domanda, tanto per alimentare la libidine di eloquio degli altri. Lui invece era troppo silenzioso, tanto da attirarsi ad un certo punto un richiamo dalla padrona di casa. Lo redarguii con lo sguardo: gettare lì delle frasi ogni tanto è fondamentale, benedetto ragazzo! Al momento dei saluti feci in modo di restare un po' in disparte con lui. "Che ne pensi della festeggiata?" gli chiesi. "Fasulla" fu la risposta. "E tu  del marito che mi dici? " chiese lui. "Infelice" gli risposi. Soddisfatti e concordi ci demmo la mano e ci salutammo. Il ragazzo aveva della stoffa. Sono certa che l'esperienza di quella serata gli sarà servita in seguito.

venerdì 17 aprile 2009

segnalazione/bonifico

Dopo aver letto le vostre mail e i vostri commenti chiarisco circa i bonifici: pubblicherò i SOLI nomi propri, seguiti dal CRO.
Avviserò con una mail coloro che lo desiderano e di cui ho l'indirizzo. Penso che così vada bene. Fatemi sapere.

mi rispondo/sette

Continuo a rispondere alle vecchie domande.

Che cosa trucchiamo, quando ci trucchiamo? Il trucco è un inganno che inventa quello che non c’è o che nasconde quello che c’è e che noi non riusciamo a sopportare?

Joice Carol Oates
La madre che mi manca

Grazie per le citazioni a calamar!
Quanto a me, io penso che più che inventare copriamo. Non solo nascondiamo i piccoli difetti fisici, ma tentiamo anche di sbarrare la strada all'emergere della nostra vera faccia, perché potrebbe dire troppo di noi. Cerchiamo forse di occultare qualche segno che potrebbe svelarci. Coloro che invece inventano nuove facce per se stessi almeno si divertono nel farsi nuovi; la loro operazione sembra più allegra di quella di coloro che coprono una faccia che non amano. Coprire conserva qualche cosa di vinto e di scontento. Ma anche inventarsi una nuova faccia può essere un'operazione rischiosa se è vero quello che ha scritto la Yourcenar e cioè che "spesso la maschera diviene il volto". Sarà magari un bel volto, ma non sarà più il nostro. Mi viene in mente Patty Pravo, come l'ho vista recentemente. Neanche la voce era più la sua, né l'intelligenza trasgressiva. E non è stata la vita ma un chirurgo plastico a ridurla così. Una tristezza...

giovedì 16 aprile 2009

ciao, Roberta



da la Repubblica del 16/04/09
Simonetta Fiori

"La mia è stata davvero una scelta", è scritto nell'ultima lettera agli amici, quella del congedo. "Una scelta a lungo riflettuta, preparata, accompagnata negli ultimi tre mesi dalla stesura di un diario, impegno che ha dato luce a questi miei ultimi giorni". In poche righe la costruzione di un suicidio, consumato mercoledì prima di Pasqua in una stanza d'albergo.

Così ha deciso di andarsene Roberta Tatafiore, 66 anni, femminista impegnata, autrice di saggi sulla condizione femminile, sulla pornografia e sul mercato della prostituzione, da De bello fallico a Uomini di piacere e Sesso al lavoro. La notizia della sua morte figurava ieri sul Foglio e sul Manifesto. Un progetto, quello del suicidio, inseguito con gelida determinazione. Prima la "scelta di clandestinità", quel vivere di nascosto dagli amici, dal lavoro, dai giornali ai quali collaborava. Tre mesi di silenzio, anche di bugie - "Sto lavorando in Svizzera, starò a lungo fuori" - interrotto da frettolose telefonate che mai tradivano il suo disegno. Poi la scelta dell'albergo, vicino al suo appartamento dell'Esquilino. Un ultimo saluto alla casa, ai suoi libri, alla gatta, agli oggetti amati della sua bella famiglia calabrese. Le lettere di addio agli amici le ha spedite all'ultimo, missive piene di tenerezza e sorriso. L'ho scelto io, state sereni. Se Silvia Plath prima di ammazzarsi ha imburrato le fette di pane per i figli, Roberta Tatafiore per le persone amate ha lasciato parole lievi. La cameriera l'ha trovata verso sera, una corsa in ospedale, poi il precipitare nel mondo delle "larve nere".

