venerdì 26 giugno 2020

dormire tra le braccia di Simenon

Non si può. No, non si può dormire tra le braccia di Simenon. Sto leggendo il suo Memorie intime e, stranamente, non mi piace come è scritto. È dettagliato ma superficiale. È pieno di fatti di luoghi di persone di panorami di avvenimenti ma nessuna risonanza intima o almeno personale. O pochissime. Tranne l'amore per il figlio Marc. Una figlia, la più piccola, si suiciderà; questa è l'occasione che lo spinge a scrivere il libro. Per i suoi quattro figli e a loro si rivolge con tenerezza. Ma anche in questa tenerezza, non so bene, c'è qualche cosa di lezioso, quasi di eccessivo; interrompe i paragrafi con "buona notte figli miei"; oppure ogni tanto "bambino mio" detto al figlio di 41 anni. Sì, lo so, i figli sono sempre bambini per noi genitori, ma se vuol chiamarlo bambino forse le memorie doveva scriverle solo per i figli e invece ha scelto di pubblicarle. Quindi da una parte un raccontare senza metterci la propria anima, dall'altro un eccesso di anima un po' sdolcinato..

Simenon appare come un uomo che sfrutta a pieno la vita, affamato di sesso, di cibo, di vino, di movimento, di esperienze; un uomo che si gode tutto quello che il suo nome, la sua posizione economica può dargli;
un uomo che si sposta continuamente, che vive ora qui ora là, in fazendas, grandi alberghi, motel, castelli, fattorie, appartamenti di lusso, piccole camere ammobiliate, tenute con boschi, laghi e spiagge private.
E tutto per lui si aggiusta sempre, le donne gli dicono sempre sì, la guerra lo sfiora soltanto, i ménage a trois non creano drammi, le malattie si rivelano alla fin fine inesistenti.
Forse sono acida, ma quest'uomo è troppo baciato dalla fortuna per essere vero. Così mi viene da pensare.

Per ora siamo ancora al primo figlio e siamo a pagina 280 e ha ancora sette anni da percorrere.
Mi aspettano ancora 800 pagine: lo leggo a piccoli passi, troppi dettagli, troppi avvenimenti, mi affatica girovagargli dietro.

È una lettura da non leggere prima di addormentarsi. Prima di addormentarmi: mi affolla la mente che non riesce a fermarsi su niente, su un pensiero, una riflessione, una scena.
È così che non si può dormire tra le braccia di Simenon.


Lo scrittore superbo di tanti romanzi qui sembra aver perduto il controllo della sua materia che lo sovrasta e sovrasta anche me.
Ma certo sono io che non so leggerlo, non ho trovato forse la chiave giusta per entrarvi davvero dentro; ci dev'essere un modo diverso per leggerlo.
Ma non riesco ad afferrarne il ritmo; anzi manca di ritmo e, per quanto mi riguarda, se non trovo un ritmo nella scrittura io provo disagio: il testo diventa come una canzone senza musica.
Chi ha letto Jazz di Toni Morrison sa di che cosa sto parlando; come pure chi ha letto Proust. Nei loro libri circola una musica diversissima e inconfondibile. Questo Simenon non ha musica.

Il post lo scrissi anni fa, poi il libro lo finii, ma la mia impressione rimase la stessa. 










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