Il tema della morte non le era estraneo. Roberta Tatafiore cercava le "larve nere" nei romanzi e nella cronaca, ne era attratta e al contempo minacciata. "Lasciatemi addormentare come Saffo", così titolava ieri il Foglio una sua pagina sull'aldilà scritta nell'estate di due anni fa. Appare una costruzione letteraria anche questa sua morte, lucidamente inseguita, progettata, e raccontata in un memoriale di una cinquantina di pagine. Come una traccia lasciata agli amici, un gesto di condivisione. "È un diario dei suoi ultimi tre mesi, una cronaca meticolosa del suo progetto di morte", dice Daniele Scalise, giornalista e compagno di molte avventure. "Una sorta di "diario della clandestinità" in cui è dettagliatamente raccontato come Roberta s'è organizzata, che libri ha letto, come ci si prepara al suicidio". Il suicidio come possibilità di un'esistenza piena.

Quale filo spezzato abbia piegato una personalità straripante, vitale, generosa è difficile ora capire. "Come tutte le donne veramente sofferenti", dice Scalise, "Roberta non esibiva il dolore". Spirito irrequieto e profondamente libero, dopo una lunga militanza a sinistra - tra Noidonne, Manifesto e il mensile Lucciola per i diritti civili delle prostitute - negli ultimi tempi s'era avvicinata alla destra, ai suoi giornali, condividendo con Isabella Rauti la rubrica Thelma & Louise sul Secolo d'Italia. Ma anche questo nuovo territorio politico l'aveva delusa. Contro lo "statalismo chiesastico" esibito sul caso Englaro era incentrato nel febbraio scorso un suo appassionato intervento sul sito di DeA, donne e altri, probabilmente il suo ultimo articolo. In primo piano, ancora una volta, il suicidio, in tedesco Freitod, libera morte. Anche questo suo epilogo, in fondo, è rivendicazione di possesso. Ognuno di noi è padrone della propria vita, forse Roberta Tatafiore ha voluto ricordarcelo. Con dolcezza, senza rancore."


Voglio salutare anche io Roberta che, in anni lontani, ho incontrato mille volte in assemblee, incontri, dibattiti, manifestazioni...ciao, Roberta che il viaggio ti sia lieve.

i rammentatori


Li chiamo “rammentatori”. Sono quelle persone che quando tutto sembra precipitare nel buio e tu non intravedi intorno a te nessuno spiraglio di luce, ti additano una piccola meraviglia dimenticata. Sono i Sileno che ti mostrano fiori di puro incanto, sono le Anna che adocchiano le pratoline, sono gli Spinoza che ti fanno piegare dal ridere, sono le Tereza con le musiche danzanti, sono le Arnicamontana con le loro poesie....
Sono tanti i rammentatori. Che non hanno niente a che fare con i volgari sollecitatori all’evasione. No, loro non ti distolgono dalla realtà, loro non la occultano. Ma ti rammentano quanto di buono e di bello e di degno ancora c’è. E ti dicono che bisogna attraversare questo buio senza permettergli di accecarti. Io sono grata ai “rammentatori” e voglio diventarlo anche io.
Così copio qui un mio omaggio al mese di aprile.

“Il mattino era fresco e luminoso come un lenzuolo appena uscito dalla lavatrice, profumato di purezza e frusciante di energia. L’aria stimolante entrava e usciva dalle finestre assieme ai richiami degli uccelli — garriti, trilli, gorgheggi e cinguettii, fischi, zirli e gracchiare e tubare e gridare — tutto un discorrere che s’intrecciava nel cielo delicatamente azzurro e limpidamente disteso. Era aprile, il mese più amabile, aprile dal bel carattere, mai corrucciato o pungente, aprile della promessa mantenuta, aprile della realizzazione del desiderio. Era aprile e un sentimento trionfante di approdo animava il viso della gente che marciava nelle strade con la baldanza del vincitore e l’intraprendenza dell’eroe.
E tutta quell’armoniosa bellezza fatta di voci e colori e della spumeggiante freschezza dell’aria conduceva quasi inevitabilmente le persone, qualunque fossero le loro opinioni o in mancanza assoluta di opinioni sull’esistenza o meno di un Dio creatore, a ringraziare per il generoso dono divino di quel mattino perfetto.
L’assoluta precisione con cui la colonnetta di mercurio si fermò sul numero esatto, in gradi Celsius e Faharenheit, perché gli uomini sentissero la piacevole necessità di lasciare a casa le giacche ma non ancora quella di allentare le cravatte e arrotolare le maniche delle camicie, e le ragazze respingessero sdegnate la possibilità di un foulard intorno al collo ma conservassero le calze seriche sulle gambe impazienti, quella assoluta precisione ricordò a tutti che cosa significasse un mattino di aprile; ed ogni passante si sentì un po’ sospeso nell’aria, sostenuto magicamente da lievi sbuffi di nuvole leggere come nei quadri di Magritte ed entrò così, veleggiando, nel giorno nuovo.”

Buon mattino, marina

martedì 14 aprile 2009

bonifici


Cari amici queste sono le ricevute dei due bonifici che ho effettuati questa mattina. Con un po' di sforzo, trattandosi delle copie, è possibile leggerli.
Il primo è per la Ditta Tecnovant ed è di 400 euro
Il secondo è per la Libreria Mondadori di Ornella Gelmini ed è di 150 euro

Non metterò le cifre dei vari bonifici (cosa che avrebbe fatto inorridire oltre a me anche Guglielmo) perché penso che qualunque sia l'importo il gesto abbia lo stesso valore. Ma verificherò il CRO, come suggerito da voi per evitare che le banche commettano errori.
Per il momento sul conto è arrivato solo il bonifico di Costantini Elvira. E' del tutto normale, date le feste.
Siccome odio andare in banca passando nel cubicolo che funge da ingresso, la prossima visita la farò lunedì prossimo e vi aggiornerò.

ciao a tutti e grazie, marina

sabato 11 aprile 2009

segnalazione col cuore

Scusate, sono di passaggio perché devo assolutamente dire tutto il mio grazie a Ornella e a Sara. Mi esce dai capelli! Sono due grandi!
Io non conto nulla, il lavoro vero lo hanno fatto loro!

Auguri ed Anna

Cari amici sarò lontana da questo computer fino a martedì mattina. Intanto vi faccio i miei auguri. 
Martedì sarò in banca ed effettuerò il bonifico per la ditta di Avezzano che ha messo a disposizione il computer. Ne sto aspettando le coordinate bancarie. Comincerò anche a pubblicare i dati dei bonifici di cui già ci sarà traccia sul mio conto. Intanto vi abbraccio tutti e vi ringrazio, marina

venerdì 10 aprile 2009

anna!

Il computer è in viaggio! Ho appena parlato con Anna, è molto contenta e vi ringrazia tutti. Fra poco potrà farlo personalmente dal suo nuovo computer! Andiamola a trovare tutti! MISSKAPPA

ANNA!

ISTRUZIONI DEFINITIVE

EVVIVA! TUTTO CHIARITO CON L'INCARCERATO!!! IL COMPUTER VERRA CONSEGNATO AD ANNA DAI VOLONTARI DI AVEZZANO. LO COMPRIAMO AD UN PREZZO DI FAVORE. COMPRESA CHIAVETTA E ABBONAMENTO INTORNO AI 600 EURO.
IO RACCOLGO I SOLDI POI FACCIO IL BONIFICO DIRETTAMENTE AL NEGOZIO CHE SI FIDA DI NOI E GIA METTE A DISPOSIZIONE IL COMPUTER!!!
SE I SOLDI SARANNO DI PIU ANNA CI DIRA COSA FARNE. 
RIMETTO LE MIE COORDINATE, TANTO GIA GIRANO...
GRAZIE A TUTTI!


Banca Popolare di Novara presso filiale di Roma N. 2 Piazza Dante
Codice SWIFT: NVRBIT21062
IBAN: IT34C0560803202000000002727
CIN C
ABI 05608
CAB 03202
C/C 2727 INTESTATO a Marina Pierani

CAUSALE VERSAMENTO: PC PORTATILE PER ANNA COLASACCO

Anna!

Cari e generosi amici, per il momento dovete attendere; anche io sto attendendo di parlare con l'incarcerato che ha preso il timone nelle sue mani. mi scuso, marina

giovedì 9 aprile 2009

Anna!

Amici, mi spiace ma non posso restare al computer, ho un problema. Mi ricollego domani mattina molto presto.
Non accavalliamo i sistemi di pagamento, non facciamo casino per favore! Adesso cerco di parlare con Anna.
grazie a tutti, marina

Non riesco a parlare con Anna e sento da Daniele che c'è chi si sta organizzando diversamente. Non so più niente. Non mandatemi soldi finché non avrò appurato da Anna eventuali cambi di programma.
scusate, marina

aggiornamento
L'incarcerato riceverà i soldi da me e li darà a Ornella che comprerà il computer ad Avezzano e lo manderà ad Anna. Uff, ce l'abbiamo fatta. Se andate da Daniele c'è tutto spiegato per bene. A domani, marina

 


ALTRO AGGIORNAMENTO
MI HANNO CONSIGLIATO DI TOGLIERE I MIEI DATI BANCARI DALLA RETE. RIVOLGENDOVI ALLA MIA MAIL VE LI DARò.
emmepi43@mclink.it

Anna!

Ho appena parlato con Anna e abbiamo deciso di fare così: qui su Roma compriamo computer portatile, chiavetta USB e abbonamento. Poi un suo amico viene a ritirarlo a casa mia e glielo porta. Io posso anticipare i soldi ma mi dovete dire ESATTAMENTE  che cosa comprare o qualcuno, cui io darei i soldi, dovrebbe comprare il tutto e portarlo a casa mia.
Chi vuole partecipare potrà versare il suo contributo sul mio c/c
PS Se i soldi dovessero avanzare Anna ci dirà a chi darli

computer per Anna

Scusatemi, ho letto solo adesso i vostri messaggi. Sarebbe bellissimo poter mandare il computer ad Anna! Io sono a disposizione nel modo che risulti più utile. Posso anticipare io e poi mi ridate i soldi sul mio conto. Qualcuno su Roma come me e che ci capisca potrebbe acquistare il computer. Silvano? La sola cosa che non posso fare è viaggiare. Gli amici lo sanno.
Ditemi voi.

mercoledì 8 aprile 2009

aiuti terremoto

Anna suggerisce di attendere ma io intanto ho trovato le indicazioni utili

CONTO CORRENTE BANCARIO: BANCO DI BRESCIA fil.2 Milano cc n. 9535
intestato a Associazione nazionale alpini terremoto abruzzo
via marsala 9- 20121 milano
IBAN IT69 X035 0001 6320 0000 0009 535
BIC/SWIFT BCABIT21

CONTO CORRENTE POSTALE
POSTE ITALIANE-BANCOPOSTA CONTO CORRENTE N. 16746208
INTESTATO A ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI TERREMOTO ABRUZZO
VIA MARSALA 9- 20121 MILANO
IBAN IT 26 H076 0101 6000 0001 6746 208
BIC/SWIFT BPPIITRRXXX

segnalazione aiuti

sul sito dell'Associazione Nazionale Alpini compariranno a minuti le indicazioni per gli aiuti

dall'Unità

l tam tam sta crescendo sempre di più. La domanda è semplice e le risposte date finora dalla politica appaiono, in queste ore, sempre più insensate. Perché devono andare sprecati quei 460 milioni di euro per organizzare il voto dei referendum, quando potrebbero essere accorpati con le elezioni europee. Quella cifra potrebbe essere impiegata immediatamente per ricostruire le case degli abruzzesi, le decine di scuole indispensabili per far riprendere l'anno scolastico ai bambini de L'Aquila, rimettere a posto le strade, ristrutturare e rimettere in funzione l'ospedale danneggiato dal terremoto e così via.

sul sito dell'Unità è possibile firmare

notizie da Anna

Questi sono i più recenti post di Anna

7 aprile

L'Aquila non c'è più
Eccomi qui. Gli ultimi post sono stati scritti non di mio pugno. Era la mia amica Chiara che scriveva da Bologna. Questa sono io. La situazione è tragica. Inenarrabile. Io e la mia famiglia abbiamo perso tutto: case, lavoro, vita passata, radici. TUTTO. Ma quello che vorrei urlaste al posto mio è la rabbia di essere stati lasciati soli. Noi Abruzzesi siamo stati mandati a morte scientemente. Erano mesi e mesi di scosse, e nessuno ne ha mai parlato. Nessun giornale, nessun TG. NESSUNO. NESSUNO.NESSUNO. Nessun piano di emergenza era stato approntato. Siamo stati mandati a morte. Avrebbero dovuto farci evacuare. Il terremoto del 700 ha avuto la stessa casistica, gli stessi tempi. Identico. E loro ci rassicuravano. Parlano di 200 morti. Bugia. Al momento sono mille. E non è finita. E gli sfollati sono 60mila.Denuncio quell'imbelle del sindaco Cialente. La presidente della provincia Stefania Pezzopane. Tutte le autorità. L'Aquila non è. Fu. E noi tutti con lei. Si entra in città e non si hanno più punti di riferimento. Mio marito è entrato stamani. E' tornato al campo sfollati. Non connetteva. Non sapeva più neanche il suo nome. Sono lucida. Le cose che vi dico sono verità. A presto. Anna
BUTTATO GIÙ DA ANNA ALLE ORE 23.38







PASSAPAROLA
Messaggio da ANNA: Ciao a tutti! In queste ore purtroppo si sta intensificando lo sciacallaggio da parte di finte associazioni e gruppi che chiedono soldi per aiutare i terremotati. Non mandate nulla se non siete certi dell'attendibilità delle organizzazioni!!
Un' associazione sicura alla quale si possono inviare è l'ANA: Associazione Nazionale Alpini.
Mi raccomando fate passare questo messaggio ovunque e fate passaparola per evitare che si mandino soldi a delinquenti che stanno approfittando di questa disgrazia.
Un bacio a tutti
BUTTATO GIÙ DA ANNA ALLE ORE 21.17

martedì 7 aprile 2009

il fiume


Parlare del terremoto non so farlo. E non voglio aggiungere parole vane a parole vane.
Ma sentita la dichiarazione del presidente del Consiglio che rifiuta le offerte di aiuto di paesi amici questa domanda mi esce dalla gola.
Che cosa c'è di più bello che aiutare e farsi aiutare? La solidarietà è un fiume che scorre nelle due direzioni. Rifiutarla dagli altri è grave quanto negargliela. Nei momenti del dolore ci si capisce ci si conosce ci si riconosce e si creano legami forti. 
Ma naturalmente la propaganda parla un'altra lingua.

persona umana e c'est tout

Probabilmente gli uomini non capiranno fino in fondo quello che intendo, ma io sto sperimentando una condizione meravigliosa per una donna. Quella di non dover più essere oggetto gradevole alla vista. Da bambine inizia nei confronti delle femmine — accadeva ai miei tempi, a quelli di mia madre e a quelli di mia nonna; è accaduto a mia figlia e vedo che ancora accade alle bambine di oggi, forse addirittura più precocemente — una politica di socializzazione volta a inculcare in loro il dovere di essere belle. Una pressione che le accompagna per tutta la vita. Non conosco donne che siano DAVVERO riuscite a sottarvisi. Neanche quelle che orgogliosamente lo proclamano. Spesso infatti le donne che sembrano libere di fronte a questo pesantissimo dovere sociale sono semplicemente donne molto lontane da ognuno dei modelli estetici che ci viene proposto —infatti sono diversi —e che hanno considerata chiusa la partita semplicemente perché si sono sentite sconfitte e ne hanno riportata una sensazione amara di inadeguatezza, mascherata da sprezzo ma ugualmente cocente.
Lo sguardo degli uomini ci segue sempre, ci pesa, ci esamina, ci valuta, ci confronta e ci assegna un punteggio. Lo sguardo delle altre donne fa lo stesso, spesso con più severità se non addirittura crudeltà. E’ un gioco che conosciamo tutte. Neppure tra le pareti domestiche siamo davvero libere di essere, se vogliamo, scorfani e cozze. Così infatti può capitarci di essere definite.
Io non discuto il fatto che questo possa accadere ANCHE ai maschi. Dico che per un maschio non è il primo dovere. Ne hanno altri naturalmente, ma anche noi ne abbiamo altri e inoltre questo è un dovere particolarmente pesante: esso infatti aderisce a noi stesse, alla nostra identità, alla nostra autostima come una seconda pelle. Una donna è, in prima istanza, QUELLO CHE APPARE. Poi, dopo, sarà valutata ANCHE sulla base di altri parametri. Intanto però, IL PRIMO è estetico. La società ci vuole esteticamente gradevoli, gli uomini ci vogliono sessualmente appetibili.
La peggiore delle malvagità e delle ipocrisie è quando ci dicono che dobbiamo farlo “per noi stesse”. Che non dobbiamo trascurarci ai nostri stessi occhi. Ma questo trascurarci, come lo chiamano, è spesso semplicemente, ESSERE, altrettanto semplicemente, nudamente, COSÌ COME SIAMO.
Io non sono stata particolarmente bella né vanitosa, ma tutto quello che sono riuscita a fare per sottarmi alla pressione della società è stato inventarmi UN MIO MODO di essere bella, di scostarmi, per quanto ho potuto, dalle mode e dai modelli. Ho scelto cioè di rielaborare, sulla mia personalità, i dettami sociali. Mai però sono riuscita a sottrami al giudizio implicito degli sguardi maschili. Per altro, ma questo è un mio problema personale, quando esso era benigno non l’ho mai creduto vero.
Oggi ho sessantacinque anni, anche se difficilmente me li attribuiscono. Però li ho e felicemente. Ancora mi capita di vedermi osservare mentre cammino in strada da un uomo che mi viene incontro. Poi, avvicinandosi, mi mette nella categoria ex. Ex donna. Infatti, con l’età, diventiamo semplicemente asessuate, perché donna e oggetto sessuale, nel più lato dei sensi, è tutt’uno nella mente degli uomini. E quindi delle donne, ahimé. Per quanto affermata nei più disparati campi, addirittura dotata di grande potere, una donna IN PRIMIS verrà valutata per le sue attrattive.
Ma viene infine un’età in cui nessuno ci e si chiede più se siamo belle e quanto siamo belle e noi siamo libere.
Beh, io trovo che questa condizione di ex-donna, questo stato di essere umano non connotato sessualmente, è MERAVIGLIOSA.
Sono diventata UNA PERSONA UMANA. Semplicemente. Posso decidere a questo punto, MA DAVVERO, di essere bella per me, a modo mio. Di farmi la crocchia come mia nonna, ad esempio, o di essere vanitosa A MODO MIO. Di essere una vecchia signora ordinata e basta, che, se vorrebbe pesare meno è per sentirsi più leggera e più agile e per affaticare meno le sue ginocchia. All’uomo che, distante sul marciapiede, è ancora incerto sulla mia età e già mi applica il suo sguardo valutativo, io posso fare un bel sorriso (bello nel senso di allegro e soddisfatto) confermandogli con la mia tranquilla accettazione che sì, sono SOLO E FINALMENTE UNA PERSONA UMANA.

PS Dopo sedici giorni di arresti domiciliari oggi esco e queste sono le considerazioni che mi sono venute in mente.

PPS Ogni volta che dovete parlare dell'umanità provate a sostituire il termine "gli uomini" con quello di "persone umane". La persona che me lo suggerì, molti anni fa', è un uomo, un uomo straordinario in effetti, che applica questa regola rigorosamente ma spontaneamente.

lunedì 6 aprile 2009

segnalazione urgente

La nostra Anna Miskappa sta bene e anche la sua famiglia. Non so però le condizioni delle loro case. Mi ha solo detto: siamo vivi.  Se avrò altre notizie ve le comunicherò.

domenica 5 aprile 2009

A beautiful day dagli U2 a tutti voi




U2
BEAUTIFUL DAY





The heart is a bloom, shoots up through stony ground
But there’s no room, no space to rent in this town
You’re out of luck and the reason that you had to care
The traffic is stuck and you’re not moving anywhere
You thought you’d found a friend to take you out of this place
Someone you could lend a hand in return for grace



It’s a beautiful day, the sky falls
And you feel like it’s a beautiful day
It’s a beautiful day
Don’t let it go away



You’re on the road but you’ve got no destination
You’re in the mud, in the maze of her imagination
You love this town even if it doesn’t ring true
You’ve been all over and it’s been all over you



It’s a beautiful day
Don’t let it go away
It’s a beautiful day
Don’t let it go away



Touch me, take me to that other place
Teach me, I know I’m not a hopeless case
See the world in green and blue
See China right in front of you
See the canyons broken by cloud
See the tuna fleets cleaning the sea out
See the bedouin fires at night
See the oil fields at first light
See the bird with the leaf in her mouth
After the flood all the colours came out



It was a beautiful day
A beautiful day
Don’t let it go away



Touch me take me to that other place
Reach me, I know I’m not a hopeless case

What you don’t have, you don’t need it now
What you don’t know you can feel it somehow
What you don’t have, you don’t need it now
You don’t need it now, you don’t need it now

Beautiful day



BEAUTIFUL DAY


Il cuore è un fiore, che cresce su un suolo di pietre
ma non c'è alcuna stanza, nessuno spazio da affittare in questa città
sei sfortunato ed è il motivo per cui dovevi fare attenzione
il traffico è bloccato e non riesci ad andare in alcun posto
pensavi di aver trovato un amico che ti portasse lontano da questo posto
qualcuno a cui potevi tendere la mano come ricompensa per la grazia

E' un bel giorno, il cielo è a portata di mano
e tu ti senti come se fosse un bel giorno
E' un bel giorno
non lasciarlo trascorrere

sei in strada ma non hai nessuna meta
sei nel fango, nel labirinto della sua immaginazione
ami questa città anche se non sembra vero
tu l'hai girata tutta e tutta ti ha avvolto

E' un bel giorno,
non lasciarlo trascorrere
E' un bel giorno
non lasciarlo trascorrere

Toccami, portami in un altro luogo
insegnami, non sono un caso senza speranza

vedi il mondo colorato di blu e verde
vedi la Cina proprio davanti a te
vedi i canyon spaccati dalle nuvole
vedi i pescherecci di tonni che ripuliscono il mare
vedi i beduini che sparano nella notte
vedi i campi unti alle prime luci
vedi l'uccello con la foglia nella sua bocca
dopo l'inondazione tutti i colori vennero alla luce

Era un bel giorno
Un bel giorno
non lasciarlo trascorrere

Toccami, portami in un altro luogo
insegnami, non sono un caso senza speranza

Ciò che non hai, non ti serve ora
ciò che non conosci puoi sentirlo in qualche modo
ciò che non hai, non ti serve ora
non ne hai bisogno ora

giovedì 2 aprile 2009

mi rispondo/sei

Tutto deve per forza verificarsi nella coscienza perché sia possibile la guarigione?

Alain Ehrenberg
La fatica di essere se stessi

Questa domanda l'ho particolarmente apprezzata. Mi consente di riflettere sugli affari miei. La mia risposta è che la guarigione è possibile anche all'esterno della coscienza. Che la coscienza nel nostro secolo è molto sopravvalutata. SIC! E che, se apprendere che siamo infinitamente meno coscienti dei nostri atti di quanto generalmente crediamo -fatto ormai di assoluta evidenza scientifica- dà qualche brivido, aggiunge però anche una nota di leggerezza e di scapestrata superficialità alle nostre vite, così pesanti di consapevolezza.
In ogni caso ad Ehrenberg rilancio con un'altra domanda: Coscienza o meno, è possibile la guarigione? Peccato che non legga il mio blog. Anche questa risposta dovrò cercarmela da sola.